Un miliardo e 300 milioni di finanziamenti per l’internazionalizzazione praticamente esauriti in pochissimo tempo. Quale è stato l’elemento vincente di questo strumento?
I finanziamenti per l’internazionalizzazione, che Simest gestisce per conto del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale (Maeci), sono da sempre uno strumento molto richiesto dalle imprese, in particolare le Pmi, interessate a espandersi sui mercati internazionali.
Il tasso fortemente conveniente (il 10% del tasso di riferimento Ue, per il mese di novembre pari allo 0,065%) unitamente alla vasta gamma di spese finanziabili che abbracciano sostanzialmente tutte le principali esigenze connesse al processo di internazionalizzazione – dal sostegno patrimoniale per le imprese esportatrici alla partecipazione a fiere e mostre di carattere internazionale (ora anche in territorio italiano), dagli studi di fattibilità all’assistenza tecnica, dall’inserimento su nuovi mercati ai nuovi strumenti dedicati alla digitalizzazione (e-commerce) e all’impiego di professionisti dedicati – rendono questo strumento appetibile alle Pmi già presenti sui mercati esteri o che hanno intenzione di provare ad affacciarsi sullo scenario competitivo internazionale.
Le risorse straordinarie stanziate a questo proposito dal Patto per l’Export, hanno consentito di fare un passo avanti nella strutturazione di questo prodotto, rendendolo quanto mai flessibile e compatibile con le esigenze attuali delle imprese: in particolare, è stato possibile ampliare significativamente massimali e tipologie di spese, estendere la finanziabilità a progetti in paesi intra-Ue, principale mercato di sbocco del nostro export divenuto ancor più attraente nel post-Covid, esentare fino a fine anno le aziende richiedenti dalla presentazione di garanzie, velocizzando di fatto l’iter di erogazione, ed elargire una quota fino al 50% del finanziamento a fondo perduto, misura estesa fino a giugno 2021 grazie alla proroga da parte della Commissione europea del Temporary Framework sugli aiuti di Stato.
Le imprese come stanno rispondendo a queste opportunità?
La risposta delle imprese a queste innovazioni è stata eccezionale. Da inizio anno Simest ha ricevuto oltre 13.100 domande (995 nel 2019) – l’85% delle quali sono peraltro pervenute da imprese che mai prima d’ora vi si erano rivolte – per un importo complessivo di finanziamento richiesto di oltre quattro miliardi di euro (365 milioni nel 2019).
Questa esplosione di richieste ha già superato le ingenti risorse a nostra disposizione e ci ha portato a dover temporaneamente bloccare la presentazione di nuove richieste di finanziamento. Un successo al di là di ogni aspettativa che ha portato alla luce due aspetti importanti:
- da un lato, l’efficacia di questi strumenti in un momento difficile come quello attuale, fondamentale supporto per fornire alle aziende italiane la liquidità necessaria per resistere e per riprendere con rinnovata energia il proprio processo di internazionalizzazione;
- dall’altro, il dinamismo e la voglia di riscatto delle imprese italiane, che hanno già ricominciato a guardare ai mercati esteri determinate più che mai a proseguire le loro attività internazionali.
Dal mondo delle imprese, soprattutto di piccola e media dimensione, ci arriva ora la richiesta di rifinanziare al più presto lo strumento. Ci stiamo facendo portatori di queste istanze presso gli organi istituzionali.
Quali altri strumenti Simest oggi riserva alle Pmi che vogliono investire sull’estero?
Per le imprese che, esplorati e analizzati i mercati esteri di interesse anche beneficiando della liquidità a basso costo resa disponibile dai finanziamenti agevolati, decidono di procedere nel proprio percorso di internazionalizzazione e investire in loco, Simest mette a disposizione il proprio strumento di equity, ossia la partecipazione tramite risorse proprie agli Ide (investimenti diretti esteri, ndr) promossi da aziende italiane.
La struttura dell’intervento è semplice: Simest acquisisce partecipazioni minoritarie nel capitale sociale di controllate estere (o nell’azienda italiana stessa), sia per progetti green field che per acquisizioni (m&a), consentendo così alle imprese di consolidare il proprio posizionamento competitivo sullo scenario globale anche grazie alla presenza nella compagine societaria di un “partner istituzionale”, preziosa soprattutto per progetti in geografie remote e complesse sul piano autorizzativo/politico.
