Mille chilometri di cannucce al giorno. No, non è un errore di calcolo o di battitura, ma la reale quantità di prodotto che Alpiplast riesce a far uscire dai propri macchinari ogni 24 ore per soddisfare i desideri della sua qualificata clientela. Cannucce di vari materiali, formati e colorazioni che l’azienda con base a Parcines, in provincia di Bolzano – 3,5 milioni di euro di fatturato nel 2021 a fronte di 16 dipendenti –, realizza da circa cinquant’anni. Era infatti il 1971 quando, in questa zona dell’Alto Adige, prese forma una Pmi inizialmente dedicatasi alla produzione di cucchiaini per il gelato, per virare poco dopo sulle cannucce. Una scelta vincente che ha portato Alpiplast ad un livello progressivamente sempre più alto, tanto da ricevere anche le attenzioni di colossi dell’industria mondiale.
“Tra i nostri clienti più importanti ci sono sicuramente McDonald’s e Ferrero, multinazionali che non hanno bisogno di presentazioni. Oltre a loro si servono dei prodotti di Alpiplast anche pub, ristoranti e take away, mentre abbiamo richieste pure dai dentisti, interessati alle cannucce per rendere più agevole la pulizia degli strumenti di cui hanno bisogno durante le visite. Abbiamo iniziato a fare cannucce biodegradabili già prima del bando della plastica del 2021: questo ci ha dato un vantaggio visto che, nel momento in cui è stata applicata quella legge, in azienda avevamo da tempo le conoscenze e l’esperienza per gestire la situazione”, spiega Verena Golser (nella foto in alto), direttore delle vendite dell’impresa di Parcines.
Un cambio di scenario che ha profondamente mutato le rotte delle consegne di Alpiplast, considerato il sopraggiunto divieto di produrre in plastica che ha impedito anche all’impresa altoatesina di rifornire di cannucce di questo materiale gran parte della propria clientela europea. “Non potendo più produrre in polipropilene, tutto ciò che riguarda gli alimenti è biodegradabile e costituisce circa il 90% della nostra attuale offerta. Alcuni paesi nel mondo, in particolare in Asia, dove il bando non è sostanzialmente attivo, ancora resistono, ma ormai le cannucce di carta e in altri biomateriali sono presenti quasi ovunque – chiarisce Golser –. La carta viene utilizzata dalle industrie per i pacchi in tetrapack e per i brick, per far sì di non dover produrre in modo diverso e avere così costi ulteriori nel rifornire aziende di paesi che devono o non devono sottostare al bando. Cannucce di carta che non vengono usate dal settore della gastronomia perché sicuramente meno resistenti rispetto a quelle di polipropilene e biodegradabili”.
Alpiplast, che al momento costruisce il 50-60% del fatturato all’interno dei confini italiani, ha anche un’attenzione particolare per l’ecosistema e cerca di mantenere la propria attività industriale il più sostenibile possibile. “Per noi è fondamentale avere una sorta di patto con la natura che ci è attorno, seguendo insomma i criteri fondamentali legati alla green economy. Per questo motivo, da qualche anno, abbiamo puntato sul fotovoltaico e deciso pure una riduzione dell’uso di energia elettrica impostando in modo meno energivoro i macchinari e cercando di fare sempre qualcosa in più e di meglio per la sostenibilità”.
Altro aspetto interessante del lavoro all’interno degli stabilimenti della Alpiplast è sicuramente quello della creazione di prodotti 100% naturali, cannucce anche belle a vedersi che sfruttano le nuove tecnologie per andare incontro ai desideri di diverse fasce d’età. “Dall’impegno dell’azienda nel settore della ricerca, dopo aver scelto da tempo di sperimentare nuovi materiali completamente biologici, sono nate per esempio le cannucce ottenute dai granuli di caffè. Prodotti unici in grado di dare ancora maggiore vivacità ad un cocktail come a una bevanda calda”, sottolinea Golser. Una scelta ecologica come quella fatta per le BioEco e BioLig oltre che per le cannucce in polvere e fibra di bambù, resistenti al calore fino a 100 gradi e al tatto uguali, come sensazione, al corrispettivo in carta.
Inoltre, le cannucce prodotte da Alpiplast vengono vendute anche per altri, insospettabili usi. In particolare, sono centrali nel lavoro giornaliero in una zona d’Italia molto lontana dal quartier generale di Parcines. “In Sicilia sono impiegate nei processi di irrigazione delle piantagioni di pomodori e la cosa interessante consiste nel fatto che se in precedenza quelle di plastica dovevano sostituirle periodicamente, adesso le cannucce possono tranquillamente essere lasciate nei campi all’infinito perché comunque biodegradabili. Hanno un diametro minore rispetto alle tradizionali e sono utilizzate in una maniera diciamo industrialmente “segreta” e che non può purtroppo essere ancora divulgata”, conclude il direttore delle vendite di Alpiplast.