
CAR SHARING
Il servizio di car sharing è oggi sempre più diffuso in diverse città d’Italia ed è utilizzato come strumento di mobilità ancora saltuario e sporadico, in alternativa alla vettura di proprietà ma anche al trasporto pubblico; ha fatto breccia anche in ambito aziendale, come testimoniano i tanti progetti di company car sharing già avviati. Il quadro di sviluppo di questa forma di smart mobility emerge dall’osservatorio su questo settore avviato dall’associazione Aniasa, che al proprio interno ha una sezione dedicata proprio agli “operatori dell’auto condivisa”, e dalla società di consulenza Bain&Company. Secondo gli ultimi dati, dal punto di vista territoriale, Milano e Roma si confermano, anche per caratteristiche strutturali, città d’elezione dell’auto condivisa. Le due metropoli rappresentano infatti circa l’80% del business complessivo, seguite da Torino e Firenze. L’utente tipo del car sharing, uomo, 38 anni, è pendolare e lo usa per raggiungere il lavoro; possiede in media 2,8 tessere e se ne serve senza preferenze per particolari operatori o modelli, verificando la disponibilità del veicolo più vicino. Grazie all’auto condivisa, quasi due utenti su dieci hanno già rinunciato all’auto di proprietà, che presenta costi di gestione più onerosi rispetto al car sharing per percorrenze annue medio/basse (fino a 8.300 Km/anno, per un’auto di medie dimensioni). Considerando il numero delle iscrizioni al servizio e le auto oggi disponibili in car sharing, è possibile stimare secondo Aniasa e Bain&Company che ogni vettura in sharing tolga dalla strada fino a nove automobili di proprietà. Secondo l’associazione, per trasformare il car sharing da alternativa tattica a soluzione strategica per la mobilità urbana, le istituzioni nazionali e locali dovranno uniformare la normativa sul settore e rendere omogenee le condizioni di uso nelle città.