“Servono provvedimenti ad ampio respiro o il 2020 sarà disastroso, con il rischio che ciò che non è accaduto quest’anno sia solo rimandato al 2021”. La voce pacata e il modo composto con cui Fausto Agostini, 57 anni, racconta l’esperienza di queste settimane stride con la crudezza delle sue conclusioni. C’è poco da fare, situazioni eccezionali richiedono scelte eccezionali. Quelle che secondo l’imprenditore genovese, fondatore e amministratore delegato della Tecnoprocess Automation, ancora non si sono viste. Un primo esempio? “Tempi più lunghi in materia fiscale. Oggi ci troviamo con una spada di Damocle sulla testa perché il pagamento dei tributi previsti fra marzo e maggio è stato rinviato al 30 giugno. Auspichiamo un nuovo Dpcm che possa spostare la scadenza al 31 dicembre perché altrimenti chi fino ad oggi è rimasto in attività rischia di fallire a giugno”.
La società di Agostini opera nel settore dell’automazione industriale, offrendo consulenza nella progettazione e installazione di impianti. Fa parte di quella fetta di imprese che ha potuto continuare a lavorare anche durante il blocco delle attività. “Tutti da casa naturalmente – racconta Agostini – ma per fortuna eravamo preparati. Già dall’anno scorso, infatti, avevamo cominciato a sperimentare lo smart working”.
I 15 dipendenti hanno dunque portato avanti il lavoro che, al netto delle due persone impegnate in amministrazione, si è spostato interamente sulla progettazione, l’unica attività che può fare a meno della presenza fisica. Fino a un certo punto, però, perché come spiega Agostini “alcuni elementi utili alla progettazione arrivano solo dai sopralluoghi, attualmente sospesi”. La call, come un po’ per tutti, è diventata lo strumento principe; in questo modo il gruppo, composto da diplomati e laureati in materie tecnico scientifiche che negli anni hanno rafforzato le proprie competenze con corsi ad hoc sull’automazione industriale, riesce a seguire tutti i clienti, anche quelli all’estero. Pur operando in larga parte in Italia, infatti, la Tecnoprocess Automation ha progettato e installato impianti per committenti europei e in alcuni paesi del Mediterraneo come Tunisia, Algeria, Marocco e Israele.
Il dialogo a distanza non sempre è facile, ma in queste settimane è emersa con prepotenza l’inadeguatezza delle rete e le carenze infrastrutturali. “La fibra non arriva ovunque – spiega Agostini – e il problema è ben noto alle nostre istituzioni locali, che devono fare i conti con una regione geograficamente difficile”.
Fare previsioni, dunque, non è semplice perché molto dipende da quali saranno le limitazioni che verranno mantenute. “Ad oggi tutti i nostri interventi di installazione sono stati rinviati ad agosto e settembre, fermo restando che la situazione sanitaria consenta gli spostamenti. Tuttavia, se i problemi perdurassero oltre, anche la progettazione potrebbe fermarsi. Il nostro lavoro è legato agli investimenti da parte del committente finale. Se la decisione viene rimandata, ciò ha un impatto anche su di noi”, aggiunge l’imprenditore.
E qui entra in ballo il tema della liquidità. Per un’azienda come quella di Agostini la principale voce di costo è rappresentata dagli stipendi dei collaboratori e dalle attrezzature informatiche. “Non sono pagamenti che possiamo dilazionare come avviene per altre attività – spiega – . La liquidità deve essere assicurata. Noi a marzo e ad aprile abbiamo regolarmente incassato quello che avevamo previsto, ma non posso essere sicuro per i prossimi mesi”.
Quale aiuto è arrivato sino ad oggi? Qui il parere dell’imprenditore è ancora più netto. “Le misure messe a punto per il credito non mi convincono – afferma. – Prima di tutto la soglia dei 25mila euro è troppo bassa e il tempo di erogazione non è veloce. Oltre tale soglia, poi, si rende necessaria un’istruttoria da parte della banca i cui tempi non sono certi. E inoltre la richiesta di finanziamento altro non è che ulteriore indebitamento per l’impresa. A queste condizioni preferisco chiedere un mutuo chirografario”.
“Mi lasci aggiungere che in un momento in cui tutti stiamo lavorando da remoto, facendo a meno della carta e recuperando la documentazione dai server aziendali, suona strano che le banche non accettino la firma elettronica e richiedano ancora l’invio di quella autografa. Questo è ciò che mi è capitato”.
Ancora troppa carta, dunque. E ciò Agostini lo ravvisa anche con riferimento alla delega all’Economia del mare che ricopre nella squadra di presidenza di Piccola Industria. “Nella logistica e nei trasporti, in questa fase, si è capita l’importanza di potere operare da remoto. Bisogna digitalizzare. Ciò non significa perdere posti di lavoro, ma introdurre nuove figure professionali”.
La prima settimana di maggio Agostini conta di riaprire. “Stiamo valutando di alternare la presenza e naturalmente monitoreremo la situazione. Vorremmo tornare in ufficio per riassaporare le abitudini giornaliere”.