Innovazione e nuove tecnologie. Le trasformazioni digitali stanno scombussolando le nostre vite, dando vita a cambiamenti spesso radicali. Molte persone sono spaventate da cambiamenti così rapidi. Quali sono gli atteggiamenti, i comportamenti e gli approcci che consentono di trarre vantaggio dalle opportunità all’orizzonte?
Nel Regno Unito iI coronavirus ha portato alla ribalta questa domanda nei mesi di marzo e aprile. La maggior parte delle imprese hanno dovuto sospendere l’attività e chiudere le principali sedi operative, facendo in modo, ove possibile, che i dipendenti potessero lavorare da casa. Per alcune aziende questa situazione si è rivelata una preziosa opportunità per conoscere e implementare nuove tecnologie digitali e riorganizzare i propri processi operativi.
Alcune imprese hanno visto crescere rapidamente la domanda di servizi digitali. Ma erano pronte a sfruttare e cogliere i frutti di una così rapida crescita? Solo pochissime aziende erano state lungimiranti abbastanza da pianificare e trovarsi preparate a sfruttare subito le opportunità offerte dalla rapidissima escalation delle nuove tecnologie digitali.
Alcune, come Zoom, la società di servizi di video-conferenza, ha visto aumentare i propri utenti in maniera esponenziale, passando da circa dieci milioni a dicembre del 2019 ad oltre 300 milioni alla fine di aprile. Tuttavia, non essendo preparata adeguatamente a gestire una crescita così rapida, la piattaforma ha sofferto diversi problemi nella registrazione di nuovi utenti inesperti, cosa che l’ha resa vulnerabile ai cosiddetti attacchi ‘Zoom-bombing’, ovvero l’ingresso online di utenti sconosciuti.
Altre aziende più tradizionali come Sutton Seeds, fornitore di semi e articoli da giardinaggio online, oppure Majestic Wines, enoteca online, sono state colte alla sprovvista dall’impennata della domanda e hanno dovuto far fronte a crash improvvisi dei rispettivi siti web e problemi nell’evasione degli ordini.
Nello stesso tempo, le banche hanno visto crescere l’utilizzo dei servizi di digital banking, come nel caso di una grande banca britannica che ha registrato un incremento del 200% nel numero di clienti over 70 che si sono registrati ai servizi di internet banking nel mese di marzo. Anche il comparto sanitario ha visto crescere rapidamente la domanda di servizi digitali e online.
L’intensità e la velocità con cui è cresciuta la domanda di nuovi servizi digitali non ha avvantaggiato universalmente tutta la popolazione. Nel Regno Unito, circa il 20% della popolazione non possiede le competenze digitali essenziali per lavorare da casa, non dispone di dispositivi per effettuare videochiamate, consulti online con medici e specialisti, o lezioni in remoto per i propri figli. Né possiede le competenze per aggiornare il proprio software o gestire operazioni come l’autenticazione in due fasi volta a garantire la sicurezza dei dati durante la procedura di log-in al conto bancario.
Questi aspetti mettono in luce altrettante questioni di ordine generico, che richiedono sforzi migliorativi per fare sì che i benefici della trasformazione digitale possano avvantaggiare tutta la società e l’economia.
Prima di tutto, le aziende devono dotarsi di idonei programmi di supporto e formazione che aiutino i dipendenti ad acquisire la cosiddetta “digital fluency” o agilità digitale. In secondo luogo, le aziende che operano nei mercati dei beni di consumo devono investire nella formazione dei propri addetti a contatto con la clientela affinché diventino “coach e mentori digitali” in grado di aiutare quei clienti che non possiedono competenze in materia a partecipare all’economia digitale. Tutto ciò richiede spesso pazienza, calma e trasparenza, un atteggiamento amichevole volto ad aiutare persone fragili, isolate e anziane. Per una buona riuscita è necessario sviluppare una cultura dell’apprendimento e del supporto.
Innovazione e Big data. Molti ritengono che, nel XXI secolo, i dati equivalgono a ciò che è stato il petrolio nel XX. Cosa dovrebbero fare le aziende per sfruttare questa enorme mole di informazioni?
I dati sono senza dubbio il “carburante” moderno per l’economia. Ogni organizzazione possiede dati e in una certa misura, tutte le organizzazioni si stanno evolvendo per diventare “imprese digitali”. Questa è quella che chiamiamo “digitalizzazione delle imprese”. Tuttavia, i dati da soli non servono a molto. Il mio collega, Rashik Parmar, leader della IBM European Technical Community, suggerisce l’esistenza di tre leggi della digitalizzazione:
- Ciò che può essere digitalizzato, sarà digitalizzato.
- Tutto ciò che viene digitalizzato tende a diventare gratuito.
