
Fondata nel 1969, Aviogei Airport Equipment progetta, assembla, certifica e distribuisce un’ampia gamma di prodotti dedicati alla movimentazione e al trasporto di passeggeri e merci, sia per uso civile che militare. Da sempre sensibile al tema della sostenibilità, porta avanti un’importante attività di R&S volta alla produzione di macchine tecnologicamente avanzate e votate alla green economy.
Nel corso degli anni ha ampliato la sua attività a livello internazionale e i suoi prodotti sono presenti in tutti i continenti. “Il trasporto aereo ha rappresentato fin dalla sua origine il modello di globalizzazione perfetta”, spiega il presidente Franco Cesarini, che in questa intervista ripercorre le tappe storiche dell’azienda e racconta i progetti futuri (nella foto in alto, Franco Cesarini con il figlio Andrea, Chief executive officer e dal 2015 a capo della filiale americana di Aviogei).
Di cosa vi occupate?
Aviogei Airport Equipment fornisce attrezzature di supporto a terra per aeromobili. Ha sede ad Ariccia, in provincia di Roma, dove nasce nel 1969, mentre lo stabilimento produttivo è situato ad Aprilia, in provincia di Latina. L’azienda oggi conta circa 60 dipendenti, di cui il 50% è rappresentato da tecnici e personale destinato alla parte commerciale, progettuale, all’assistenza post-vendita, alla logistica, alla qualità, alla documentazione tecnica e al servizio ricambi. Tra le prime quattro realtà al mondo per questo tipo di attrezzature, vanta una continuità di governance di oltre 50 anni.
La nostra clientela può quindi contare su una storia che rappresenta un riferimento per il customer care e l’assistenza post-vendita, cioè tutte le attività che seguono il prodotto e che costituiscono il patrimonio dell’azienda.
Come avete cominciato?
La società inizia la sua produzione come spin-off di un’azienda di famiglia che operava nella subfornitura di costruzioni meccaniche di precisione in ambito civile e militare.
Nel ‘70, con l’avvento del Boeing 747, che ha rappresentato il primo aeromobile wide-body, il modo di servire le attività generate dall’aereo è cambiato totalmente. La dimensione degli aerei, la quantità di passeggeri imbarcati, le ampiezze delle soglie di imbarco hanno richiesto la creazione di una serie di macchinari che prima non esistevano. Aviogei ha colto questi bisogni espressi dal mercato e ha sviluppato una vasta gamma di attrezzature che oggi fanno parte della nostra produzione.
In concreto di cosa si tratta?

NASTRI TRASPORTO BAGAGLI NS450L E THUNDERLIFT, AEROPORTO DI TUNISI CARTAGINE
In pratica, quando l’aereo atterra oppure decolla viene circondato dalle nostre macchine, che fanno imbarcare i passeggeri, i bagagli, le merci e assistono tutte le attività di verifica tecnica al servizio del trasporto aereo.
Siamo presenti in tutti i continenti e in circa 150 paesi nel mondo. Copriamo tutta l’Europa, il Mediterraneo, l’Africa, tranne qualche paese, tutta l’area dei Balcani e la Russia. Nostre macchine sono anche in Oceania, Nuova Zelanda, America del sud e del nord. Il nostro mercato è internazionale. Il trasporto aereo ha rappresentato fin dalla sua origine il modello di globalizzazione perfetta: la stessa tecnologia che si sposta da un paese all’altro, le stesse normative, le stesse procedure e soprattutto la stessa lingua: l’inglese.
Gli operatori con cui lavoriamo, che producono parti di carpenteria, di meccanica, che poi assembliamo nella nostra azienda, non sono solo semplici fornitori, ma rappresentano veri e propri partner. Ciò consente ad Aviogei una grande flessibilità, adattabile alle richieste del mercato.
La pandemia ha fermato il trasporto aereo o quasi. Adesso come è la situazione?
Prima del Covid-19 registravamo un fatturato annuo medio tra i 12 e i 14 milioni di euro, attualmente siamo intorno ai 9-10 milioni di euro annui con un trend in crescita che, con la ripresa del trasporto aereo, ci auguriamo possa ritornare ai livelli precedenti.
Complessivamente la quota export del fatturato si attesta intorno all’80-85%, di cui la quota del fatturato export verso l’Africa nell’ultimo anno è inferiore al 20%. In passato, invece, l’export nel continente africano per alcuni anni è stato predominante. Abbiamo commesse in corso in paesi come Niger, Mali e Togo.
Siete nati per il mercato nazionale o già nel ‘69 eravate aperti ai mercati esteri?
