DFV, quando la parola d’ordine è innovare
Un grande potenziale, un percorso non lineare e ancora tutto in divenire, e diversi rischi di cui tenere conto. Lo smart working è un fenomeno che dalla pandemia ha mostrato tutte le sue potenzialità, ma anche punti ai quali fare attenzione per la sua corretta ed efficace applicazione. Confindustria ha un osservatorio privilegiato sul tema, che è certamente interessante e divisivo: se ne è parlato il 29 novembre nel corso dell’evento “Smart Working Roadmap” organizzato a Roma, presso la sede di Viale dell’Astronomia, con 13 relatori impegnati in diversi ambiti e oltre 200 partecipanti in collegamento (nella foto in alto, uno dei panel di discussione).
Dopo l’apertura del vice presidente Confindustria al Capitale umano Giovanni Brugnoli, il Centro Studi Confindustria ha presentato parte di uno studio più ampio – l’Indagine Confindustria sul lavoro, alla 18esima edizione – con focus proprio sul lavoro agile e dati inediti sul 2022. L’Area Lavoro e Welfare ha consentito un aggiornamento sul quadro normativo, aprendo a ulteriori riflessioni con gli speaker al tavolo: rappresentanti del mondo delle imprese, della formazione e delle università, delle istituzioni, del mondo Hr e quello associativo. Un’iniziativa in formula ibrida che ha coinvolto alcuni degli attori più rappresentativi del network confederale.
Al centro del dibattito i nuovi trend legati al lavoro agile e alcune delle principali ricadute: cambiamenti nelle dinamiche di relazione, le infrastrutture tecnologiche e digital, il ripensamento degli spazi abitativi e di lavoro, i processi di ingaggio delle risorse. Spazio al punto di vista degli studi professionali impegnati in diritto del lavoro, e a quello delle realtà che supportano i manager nella complessa fase di cambiamento e re-design. Partendo dall’analisi, e con il contributo delle realtà coinvolte, si è cercato di inquadrare sono le principali opportunità e rischi percepiti, quali attività, investimenti e cambiamenti sono già stati implementati o saranno previsti. Ma soprattutto: dove stiamo andando?