“Se noi aggiungiamo microchip alle macchine e agli impianti non abbiamo fatto rivoluzione digitale”. Parte proprio da questa riflessione di Marco Decio la sfida che Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici lancia al governo: dal piano Industria 4.0 al piano Economia 4.0, che faccia diventare le Pmi gazzelle dell’innovazione.
Per far questo esiste uno strumento eccezionale: il digitale che accorcia le distanze, mette in contatto mondi, culture, bisogni diversi e rende reali progetti ambiziosi o prima impossibili. È questo l’appello per un Rinascimento Digitale, un salto di qualità profondo che non sia solo legato alla pura tecnologia. Il vero salto da compiere è, adesso, quello culturale, organizzativo, di integrazione e, ancora, di competenze e qualità del capitale umano.
L’invito arriva dalla federazione di Confindustria che rappresenta le imprese dell’Information Technology, le imprese di consulenza, ingegneria ambientale, servizi di facility management ed efficienza energetica, servizi di gestione delle reti tecnologiche, servizi di comunicazione e marketing, servizi di valutazione della conformità; servizi di knowledge ed education, finanziari e per il credito, servizi professionali alle imprese, servizi per la cultura, gioco legale e intrattenimento. Saranno questi i settori chiave della svolta digitale che possono fare da traino per l’intera economia.
“Manca una strategia organica di riforme del nostro sistema Paese, che consenta di correre in un clima di sana concorrenza. E così, procediamo all’inseguimento rispetto agli altri paesi europei”, afferma Marco Decio. Guardando i numeri, infatti, l’ultima rilevazione dell’Europa Digital Innovation Index 2019 ci posiziona ancora al 24° posto nella classifica dei 28 paesi. “Un dato che, nonostante gli sforzi del Paese, della politica, delle istituzioni, delle imprese e della comunità scientifica rimane allarmante”.
Quello che serve secondo il presidente di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici è un vero e proprio ecosistema olistico dove il digitale sia trasversale e pervasivo. In tutte le funzioni, in tutti i settori, nel privato e nel pubblico per fare da volano alla competitività delle industrie sui mercati mondiali e generare nuovi servizi a valore aggiunto che preservino l’ambiente, valorizzino l’economia circolare, con risultati tangibili in termini sociali.
“Al governo va quindi il nostro appello – conclude Marco Decio –. Serve una forte accelerazione, un cambio disruptive nella definizione di un piano di interventi organici che dia un’ulteriore spinta alla digitalizzazione dell’economia”. Questo si può tradurre con nuovi modelli di business, piattaforme digitali cross, nuove soluzioni per raggiungere mercati vicini e lontani, valorizzando le competenze e i prodotti made in Italy che caratterizzano le nostre Pmi.
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