Potendo contare anche sulla forte resa scenografica di un contesto agricolo da sempre sintesi tra mare e montagna d’Abruzzo, la cantina Marramiero – 5 milioni di euro di fatturato nel 2022 e 15 dipendenti – si è costruita negli anni una reputazione che poggia le proprie basi sul riuscire ad emozionare chi arriva a Rosciano, in provincia di Pescara, facendolo con la presentazione di vini mai banali e frutto di studi capaci talvolta di riportare alla luce storie affascinanti. Divisa in quattro tenute, tre delle quali situate nei pressi del quartier generale dell’azienda e l’ultima, invece, nella piana di Ofena nell’aquilano, la produzione è caratterizzata dall’attenta tutela dei vitigni che regalano un’invidiabile ampiezza all’offerta di Marramiero.
“Per il nostro Montepulciano possiamo contare sul tufo e sul terreno prevalentemente argilloso presente nei 50 ettari della tenuta Sant’Andrea, proprietà della mia famiglia a partire dall’800, ampio appezzamento dove coltiviamo pure Chardonnay, Pinot Nero poi vinificato in bianco, oltre che la Maiolica, antico e particolare vitigno autoctono a bacca nera piantato quattro anni fa e che potrebbe diventare tra qualche tempo una vera chicca per intenditori. Un menù arricchito da un’eccellenza qualitativa come il Trebbiano, dal Pecorino, entrambi presenti nelle tenute Tratturo e Milano, mentre i vitigni messi a dimora nella tenuta Amarello di Ofena possono contare su un microclima particolare, in grado, sfruttando le notevoli escursioni termiche tra giorno e notte, di far maturare al meglio le uve”, spiega Enrico Marramiero (nella foto in alto), titolare e amministratore delegato della Pmi abruzzese.
Nata nel 1990 e poi rilevata completamente dall’attuale proprietario qualche anno più tardi, la cantina Marramiero ha puntato da subito sulla cura dei vitigni autoctoni, continuando a sperimentare per riuscire a creare altri vini capaci di stupire. “In questi ultimi trent’anni abbiamo allargato la presenza sul mercato e, di conseguenza, ci siamo tolti anche belle soddisfazioni – sottolinea Marramiero –. Il marchio, che genera il 40% di export, è ormai conosciuto in tre continenti: ovviamente l’Europa, dove siamo particolarmente forti soprattutto in Germania, ma anche in Stati Uniti, il paese verso cui esportiamo di più, e il Canada. Nell’ultimo periodo ci stiamo concentrando maggiormente su Giappone e Corea, a cui si è accodata ora la Cina, diventato un mercato molto importante per l’azienda. Inoltre stiamo guardando con attenzione pure ad Indonesia e Vietnam”.
Per raggiungere tali risultati c’è stato e continua ad esserci comunque bisogno di un lavoro capillare di marketing, sforzo necessario per fidelizzare sempre più una clientela che ha bisogno di cura. “Crediamo tanto nell’idea di portare il prodotto dal consumatore. Siamo perciò particolarmente attivi nelle fiere, quando ci chiedono di allestire una degustazione, con i nostri collaboratori che vanno a fare assaggiare il vino di Marramiero in giro per il mondo. E oltre ad apprezzarne il bouquet, anche i buyer di grosse catene alberghiere sono curiosi di conoscere la storia del vino che contribuisce a rendere la nostra produzione così apprezzata a varie latitudini. Il tutto non entrando mai nel circuito della grande distribuzione organizzata, visto che ci dedichiamo esclusivamente all’Horeca”, chiarisce l’ad della cantina di Rosciano.
E mentre continua ad impegnarsi giornalmente per riuscire ad ottenere il riconoscimento Docg, Marramiero tiene sempre ben in conto il prezioso valore, anche sociale che porta con sé un buon bicchiere di bianco o rosso. “Dietro una bottiglia ci sono sempre ricordi, cultura del territorio ed è per questo che il vino non è solo un prodotto, ma è capace di donare grandi emozioni. Dalle nostre parti, appena si entrava in una casa, la prima cosa che ti offrivano era una ‘tazza di vino’, una delle cose più preziose conservata da ogni famiglia. L’innovazione, perciò, è per noi un qualcosa fondamentale, come pure le tecnologie che ci aiutano a svolgere sempre meglio il nostro lavoro, ma sono passaggi che non ci fanno mai perdere rispetto per l’uomo e l’ambiente. Abbiamo, insomma, parametri produttivi precisi e non derogabili, che costituiscono la nostra cifra stilistica nell’ottica di tramandare al meglio questi concetti alle generazioni future”.
Quindi la sostenibilità legata al rispetto della natura resta un aspetto centrale nell’impegno commerciale della Pmi abruzzese, concentrata anche su tutto ciò che può ruotare intorno ad una dinamica e ambiziosa cantina. “Il sogno è quello di far diventare la nostra realtà ed altre di zona centro propulsivo per l’economia del territorio. Vorremmo allestire al loro interno punti vendita in cui, oltre al vino, possano esserci pure altri prodotti e dove il turista possa informarsi sull’albergo o il ristorante più adatto alle proprie esigenze. Nel frattempo, con un progetto a media-lunga scadenza, stiamo iniziando ad adattare una parte della cantina a struttura ricettiva. Parallelamente ci preoccupiamo di avere il minimo impatto ambientale possibile, un modus operandi che ci ha fatto diventare i primi in Abruzzo a dotarci in un impianto di fitodepurazione. In più abbiamo avviato un paio di iniziative per il recupero delle acque, comprese quelle di scarico, seguendo la filosofia dell’utilizzare meno per poi provare a riutilizzare ulteriormente ciò che la natura ci mette a disposizione”, conclude Enrico Marramiero.