
Specializzata nella progettazione e costruzione di impianti per il settore alimentare, Friostar, Pmi con base a Rimini, opera principalmente in tre ambiti. Con Ice Technologies cura lo sviluppo e realizzazione di sistemi per la produzione, lo stoccaggio, la movimentazione e il confezionamento di ghiaccio (cubetti, blocchi, scaglie etc..). Con Industrial Refrigeration si occupa della costruzione chiavi in mano di celle frigorifere, tunnel di surgelazione, sale lavorazione della carne e del pesce, packing center e centri logistici; infine, con Hospitality Equipment è attiva nella progettazione e installazione di aree per l’ospitalità professionale, quali cucine per grandi comunità, lavanderie e attrezzature ospedaliere.
Ha all’attivo oltre 300 progetti di diversa natura e dimensione installati nel mondo e opera soprattutto in Africa e Medio Oriente con società private e organizzazioni internazionali, assumendo I’intera responsabilità della commessa oppure collaborando con general contractor che subappaltano la progettazione e la realizzazione di una parte di attività più complesse. A raccontarci in dettaglio è l’amministratore Valerio Pellanda.
Come siete strutturati?
Friostar è una piccola impresa con un fatturato intorno ai due milioni di euro. Ha un’organizzazione estremamente flessibile e con professionalità diffuse. Sviluppa progetti per commessa con altissima personalizzazione. In qualche caso esegue il solo progetto, nella maggioranza dei casi al progetto segue la fornitura, l’installazione e il post vendita.
Il cuore dell’attività è l’ufficio tecnico, che può contare su alte competenze in diverse discipline. Si usano i più innovativi software per la progettazione 3D, unitamente all’applicazione dei più moderni criteri di progettazione.
L’area commerciale è organizzata da ufficio che lavora a strettissimo contatto con l’ufficio tecnico e da una rete di relazioni locali nei principali paesi in cui l’azienda opera.
In quali paesi di Africa e Medio Oriente operate?
Siamo presenti in Ghana e buona parte dell’Africa occidentale dal 1999. In queste aree serviamo general contractor per la realizzazione di ospedali, scuole, hotel, porti e campus per il settore minerario ed energetico. Inoltre, forniamo impianti e tecnologia in Kenya per alcuni resort, in Mozambico e Costa d’Avorio ancora nel settore ospedaliero, in Congo in ambito educativo.
Nel 2013 abbiamo costituito in Ghana una nostra società, che si occupa dell’installazione e della manutenzione degli impianti costruiti in buona parte di queste aree. Una scelta strategica che ci ha consentito di essere al fianco dei nostri clienti riuscendo a servirli in maniera veloce e puntuale, dandoci inoltre l’opportunità di formare personale locale secondo opportuni criteri procedurali.
Il tema della formazione del personale è un impegno costante che ci siamo voluti dare. Crediamo infatti che le nuove generazioni siano di fronte all’opportunità di un grande salto professionale, aiutato dalle nuove tecnologie di comunicazione. A questo processo vogliamo dare il nostro piccolo contributo.
Sul quadrante mediorientale la nostra presenza non è molto diffusa. In Qatar abbiamo realizzato chiavi in mano un Ice bar permanente interamente in ghiaccio in occasione dei Mondiali di calcio dello scorso anno, mentre in Oman abbiamo sviluppato il progetto di una fabbrica per tonno e sardine da circa 40mila metri quadrati che, fra qualche mese, sarà in grado di produrre 800mila scatolette di tonno al giorno.

OMAN – PROGETTAZIONE DI UNA FABBRICA PER LA LAVORAZIONE DI TONNO E SARDINE
Quanto è importante la catena del freddo per le economie di questi paesi?
La catena del freddo in molti paesi è alquanto precaria e subisce diverse interruzioni, che compromettono non solo la qualità ma spesso anche la salubrità del prodotto. La mancanza di adeguate strutture a temperatura controllata sovraccarica le poche esistenti. Questo problema è fortemente diffuso tanto fra i piccoli agricoltori delle aree rurali, quanto nel commercio delle grandi capitali. Siamo davanti al paradosso nel quale il continente a più forte incremento demografico, con grandi aree di povertà e con altrettanto forte produzione agricola e ittica, si ritrova a non poter conservare il raccolto e quindi a distruggere enormi quantità di prodotti alimentari deteriorati.
Secondo la nostra esperienza, possiamo confermare che la catena del freddo ha fatto notevoli passi avanti, anche se spesso solo una parte della popolazione ne ha potuto usufruire. La sfida per i prossimi anni sarà proprio quella di garantire la sicurezza alimentare per tutti, costruendo infrastrutture moderne che rispondano agli standard internazionali in termini di igiene e in grado di garantire una corretta catena del freddo, dalla produzione fino al trasporto.