Si tratta di un’iniezione di capitale a tempo, in un’ottica di medio-lungo periodo per una durata fino a otto anni, senza la previsione di ingerenze nella gestione aziendale. Accanto alla partecipazione di Simest – e sempre nel limite del 49% rispetto alla quota del partner italiano – può affiancarsi quella del Fondo di Venture Capital, un fondo del Maeci.
Inizialmente rivolto a iniziative in aree di particolare interesse e solo nell’ultimo anno esteso a tutti i paesi extra-Ue e anche alle startup innovative, un bacino di più di 11mila imprese che rappresenta la fucina italiana di tecnologia e innovazione, le risorse del fondo sono concesse ad un tasso promozionale, rendendo l’intervento congiunto di Simest e del Fondo di Venture Capital estremamente vantaggioso per le imprese.
E per le imprese esportatrici?
Per chi decide di servire i mercati esteri esportando i propri macchinari, Simest, tramite la gestione di fondi pubblici, eroga contributi per i crediti all’export aiutando le imprese esportatrici a proporre dilazioni di pagamento agli acquirenti a condizioni economiche favorevoli.
Sono utili soprattutto per le commesse pluriennali, come nel caso della produzione e distribuzione di energia, nell’impiantistica, nella cantieristica e infrastrutture, per riuscire a battere la concorrenza estera e aggiudicarsi commesse internazionali.
Perché la crescita dimensionale è così importante per un’impresa?
Ogni business e ogni azienda ha un proprio equilibrio, anche dimensionale: ci sono settori per cui è fisiologico contare una preponderanza di aziende familiari e anche artigianali, altri per i quali la competitività è strettamente connessa alla possibilità di accedere a economie di scala.
In generale, per restare competitivi in un contesto internazionale in continua evoluzione come quello attuale, è necessario crescere e, per farlo, le imprese devono fare attenzione a cinque principali driver:
- essere adeguatamente patrimonializzate: per avere accesso alla liquidità del mercato dei capitali, le aziende devono puntare su trasparenza e sostenibilità, due elementi da sempre importanti che ora diventano indispensabili, data la regolamentazione bancaria sempre più selettiva e stringente;
- occupare, direttamente o anche tramite accordi, le fasi della filiera a maggior valore aggiunto;
- realizzare processi completi di internazionalizzazione, investendo direttamente all’estero e posizionandosi strategicamente in prossimità dei propri partner internazionali;
- diversificare il business su nuove linee di attività complementari o affini;
- riuscire a superare la barriera culturale propria del tessuto imprenditoriale italiano, che limita i processi di aggregazione tramite acquisizioni: in un momento di ridefinizione degli equilibri globali, è importante essere attenti e pronti a guadagnare posizioni competitive tramite fusioni e acquisizioni di competitor esteri in difficoltà.
Dal vostro osservatorio, quali sono le previsioni per i prossimi mesi per le imprese italiane?
Il nostro punto di osservazione è sicuramente privilegiato: le aziende che si rivolgono a Simest sono aziende vivaci, energiche, in fermento, che si affacciano sui mercati internazionali con curiosità e determinazione o che hanno intenzione di farlo.
È ovvio che oggi si trovano a competere in uno scenario non facile, modificato per composizione settoriale e geografica: ma ogni crisi può divenire un’opportunità e, considerato l’elevato numero di richieste per i finanziamenti agevolati che abbiamo ricevuto in quest’ultimo anno, quello che mi piace pensare è che una ripresa sia possibile e sia anche prossima.
Sarà importante per i nostri imprenditori trasformare questo momento di rallentamento in un tempo per ragionare criticamente e sviluppare un piano di azione che consenta di migliorare il proprio posizionamento competitivo studiando e investendo sulle principali trasformazioni in atto, quali innovazione, e-commerce, sostenibilità, trasparenza, regionalizzazione delle catene del valore.
Se nel mondo pre-Covid tali sfide erano importanti, nell’attuale scenario globale diventeranno improrogabili.