C’erano molte cose di cui tenere conto in ogni singola giornata di quei mesi terribili. Il Covid-19 continuava a non dare tregua e, soprattutto nelle aziende del bergamasco si andava avanti a vista, nella speranza che quella drammatica situazione potesse lasciare spazio ad un qualcosa di più vivibile. Non c’era infatti solo da pensare a contromisure che limitassero, per quanto possibile, i prevedibili cali di produzione e fatturato, ma bisognava anche provare a non fare entrare il virus all’interno dei luoghi di lavoro, mentre magari si cercava di allontanare dai pensieri il suono delle sirene delle ambulanze.
Adesso che l’Italia pare lontana da quei preoccupanti picchi di contagio, la voglia di recuperare è veramente tanta. Aziende come la C.R.S. Impianti di Gorle – intorno ai 30 milioni di euro di fatturato nel 2019 e 150 dipendenti – hanno decisamente imboccato l’autostrada a cinque corsie che si spera possa aiutare ad annullare il gap produttivo accumulato nei mesi scorsi. “La C.R.S. l’ho fondata nel 1990, mettendomi in proprio dopo aver lasciato una multinazionale inglese, e ci occupiamo di impianti meccanici, elettrici ed altro. Il 40% del fatturato al momento viene dal settore ospedaliero – conferma il titolare Stefano Civettini –. Lavoriamo prevalentemente all’interno dei nostri confini, ma abbiamo anche controllate in Ghana, Repubblica Ceca, Polonia e Messico. Avendo circa 500 clienti che ci seguono da sempre, da adesso in poi ci sarà assoluto bisogno di mantenere ancor più la barra dritta. Linee guida, come quella di restare aperti pure in agosto, che i dipendenti hanno fatto subito proprie dandoci così una risposta straordinaria”.
Questo perché, almeno fino a quest’anno, l’azienda di Gorle aveva sempre ridotto il proprio impegno produttivo nel mese di agosto. “Non ci siamo mai fermati del tutto nel passato, occupandoci esclusivamente però di servizi programmati in cui restava impegnata non oltre il 20-30% della nostra forza lavoro – spiega Civettini –. Stavolta non si poteva fare diversamente: il lockdown ci ha sostanzialmente obbligati a tenere chiuso e quindi avere un ulteriore blocco, tenendo comunque sempre in conto i legittimi giorni di ferie maturati dai collaboratori della C.R.S., sarebbe stato impensabile”.
Dipendenti che nel periodo di massima virulenza del Covid-19 sono stati impegnati non solo nel lavoro in azienda, ma si sono dedicati anche ad attività in quei momenti indispensabili per la collettività. “Di giorno trascorrevano dieci ore in C.R.S. per velocizzare la produzione in piena emergenza, mentre la sera, dopo essere passati un attimo a casa, andavano ad aiutare a costruire l’ospedale degli alpini alla Fiera di Bergamo. E pure quando siamo dovuti andare in Polonia e Repubblica Ceca con i nostri mezzi e in condizioni di precarietà, non avessimo avuto quel tipo di disponibilità da parte del nostro personale non ce l’avremmo di certo fatta”.
Rimanendo nel bergamasco, pure alla Piazzalunga di Sorisole questo agosto sarà un mese molto diverso rispetto agli ultimi tempi. Azienda che da quarant’anni si occupa di carrelli elevatori ed è concessionario ufficiale della Toyota nel nostro paese, Piazzalunga nel 2019 ha generato un fatturato pari a dieci milioni di euro e può contare su 40 dipendenti (in copertina un interno dello stabilimento).
“Sarà sicuramente un agosto particolare, in cui il personale potrà metter mano al lavoro arretrato, mentre nel frattempo proveremo a riorganizzare l’azienda potendo riflettere senza la frenesia che mi pare sia già tornata nella vita di tutti i giorni” – sottolinea la titolare Luana Piazzalunga –. Siamo un’impresa che si occupa, tra le altre cose di assistenza e perciò di routine abbiamo sempre chiuso per una settimana, massimo dieci giorni nel periodo di Ferragosto. Però in questo particolare 2020, avendo avuto un’attività ridotta anche perché siamo stati impegnati nel supporto alla distribuzione farmaceutica ed alimentare durante l’emergenza Covid-19, si è pensato di tenere aperto per non far mancare assistenza a chi solitamente si affida a noi”.
Una scelta che alla Piazzalunga continuano a ritenere giusta, anche se non tutti i loro clienti sembrano intenzionati a tenere aperto in agosto. “Sì, devo dire che ci aspettavamo numeri differenti. Mentre all’inizio tutti ci avevano detto di non voler chiudere, adesso la situazione pare molto diversa – commenta Piazzalunga –. Ma questo non ci farà cambiare idea, forse perché già da un paio d’anni avevamo in mente di non fermare la produzione ad agosto per offrire un servizio ulteriore alla nostra clientela”.
Vivranno un’esperienza molto diversa dagli anni precedenti pure la proprietà e i 18 dipendenti della Prometti di Gorle, chiamati a reinterpretare il lavoro seguendo tempistiche forzatamente rivoluzionate dal drammatico ciclone Covid-19. L’azienda bergamasca, che nell’anno passato ha registrato un fatturato di circa tre milioni di euro, è specializzata dal 1957 in impianti elettrici e telecomunicazioni, con sviluppi ultimi nel campo della progettazione e realizzazione di impiantistica per laboratori farmaceutici o uffici di controllo qualità anche all’estero. “Tutte cose che implicano un impegno notevole, visto che pure altre grandi aziende chimiche continuano a chiederci sempre di più. Spaziare in altri ambiti, insomma, non è stato facile, ma ci ha indubbiamente regalato grande visibilità”, spiega la titolare Giuliana Prometti.
“Il Covid-19 ha rallentato, se non, in alcuni casi, fermato completamente la produzione – aggiunge –, costringendoci a ripartire solo ai primi di giugno. Ed ora dobbiamo fare quello che non ci è stato possibile nei mesi di stop, sempre considerato che la Prometti ha sempre chiuso solo pochi giorni a cavallo di Ferragosto. Questa volta, invece, lavoreremo anche il 15 agosto per dare un supporto soprattutto ad un settore farmaceutico che dalle nostre parti sta svolgendo un’opera eccezionale”.
Tempi di lavoro e compiti che, in particolare in questa anomala estate del 2020, vanno pianificati in ogni azienda intenzionata a recuperare quanto lasciato indietro. “No, non si può assolutamente improvvisare nulla – mette in chiaro Giuliana Prometti –. Ci abbiamo pensato già un paio di mesi fa, d’intesa con i nostri dipendenti: con orari molto flessibili ci sarà, per esempio, chi lavorerà in squadra, oppure chi lo farà seguendo uno dei vari turni, magari anche di notte. Una situazione parecchio diversa rispetto a quella a cui eravamo abituati nella nostra azienda, ma a cui ci ha forzatamente costretto questo terribile virus”.