Preziose e insostituibili. Le apparecchiature per la radiografia, che consentono ai medici degli ospedali di eseguire ad esempio un esame rx toracico per valutare lo stato di salute dei polmoni, si sono trasformate in queste settimane di pandemia in un prodotto super richiesto, accendendo i riflettori su un settore, quello delle apparecchiature elettromedicali, generalmente frequentato solo dalla stampa specializzata.
Ed è per questo motivo che alla Technix di Grassobbio, in provincia di Bergamo, da inizio marzo tutto è cambiato: organizzazione, spazi, logistica. Si lavora a pieno ritmo per soddisfare le richieste, che comprensibilmente hanno subìto un’impennata. “Prevedo che l’emergenza andrà avanti sino a fine anno – commenta il presidente Aniello Aliberti, 61 anni, natali campani ma bergamasco di adozione –. Probabilmente faremo ferie scaglionate o comunque molto diluite”.
Specializzata nella produzione di apparecchiature radiografiche da corsia, la Technix insieme alla Intermedical e alla IMD Generators costituisce un gruppo in grado realizzare un migliaio di macchine all’anno ad uso ospedaliero. Si tratta di apparecchi complessi, che richiedono dai 2 ai 3 mesi di lavorazione. Rispetto ad altri concorrenti italiani, che assemblano le componenti, il gruppo di Grassobbio costruisce tramite la IMD Generators anche gli apparecchi che generano la fonte radiogena. Dei tremila prodotti ogni anno, quindi, un migliaio è destinato alle macchine targate Technix, gli altri vengono venduti ai distributori esteri oppure alle multinazionali del settore.
In ogni caso il fatturato del gruppo, circa 38 milioni di euro, per oltre il 90% è realizzato all’estero. Pochissimi i rapporti con la sanità pubblica italiana. “È una nostra policy – spiega Aliberti -. Nella Pubblica amministrazione le gare sono complesse, i tempi di pagamento molto lunghi e se volessi vendere anche sul mercato italiano dovrei avere il doppio delle persone oggi impegnate nell’ufficio commerciale e all’assistenza tecnica”. Dallo scoppio della pandemia, va detto, le cose sono un po’ cambiate e l’azienda, come racconta l’imprenditore, si è trovata sommersa di richieste. “A marzo, peraltro, abbiamo avuto il 30% del personale in meno presente per via delle misure di quarantena o perché con sintomi da sospetto Covid-19. Per far fronte alla domanda abbiamo deciso di destinare un lotto di macchine già pronte, vendendole a prezzo di costo, agli ospedali di Bergamo e Brescia, chiedendo una proroga nella consegna ad alcuni clienti. Nessuno si è lamentato, tutti hanno compreso”.
La riapertura delle fabbriche, scattata per alcune attività già a fine aprile, consente oggi al gruppo guidato da Aliberti di avere maggior respiro anche in fatto di forniture. “All’inizio della pandemia – racconta – siamo andati avanti con le scorte, poi alcune merci hanno cominciato a scarseggiare sicché a volte siamo intervenuti noi inviando alla Prefettura le certificazioni per i nostri fornitori. Ma chi, ad esempio, ha pochi clienti nel settore medicale ha preferito restare chiuso”.
Con il lockdown la grande interconnessione delle filiere è apparsa in tutta la sua evidenza e complessità. Così come la scelta di selezionare chi poteva proseguire e chi no in base ai codici Ateco ha mostrato tutti i suoi limiti. “Mi rendo conto, però, – commenta l’imprenditore – che in quel momento forse era l’unico criterio disponibile per agire con rapidità”.
Oggi l’attività è ripresa e dagli oltre 11mila metri quadri degli stabilimenti al coperto di Grassobbio tornano ad uscire non solo i già citati “portatili da corsia”, ma anche gli intensificatori di brillanza ad arco a C. Un nome complesso per indicare quelle apparecchiature che, grazie ai raggi x, consentono al chirurgo di eseguire un intervento seguendo ogni movimento su un monitor. “Un tempo erano strumenti facoltativi – aggiunge Aliberti – oggi sono obbligatori in ogni sala operatoria”.
L’incremento delle commesse ha stimolato la ricerca di ulteriore personale. Ai 140 dipendenti del gruppo entro fine anno probabilmente si aggiungeranno una trentina di figure, in larga parte montatori meccanici, montatori cablatori elettrici e collaudatori. Personale qualificato che potrebbe essere assorbito anche da aziende del bergamasco e dintorni che nei prossimi mesi procederanno a scartamento ridotto.
In azienda, nel frattempo, le procedure restano le stesse che a marzo: sanificazione, distanziamento, obbligo di indossare le mascherine – e visiere per i reparti di produzione –, ingresso vietato agli esterni, trasportatori accolti solo nel magazzino e via dicendo. Misure che il gruppo, Aliberti tiene a sottolinearlo, aveva adottato prima che fosse sottoscritto il Protocollo con i sindacati.
Anche sul fronte liquidità il presidente di Technix mostra una cauta tranquillità. “Siamo un’azienda molto solida. Quasi la metà delle vendite è fatta con pagamento anticipato o lettera di credito. Dovendo, però, gestire una domanda 4 volte superiore allo standard non escludo che a settembre potremmo chiedere risorse per fare degli investimenti”.