- La cosiddetta “data gravity”, ovvero dati che attraggono e generano nuovi dati guiderà nuovi modelli di business creatori di valore.
Se le imprese vogliono svilupparsi in modalità uniche nel loro genere è importante che tengano presente questo ultimo punto, poiché il profitto si genera implementando modelli di business innovativi.
È importante altresì riconoscere che per trasformare i dati in valore sono necessari lavoro e investimenti. Un serbatoio di petrolio non ha alcuna utilità senza un motore a combustione interna e qualcosa a cui fornire potenza. Similarmente, un grande dataset non ha alcun valore se non viene opportunamente organizzato, modellato, interpretato, manutenuto e utilizzato al fine di fornire nuovi servizi alla clientela.
Innovazione e infrastrutture. Come si possono applicare le tecnologie in settori che sono ancora nel complesso ‘fisici’, o che vengono utilizzati dalle persone, come i trasporti e i servizi di pubblica utilità?
Una delle caratteristiche più sorprendenti dell’attuale generazione di tecnologie digitali risiede nella loro capacità di collegarsi e integrarsi con le infrastrutture fisiche esistenti. Ciò vale in particolare per quei piccoli dispositivi periferici, sensori e attuatori, che chiamiamo l’“Internet delle cose”.
Alcuni di essi funzionano solo quando vengono installati all’interno di grandi infrastrutture fisiche. Per esempio, piccoli sensori a vibrazione vengono installati all’interno delle reti idriche urbane tradizionali per rilevare automaticamente eventuali perdite d’acqua in vecchie tubazioni. Ciò consente alle aziende di servizi di gestire le reti in modo più efficiente e di riparare rapidamente le parti più vecchie e usurate.
Le moderne infrastrutture di trasporto sono state ideate per sfruttare i benefici delle tecnologie digitali. Per esempio, le reti urbane metropolitane sono state progettate con sensori digitali volti a monitorare la performance dell’infrastruttura ferroviaria – attraverso laser che mappano l’usura dei freni senza che sia necessario fermare i treni per le ispezioni. I laser vengono utilizzati anche per controllare la velocità e la sicurezza.
Tecnologie simili sono installate anche all’interno dei vagoni per avvisare i passeggeri su dove trovare un posto libero e sono collegate anche ad app di pianificazione dell’itinerario, che consentono appunto ai passeggeri di pianificare il proprio viaggio in maniera efficiente.
Innovazione e salute. In piena crisi da Covid-19 cerchiamo di capire come i dati e il loro utilizzo possono svolgere un ruolo cruciale in materia di salute pubblica. Qual è il prossimo passo? Come trarre vantaggio da tali dati per migliorare la società e l’economia?
È difficile immaginare come potremmo far fronte al coronavirus senza le tecnologie digitali e i dati sulla diffusione dell’infezione. I modelli matematici di diffusione delle malattie infettive si sono rivelati fondamentali per la messa a punto delle politiche di contenimento della diffusione del virus.
Analogamente, i servizi di diagnostica digitale e i dati sullo stato di salute individuale possono essere aggregati in maniera anonima e collegati ad altri indicatori di salute al fine di aiutare i virologi ed altri operatori sanitari a capire quali categorie della popolazione sono maggiormente vulnerabili alla malattia. Così facendo è possibile proteggere e mettere al riparo queste persone.
I dati rilevati attraverso il tracciamento dei contatti sono essenziali per la creazione di modelli volti a far ripartire l’economia e impedire una nuova ondata epidemica. I dati sono essenziali anche per la modellizzazione di potenziali cure per la malattia da nuovo coronavirus e lo sviluppo di vaccini. Quando la situazione tornerà sotto controllo le opportunità di apprendere dall’enorme mole di dati raccolti nel mondo saranno molteplici. Saremo in grado di raffrontare le diverse politiche di contenimento e la loro efficacia in paesi e culture diverse. Capiremo quali misure funzionano rispetto a quali persone.
Ciò che più conta è che saremo in grado di analizzare dati per capire associazioni più ampie ed evitare in caso di future pandemie le forme più gravi di malattie respiratorie. Per esempio, circa l’80% dei decessi da Covid-19 si sono verificati in conurbazioni densamente popolate e con un maggior tasso di inquinamento atmosferico. Sappiamo già che purtroppo la fitta coltre di smog di Milano unita al coronavirus ha causato circa il doppio dei decessi rispetto ad altre aree o regioni prive di inquinamento atmosferico.
Quando finalmente un giorno avremo gestito l’attuale emergenza Covid-19, questo tipo di dati dovrebbero essere in grado di aiutare i decisori politici e i business leader a perseguire opportune strategie di riduzione dell’inquinamento e tutela del proprio personale e dei propri clienti.
Intervista pubblicata sul numero di maggio de “L’Imprenditore”