
Per rafforzare il dialogo tra istituzioni pubbliche e private, supportando al contempo le imprese italiane nel campo dei rapporti commerciali con il Regno Unito nell’era della Brexit, il 12 marzo a Roma hanno siglato un protocollo d’intesa il direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per il Lazio e l’Abruzzo, Gianfranco Brosco, e il presidente di Unindustria Lazio, Angelo Camilli. L’accordo prevede l’organizzazione di incontri e convegni soprattutto su contenuti tecnici e normativi, al fine di facilitare la diffusione di adempimenti e innovazioni sulle normative relative alla Brexit.

ANGELO CAMILLI
“Unindustria ha una lunga tradizione di collaborazione con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli – sottolinea Angelo Camilli –. Questo nuovo protocollo è molto importante per le aziende del Lazio, regione che, nonostante le crisi, negli ultimi anni ha visto crescere il proprio export a doppia cifra. La Brexit, anche dopo il deal che ne ha attutito gli effetti, rimane un problema capace di generare complicazioni e rallentamenti per qualsiasi operatore del mercato unico che importa o esporta dal Regno Unito, nonché per quelli che si occupano di trasporto e logistica. Ed anche in questi settori il Lazio è particolarmente toccato: basti pensare all’importanza del primo vettore low cost europeo, la britannica Ryanair per l’aeroporto Pastine di Ciampino”.
Come va l’economia regionale
Nel frattempo, le previsioni sul Pil regionale pubblicate negli ultimi mesi da istituti di ricerca quali Svimez e Prometeia rilevano per il Lazio un impatto meno forte del Covid-19 rispetto ad altre regioni italiane. Le ultime stime Prometeia per il 2020 prevedono infatti per la regione una flessione del Pil pari all’8,1%, a fronte del dato nazionale del -9,1%, mentre la Lombardia, la regione più colpita, ha registrato un consistente -9,7%.
Nel terzo trimestre dello scorso anno si è poi registrato un marcato recupero dell’export in tutte le regioni. Nel Lazio, in particolare nei settori di metallurgia e chimica, dove si è fatto meglio rispetto al 2019 (rispettivamente +1,1 e +1,7 sul totale nazionale). Dati che diventano ancora più significativi se si prendono in considerazione le variazioni percentuali nei primi nove mesi del 2020: mentre, infatti, i numeri su base nazionale dicono che nei comparti metallurgico e chimico il calo è stato del 10,7% e del 7,6%, nel Lazio si è invece verificata una crescita pari, rispettivamente, al 22,2% e al 16,9%.
A fine 2020 i settori manifatturieri più colpiti dalla pandemia (con cali d’attività che sono andati anche oltre il 20%) risultano quelli della filiera della moda – ed in particolare tessile, abbigliamento e pelle – assieme all’automotive, comparto comunque già in difficoltà prima dell’uragano Covid-19. Molto meno in crisi, invece, sono risultati i settori dell’alimentare, delle forniture energetiche e idriche e della farmaceutica, capaci, nell’anno appena passato di contenere le perdite entro il 5%.
Dati tra loro disomogenei arrivano poi dal settore dei servizi, che a fronte delle pesanti perdite fatte registrare da turismo, trasporti aerei e marittimi, e ristorazione – i comparti che hanno pagato maggiormente gli obblighi del distanziamento sociale – vedono segmenti che sono stati in grado di attutire gli effetti economici della pandemia ed altri, come soprattutto l’IT e i servizi di corriere che hanno addirittura fatto segnare numeri in crescita.
Più in generale, l’industria è riuscita progressivamente a recuperare dopo il punto di minimo toccato nel secondo trimestre del 2020. Questo perché in autunno la seconda fase della pandemia non ha potuto frenare in maniera significativa la ripresa industriale.
Differentemente il comparto dei servizi ha pagato pure durante la seconda ondata dei contagi, riuscendo solo negli ultimi due mesi a invertire la tendenza, sempre tenendo conto della fortissima variabilità tra i diversi settori che ne fanno parte.