CUCINA INDUSTRIALE PER SCUOLA (GHANA)
Questa sfida ha diversi ostacoli: la discontinuità e la frammentazione dell’energia elettrica, che non assicurano una temperatura uniforme; e il trasporto, spesso realizzato con mezzi non coibentati, che vanificano la conservazione a monte della catena.
Fortunatamente ci sono anche nuove opportunità legate principalmente alle tecnologie green che consentiranno, fra non molto tempo, di migliorare notevolmente la diffusione dell’energia elettrica anche nelle zone rurali più lontane. La catena del freddo rappresenta quindi un settore vitale per tanti paesi dell’Africa e Friostar, insieme a tante altre imprese dell’eccellenza italiana, vuole essere protagonista di questa sfida, proponendo tecnologie a basso contenuto energetico che rispettino l’ambiente.
Quanto è apprezzato il saper fare italiano?
Tantissimo. Ben più di quello che siamo portati a pensare in Italia. In primo luogo, grazie alle generazioni che ci hanno preceduto e che hanno sempre dimostrato competenza, professionalità e una particolare elasticità che in queste aree è molto apprezzata. Mi spiego: chi opera in Africa sa bene che non sempre tutto funziona come un orologio svizzero, che l’imprevisto è sempre dietro l’angolo, che si possono presentare ostacoli risibili in Europa ma non in Africa. L’approccio italiano ci permette di trovare soluzioni creative, con una forte attenzione al dettaglio al fine di realizzare sempre opere belle e ben fatte.
Questo è un talento che vedo riconoscere all’Italia tutta. Per la nostra esperienza, quando l’impresa italiana riesce ad esprimere la propria professionalità è nelle condizioni di vincere anche davanti a concorrenti fra i più agguerriti.
Su quali nuovi mercati vorreste collocarvi?
La nostra strategia di sviluppo per i prossimi quattro anni prevede il consolidamento della presenza nell’Africa occidentale con una sempre più capillare espansione nel continente, dove la nostra esperienza ultradecennale in settori chiave per la crescita delle aziende locali dell’agrobusiness ci permetterà di dare un importante contributo all’intero settore. Nell’anno in corso e certamente nel biennio 2024/2025 la presenza nell’area mediorientale è uno dei nostri obiettivi.
Che suggerimenti darebbe a un’impresa che vuole approcciare i mercati di Africa e Medio Oriente?
Fatta la dovuta premessa che la ricetta non esiste, siamo certi di alcuni capisaldi che abbiamo imparato nella nostra esperienza in Africa e li proponiamo con piacere e umiltà. Il primo è riassumibile nella frase “Fate quello che volete, ma non fatelo da soli”. Da questo punto di vista, abbiamo trovato in Confindustria Assafrica & Mediterraneo un partner eccezionale sia dal punto di vista delle informazioni che da quello più strettamente operativo. Attraverso le relazioni maturate nell’associazione, abbiamo avuto l’opportunità di conoscere imprese che ci hanno aperto mercati in paesi dove non eravamo presenti.
Analogamente anche Friostar ha introdotto imprese italiane in Ghana. Crediamo che questo sia il primo passo per fare rete e quindi il tanto richiamato Sistema Paese. Da qui il secondo suggerimento: “Chiedete a chi quel percorso lo ha già fatto!”.
L’Africa è un continente meraviglioso ma pieno di contraddizioni, dove nulla si può dare per scontato ma tutto si impara.
Ultimo suggerimento: sedete al banco degli allievi e lasciate che sia l’Africa a farvi da insegnante. Detto in altre parole, occorre andare in Africa con lo stupore di un bambino e non con la saccenteria dell’europeo che si sente arrivato. Da qui si può costruire a vantaggio di tutti.
(Prossima uscita: 12 maggio)
Articoli precedenti:
Meghini (Metalmont): “L’Africa è ricca di opportunità”
Cesarini (Aviogei): “La nostra presenza in Africa è capillare”
Dal Pozzo (Sodimax): “Lavorare in Africa significa andare in Africa”
Martini (Studio Martini Ingegneria): “In Africa e Medio Oriente il mercato c’è”
D’Alessandro (Eemaxx Innovation): “In Africa l’Italia sia paese capofila per l’energia”
Chelli (Trusty): “Con la blockchain valorizziamo le filiere in Africa”
Pagliuca (PB): “Pronti a investire in Costa d’Avorio”
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Biglieri (Blend Plants): “L’Africa sarà il futuro dell’Europa”