Riconosciuto come una tra le più competenti e apprezzate realtà italiane nel settore della manutenzione ordinaria e straordinaria di imbarcazioni che vanno dal piccolo gozzo a yacht anche di grandi dimensioni, Cantiere Valdettaro – 10,5 milioni di euro di fatturato nel 2023, come Valdettaro Group, a fronte di 36 dipendenti – è a tutti gli effetti player di riferimento nel campo dell’economia del mare di casa nostra. Con quartier generale nella frazione Le Grazie a Portovenere, in provincia di La Spezia, negli anni ‘90 lo storico cantiere ligure (nato nel 1917 e che ha sedi pure a La Spezia e ora ad Olbia, in Sardegna) è stato rilevato dalla famiglia Vanelo, capace di dare nuova linfa al lavoro dei qualificati maestri d’ascia legati all’azienda, costruendo pure un nuovo approdo per barche di maggiore stazza.
“Qui da noi, tra le altre cose, ci occupiamo d’imbarcazioni d’epoca in legno, agevolati in quest’opera spesso delicata dall’avere a disposizione una falegnameria interna, cosa ormai molto poco usuale nel settore – spiega il direttore operativo del Gruppo, Alessio Donno (nella foto in alto) –. Continuiamo inoltre a puntare con convinzione sui maestri d’ascia e gli ebanisti, figure che contiamo di non far sparire dal mercato attraverso l’impegno messo giornalmente nelle collaborazioni con varie scuole del territorio con l’obiettivo di costruirci in casa i tecnici dell’immediato domani. Teniamo, infatti, corsi per operatori polivalenti del legno, facendo affacciare sul nostro mondo ragazzi dai 15 ai 19 anni. Un vantaggio comune, visto che per loro può essere un interessante sbocco lavorativo mentre per il cantiere significa preparare al meglio il futuro”.
Know how così tanto riconosciuto anche oltre i confini nazionali che, qualche anno fa, negli stabilimenti dell’ultracentenario Cantiere Valdettaro è arrivata per un necessario restauro Vera Mary, goletta del 1932 lunga 22 metri acquistata all’epoca da Re Giorgio V d’Inghilterra. “In precedenza avevano provato a rimetterla in sesto in Germania, ma, accortisi di non riuscire a portare a termine il lavoro, i proprietari decisero di rivolgersi a noi. Bisognava, in sostanza, ricostruire un complesso puzzle, rendendo la barca funzionale alle esigenze di un armatore alto un metro e novantatré. Compito non certo agevole, che però è stato svolto con quella precisione indispensabile quando ci vengono chieste cose del genere. Un blasone conquistato negli anni mettendo, per esempio, mano pure su imbarcazioni d’epoca della Marina Militare”.
Questo impegno certosino ha portato Cantiere Valdettaro verso progetti altrettanto complicati, come quelli studiati per modificare la struttura di una barca d’epoca in funzione del suo uso da parte di persone portatrici di handicap. “Un’esperienza molto formativa per tutti in cantiere, che ci ha poi permesso di maturare l’esperienza necessaria per approcciare nel modo corretto questo tipo di commessa e poter così essere in grado di cambiare l’utilizzo di una particolare imbarcazione in nome delle esigenze manifestateci dai team armatoriali”, chiarisce Donno.
Supportati nel proprio quotidiano pure dalla bellezza del contesto naturale in cui prestano la loro qualificata opera, le maestranze della Pmi dello spezzino si trovano a lavorare in un’insenatura capace di consentire un riparo naturale, scelto prima dai romani ed in seguito da Napoleone. “Un posto unico che, oltre a poter offrire la vista delle rovine di una villa romana, ha la caratteristica di avere un fondale profondo ben sei metri, ideale per poter accogliere anche barche di dimensioni sopra la media”. In questa maniera Cantiere Valdettaro continua ad attirare una clientela proveniente da molte parti del mondo. “Le maggiori richieste per interventi su imbarcazioni d’epoca ci giungono dall’Europa, con Gran Bretagna e Germania come mercati più interessati. C’è comunque una periodica turnazione geografica di commesse, che arrivano pure dagli Stati Uniti e, occasionalmente, da altre zone del pianeta”.
Altro punto fondante del modus operandi di Valdettaro Group è legato alle scelte fatte per dare sostanza ai principi della sostenibilità ambientale, ambito piuttosto sensibile se si pensa al preoccupante stato dei mari. “La sostenibilità dei cantieri resta un progetto centrale per tutti noi, visione condivisa che viene portata avanti analizzando ogni possibilità di modificare eventualmente pratiche poco green – sottolinea il direttore operativo del gruppo ligure –. Stiamo facendo il massimo possibile nel nostro mondo: dalla limitazione dei consumi al recupero dei materiali d’epoca, passando per l’uso di vernici non inquinanti e, per ora solo nella sede di Olbia dove disponiamo di macchinari ipertecnologici, ci stiamo interessando del recupero delle acque di lavorazione, aspetto non di poco conto in termini di sostenibilità ambientale”. Impegno reso ancora più ricco di significati dalla collaborazione con l’Università di Pavia che si è presa il compito di studiare i fondali antistanti i cantieri della Pmi ligure. “Nel corso del progetto verranno anche innestate specie vegetali autoctone per contrastare la proliferazione di quelle aliene”, conclude Alessio Donno.