
La logistica è stata tradizionalmente considerata come un processo aziendale destinato al trasferimento e alla movimentazione di materiali all’interno dei canali distributivi. Carrelli elevatori, veicoli, imballaggi: questi tre elementi hanno per lungo tempo definito nell’immaginario collettivo l’idea di “logistica”. Qualcosa di essenziale per il funzionamento delle attività industriali ed economiche in generale, ma senza dubbio qualcosa di impersonale, molto lontano dalla sfera sociale, o addirittura legato ad esternalità negative per la società.
Nonostante nell’ultimo ventennio la logistica abbia ricevuto più attenzione da parte del mondo industriale e sociale grazie al fenomeno della globalizzazione, in realtà poco è cambiato in termini di visione e considerazione da parte della società: la logistica riguarda tutti, ma “tocca” poco tutti.
MA QUALCOSA È CAMBIATO…
Negli ultimi anni, dal 2020 in poi, una serie di accadimenti hanno mutato in maniera considerevole l’idea della valenza sociale della logistica e la sua immagine presso le comunità. Stiamo parlando in particolar modo della pandemia e di ciò che è successo nelle prime convulse settimane di lockdown, un’esperienza che ha cambiato le nostre vite e l’esperienza di “normalità” quotidiana che eravamo soliti vivere.
Di fronte a un paese “bloccato”, la logistica ha permesso la sopravvivenza e ha consentito di “andare avanti”. I logistici sono diventati insieme ai medici e al personale sanitario gli eroi di quel periodo così difficile. Inoltre, nella chiusura iniziale e poi nel progressivo ritorno alla normalità, ci siamo affidati sempre di più allo shopping online, che ha visto un incremento a tre cifre dei volumi di vendita.
L’ultima fase dello shopping online, ovvero le consegne dell’ultimo miglio, sono un compito della logistica. Anche in questo caso, la logistica ha consentito ricevere a casa i prodotti acquistati online, assumendo il ruolo di connessione fra le attività commerciali e le persone.
DA SEMPLICE CONNESSIONE A RIATTIVAZIONE DELLE RELAZIONI SOCIALI
Ma c’è di più. La crescita della domanda di servizi di consegna a domicilio legati allo shopping online ha permesso di avvicinare sempre più i processi distributivi alla vita delle persone.
Nella forma in cui solitamente le consegne di prodotti acquistati online avvengono, tuttavia, si realizza una connessione che non riesce ad attivare vere e proprie relazioni sociali. Infatti, al momento della ricezione a domicilio di una consegna online è difficile che si attivi una relazione sociale fra il consumatore e il corriere: si tratta di un contatto breve e limitato a una situazione uno-a-uno. La comodità di ricevere a casa una consegna in tempi rapidi, se da un lato consente di offrire un elevatissimo livello di servizio ai consumatori, dall’altro tende a mantenere isolato il consumatore dalla comunità locale in cui vive.
COME SUPERARE I LIMITI DI QUESTE CONNESSIONI TROPPO BREVI E ISOLATE?
Una piccola variazione al modello distributivo può migliorare la capacità di connessione dei processi di consegna e renderli catalizzatori delle relazioni sociali. Come può accadere tutto ciò? In realtà si tratterebbe di tornare indietro nel tempo e ripensare al ruolo del negozio di quartiere. I negozi di quartiere, grazie alla loro presenza territoriale, sono stati per lungo tempo parte attiva della vita sociale delle comunità locali, di fatto rappresentando il luogo dove gli abitanti del quartiere si incontravano e dove si sviluppavano relazioni sociali di comunità.
L’evoluzione del settore delle vendite al dettaglio, con l’avvento della Grande distribuzione organizzata (Gdo), ha ridimensionato in maniera considerevole il volume di attività dei negozi di quartiere, relegandoli a punti di appoggio. In questo scenario anche il ruolo di catalizzatore delle relazioni sociali del negozio di quartiere è andato a scomparire. Ma è possibile riattivarlo.
UN MODELLO DISTRIBUTIVO SOSTENIBILE
Se la Gdo continua, e continuerà, ad essere il canale distributivo principale per gli acquisti dei cittadini, il negozio di quartiere può diventare il luogo dove, al di là di acquisti di appoggio, è possibile far convergere le attività di consegna dello shopping online mediante il modello cosiddetto “PUDO” (pick up-drop off).
I PUDO sono punti di ritiro e di consegna dei prodotti acquistati online, localizzati capillarmente nelle aree urbane, tipicamente raggiungibili in modo facile e rapido dai consumatori. Anziché dirigere le consegne esclusivamente al domicilio dei cittadini, è possibile prevedere consegne e ritiri presso i PUDO, raggiungendo così un duplice obiettivo. Da un lato le consegne a punti di prossimità consentono di ridurre il numero di veicoli in circolazione (poiché sarebbe possibile consolidare in una singola consegna gli ordini di svariati consumatori appartenenti all’area di riferimento di un PUDO, anziché raggiungere singolarmente il domicilio di ciascuno di essi): ciò comporta un beneficio ambientale non da poco. In ambito urbano, la “strada aggiuntiva” che i cittadini dovrebbero percorrere per raggiungere il PUDO rimarrebbe trascurabile proprio grazie alla natura capillare dei PUDO stessi.
Dall’altro lato tale modello spingerebbe i cittadini a visitare i negozi di quartiere in qualità di punti di consegna e ritiro di prossimità, rendendo tali esercizi nuovamente punti di aggregazione dove le persone si incontrano e interagiscono, per un tempo più dilatato e con modalità meno asettiche rispetto alle brevi connessioni tipiche della consegna a domicilio.
Si andrebbe pertanto a raggiungere anche un obiettivo di tipo sociale: riattivare le relazioni sociali e i contatti fra i cittadini tramite le consegne di prossimità, presso punti di consegna e ritiro che possono diventare uno degli elementi caratterizzanti le comunità locali.
SOGNO O REALTÀ?
Che un modello distributivo sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale possa essere una soluzione per rendere le città più pulite e più animate dal senso di comunità non è solo un’affermazione ideologica ma una possibilità reale che gli operatori del commercio elettronico stanno sempre più considerando.
I corrieri espresso stanno offrendo ai cittadini sempre maggiori possibilità nei centri urbani per poter ritirare i prodotti presso i PUDO in modo comodo e conveniente, quasi al pari del domicilio, grazie a convenzioni e accordi con i negozi di quartiere: ciò offre loro opportunità di migliorare la propria sostenibilità ambientale, di ridurre costi operativi e di mettere in atto iniziative di corporate social responsibility. Parallelamente si stanno sviluppando anche iniziative di “open PUDO”, ovvero piattaforme indipendenti, nella maggior parte dei casi senza scopo di lucro, che mettono in comunicazione i cittadini del territorio, i negozi di quartiere e i produttori/distributori.
Nota sull’autore

ALESSANDRO CREAZZA
Alessandro Creazza è professore associato di Logistica e supply chain management presso la Scuola di ingegneria industriale della LIUC – Università Cattaneo e membro della Core Faculty della LIUC Business School. In qualità di direttore del Green transition hub, conduce ricerche sul tema della sostenibilità, della resilienza, delle tecnologie digitali e della circolarità delle supply chain.
È attualmente vice coordinatore del corso di dottorato in Management, accounting and finance presso la medesima università.