La nostra attività è iniziata in Italia. Abbiamo lavorato con la Sea di Milano, l’aeroporto di Pisa e, fin dalla sua costituzione nel ‘74, siamo stati fornitori storici della società Aeroporti di Roma di Fiumicino. Fin da subito abbiamo anche venduto macchinari alla South Africa Airways, alla Somali Airlines e ad altri clienti come l’Olympic Airways.
Nel periodo d’oro dell’Alitalia, la società oltre ad essere la bandiera italiana in tanti paesi, coadiuvava anche le relazioni commerciali e aggregava fattori economici importanti per l’industria italiana. Grazie a questo, siamo riusciti a presentare la nostra attività negli aeroporti dei paesi di riferimento, dove abbiamo cominciato a vendere le nostre attrezzature.
Una caratteristica propria di questo mercato è di essere grande quanto il mondo, ma piccolo. Sono meno di 500 persone, infatti, quelle che contano nel nostro settore e che si ritrovano nei vari comitati Iata, Icao e nelle organizzazioni internazionali del trasporto aereo. Il passaparola e il trasferimento di informazioni positive su Aviogei creano link che aumentano i nostri clienti.
Portiamo avanti poi un’attività commerciale importante: partecipiamo a fiere tutti gli anni, organizziamo convegni, facciamo pubblicità su giornali di settore. Senza dubbio, però, il passaparola permette di acquisire richieste anche da paesi che non abbiamo contattato.

IL 50° THUNDERLIFT FORNITO ALLA TASSILI AIRLINES, AEROPORTO DI ALGERI-HOUARI BOUMÉDIÈNE
Per quanto riguarda l’Africa e il Medio Oriente, in quali paesi siete presenti e quali sono quelli a cui siete interessati?
La nostra attività commerciale per questo mercato è organizzata in due aree: l’area francofona, che riunisce i paesi del Nord Africa – Algeria, Marocco, Tunisia – e parte dei paesi dell’Africa occidentale e centrale – dalla Mauritania fino alla Repubblica Democratica del Congo, comprendendo anche il Burundi – e quella anglofona, che raggruppa principalmente i paesi dell’Africa orientale.
La nostra presenza in Africa è capillare. Posso annoverare poche aree in cui non abbiamo mai venduto, come il Kenya, l’Etiopia e l’Angola. La restante parte dei paesi del continente, dalla Tunisia al Togo, compreso Mali, Camerun, fino al Burundi sono nostri clienti.
L’approccio con i paesi di lingua francese è più facile perché hanno in animo di affrancarsi dalla condizione francofona, apprezzano il made in Italy e nutrono una forte simpatia nei confronti del nostro Paese. Bisogna proporre materiale ottimo, essere competitivi e stabilire relazioni commerciali di lungo periodo.
E nell’area anglofona?
Nei paesi africani di lingua inglese la competizione è molto forte, data la presenza, nel settore del trasporto aereo, di organizzazioni inglesi o di tecnici inglesi provenienti dalla RAF (le forze armate inglesi), che si propongono come consulenti a supporto dell’attività aeroportuale.
In Medio Oriente, invece, la nostra attenzione è senza dubbio verso i paesi con alto tasso di crescita sia per il Pil che per il turismo e l’espansione aeroportuale, quali Emirati Arabi, Arabia Saudita, Oman e Qatar.
In che modo le sollecitazioni alla sostenibilità aziendale si ripercuotono sulla sua attività?
Se parliamo di prodotto, stiamo producendo macchine che sono tecnologicamente avanzate e votate alla green economy. Sono tutte alimentate elettricamente con batterie a litio, con sistemi di ricarica a bordo e sistemi di gestione della parte elettronica e integrano le tecnologie dell’Industria 4.0.
Anche nel nostro stabilimento produttivo siamo molto sensibili al tema della sostenibilità e stiamo realizzando pannelli fotovoltaici e altre attività utili per il riscaldamento e per migliorare il risparmio energetico.
Quali sono i progetti in corso e quelli a lungo termine?
I nostri progetti sono rivolti alla crescita di carattere progettuale e tecnico. Siamo già passati da qualche anno da macchine con motorizzazione diesel a macchine completamente elettriche. Lavoriamo sempre nell’ottica del miglioramento tecnologico continuo e dell’innovazione anche nell’elettrico. Il nostro reparto di R&S sta installando sulle macchine delle celle a combustibile che generano l’energia elettrica per la loro motorizzazione. Stiamo dunque procedendo verso un’evoluzione tecnologica che riguarderà non solo nuovi prodotti, ma anche nuove tecnologie.
(Prossima uscita: 20 gennaio)
Articoli precedenti:
Meghini: (Metalmont): “L’Africa è ricca di opportunità”