Nell’ottava puntata del progetto Podcast “Piccola industria, grande storia” curato da Assolombarda, racconto che ripercorre la trasformazione del nostro Paese attraverso gli occhi della Piccola industria lombarda, sono citate le aziende Nuncas e Pierre Mantoux. Pmi mosse dalla forza innovativa messa in campo dalle proprietà e capaci di rinnovarsi e crescere ulteriormente sotto la guida di donne molto determinate. Come Rosy Cassata, direttore creativo e titolare, assieme al marito Luca Manzoni, della Nuncas, azienda con base a Settimo Milanese che nel 2020 ha registrato un fatturato di 26 milioni di euro a fronte di 60 dipendenti producendo principalmente detergenti di alta qualità per la casa.
“Nel 2008 siamo stati i primi a poter lavorare in un edificio in grado di produrre l’energia che consuma, stabilimento autosufficiente a livello energetico in cui realizziamo prodotti il più naturali possibile – spiega Cassata –. Costano di più rispetto agli altri sul mercato, ma sono il frutto di studi approfonditi voluti anche dalle nuove generazioni della nostra famiglia. L’idea portante è sempre stata quella di riuscire a realizzare prodotti efficaci, ma comunque sostenibili a livello ambientale. Ci mettiamo parecchio tempo e non siamo mai contenti: ma la gente si fida di noi, vede li risultato finale”.
“In Nuncas ho cercato di sviluppare le mie idee e credo anche di essere riuscita a realizzare i sogni di mio padre. Lui mi ha messo sulla strada maestra, dandomi gli strumenti per inventare prodotti che facilitino la vita giornaliera di chi si prende cura della casa”. Una crescita commerciale costante, ma che Rosy Cassata vorrebbe fosse più rapida rispetto a quella che l’azienda lombarda è stata capace di realizzare negli ultimi anni. “La volontà di ampliare le quote di mercato ovviamente non manca, però questa sta avvenendo lentamente. Sono ambiziosa e a tutti noi piacerebbe vedere ancora più prodotti Nuncas dentro i carrelli nei supermercati”.
Nel 2020, reso annus horribilis dal Covid-19, l’impresa lombarda non ha comunque sentito troppo le conseguenze economiche derivanti dalla pandemia. Anzi. “Devo dire che non abbiamo mai lavorato tanto come nell’anno passato – conferma Cassata –. Mio marito ed io siamo stati molto presenti in azienda, cercando anche di dare un segnale ai dipendenti. Crediamo infatti che bisogna sempre restare sul ponte del comando quando le cose si fanno difficili. I nostri negozi sono rimasti costantemente aperti e non abbiamo registrato nessun decremento di fatturato, facendo forse pure un piccolo attivo rispetto al 2019. E ne siamo particolarmente contenti”.
Dalla sede operativa di Segrate e dal flagship store di via Solferino a Milano, invece, Pierre Mantoux continua a lanciare sul mercato le proprie idee esclusive legate al mondo delle calze di lusso e non solo. L’impresa guidata dall’Ad Patrizia Giangrossi ha compreso, ad un certo punto della propria storia, che era arrivato il momento di un deciso cambio di rotta commerciale. “Nel 2008 abbiamo avuto la forte sensazione che non sarebbe bastato più vivere di soli collant o intimo – sottolinea Giangrossi –. Bisognava, insomma, dare spazio a cose diverse come body e beachwear. Ed è stata una scelta oculata, perché chi è rimasto ancorato a vecchie dinamiche ha finito per vedere i sorci verdi nell’ultimo decennio”.
Qualche errore di valutazione, in ogni caso, è stato commesso negli anni anche nel quartier generale della Pierre Mantoux. “Non aver fatto associazionismo di filiera soprattutto sui mercati esteri fu uno sbaglio. In questo caso specifico, piccolo non è necessariamente bello. Il problema sta nel fatto che un’azienda storica come la nostra si porta dietro il suo retaggio talvolta frenante, non potendo avere fisiologicamente il dinamismo di una startup. Purtroppo, poi la diversificazione porta via molte energie e serve una giusta visione per poter trarre, per esempio, benefici dall’e-commerce. Dobbiamo, insomma, provare costantemente a dare modernità al nostro passato”, spiega l’Ad.
“L’essere rimasti nel mondo del lusso, scegliendo di non prendere in considerazione l’opzione di diminuire la qualità per magari provare a fare maggiori incassi ha infatti pagato – conferma Giangrossi –. Noi italiani abbiamo stile, creatività, ma se non si fanno le cose per bene ci si mette un minuto a perdere la stima della clientela. Ed è assolutamente imperativo tenere le antenne ben puntate su quello che accade sul mercato attraverso il web. Una sfida pazzesca, anche perché noi siamo in pochi e lavoriamo il triplo rispetto a venti anni fa”.
Pierre Mantoux ha anche dovuto gestire non pochi problemi derivanti dall’uragano Covid-19. “Ci ha toccato moltissimo la pandemia, direttamente e non – chiarisce Patrizia Giangrossi –. Avevamo tre negozi monomarca e uno siamo stati costretti a chiuderlo. Poi le grandi case che serviamo sono rimaste chiuse: non è stato per niente un periodo facile. E se non riusciremo a rimettere benzina nel serbatoio delle Pmi la vedo veramente complicata”.