
di Valerio Castronovo, Presidente onorario Musil
Dagli ultimi due decenni dell’Ottocento l’Italia è andata assumendo, a cominciare dal Nord-Ovest e da alcune località della Toscana e dell’Umbria, le connotazioni di un Paese con un’incipiente vocazione industriale. E ciò grazie alla formazione di un nucleo di medie-grandi imprese dedite, man mano, dalla produzione serica e laniera a quella cotoniera, dalla siderurgia alla meccanica di precisione, dall’estrazione di minerali, alla chimica, dalla cantieristica navale alla fabbricazione di cemento, dall’elettricità
all’automobile, ai pneumatici. Tutto ciò, insieme all’attività di progettazione dei Politecnici di Torino e Milano nonché all’apporto delle maestranze uscite da alcune scuole professionali, pose le premesse, all’inizio del Novecento, per il decollo industriale del nostro Paese e la sua partecipazione al processo di modernizzazione in corso nell’Europa nord e centro-occidentale. a Sebbene ancora distante dagli standard raggiunti nel frattempo da Gran Bretagna, Francia e Germania, l’Italia riuscì così a non subire la stessa sorte di altri Paesi dell’area balcanica e mediterranea rimasti inchiodati a un’economia per lo più arretrata e a una posizione marginale nello scenario internazionale. Anche perché la sua crescita economica coincise con una fase di significativi progressi in campo politico e sociale sia per l’avvento di un sistema democratico liberale sia per l’opera delle organizzazioni sindacali e della Confindustria nata in rappresentanza di varie associazioni di categoria e territoriali.

VALERIO CASTRONOVO
Questo itinerario iniziale della nostra industrializzazione e i suoi percorsi lungo i successivi decenni, sfociati nella trasformazione dell’Italia in un Paese industriale avanzato, costituiscono la trama e l’ordito del Museo industriale e del lavoro di Brescia, che nel giugno prossimo, con l’avvio dei lavori riguardanti la sua sede centrale, porrà il suggello a un’attività, durata oltre dieci anni, per la conservazione e la valorizzazione delle memorie storiche più significative del made in Italy.
Intitolato all’ingegnere torinese Eugenio Battisti, uno dei pionieri dell’archeologia industriale, il Musil è una delle più importanti istituzioni del genere in Europa. Fondato nel 2005 grazie al contributo finanziario della Regione Lombardia, della Provincia e del Comune di Brescia, possiede un eccezionale patrimonio documentario, risultante da un’opera di reperimento e raccolta di materiali (avviata dagli anni Novanta col patrocinio della Fondazione creata da Luigi Micheletti, un piccolo imprenditore locale, e della Fondazione della Civiltà bresciana). Oltre a migliaia di macchinari e prodotti industriali, conta una biblioteca con più di 100mila volumi; un emeroteca con 15mila testate tra riviste e quotidiani, fra cui figurano anche numerose testate estere. I suoi fondi archivistici (fra carte manoscritte o dattiloscritte) comprendono oltre 3.500 buste. Nella sua iconoteca sono raccolti circa 7mila manifesti; la fototeca consta di 200mila immagini, tra quelle su supporti fotografici tradizionali e quelle digitalizzate. La cineteca comprende 6.500 documentari industriali e pubblicitari. Particolarmente consistente, con circa 3mila cassette, è anche la collezione di filmati su supporti magnetici. Quanto alla parte della mediateca, annovera due sezioni costituite da un archivio sonoro (con 1.500 pezzi tra bobine, cassette audio e dischi) e una videoteca (con un migliaio tra cassette video in VHS e in altri formati).
Concepito e impostato in modo da reggere il confronto con i principali musei tematici europei – da quello della tecnica di Monaco di Baviera a quelli della tecnica industriale di Berlino e di Manchester, da quello della scienza e della tecnologia della Catalogna a quello de’ La Villette di Parigi – il Musil è un’istituzione polifunzionale che, insieme
alla conservazione e valorizzazione di un vasto e articolato complesso di collezioni documentarie (riguardanti i settori energetico, metallurgico, meccanico, tessile, tipografico e altri ancora), si occupa di diverse iniziative per lo sviluppo di appropriate forme di conoscenza e divulgazione scientifica e tecnologica.
A quest’ultimo riguardo opera alla stregua di un moderno “science center”, sulla base di un sistema di acquisizione e circolazione di informazioni e orientamenti su alcuni temi di particolare attualità, relativi alla ricerca applicata, ai rapporti fra industria e territorio, ai modelli di sviluppo sostenibile, a una nuova cultura dell’impresa e del lavoro.
E ha per suo principale riferimento il mondo della scuola e dei giovani. Dopo aver aperto dal 2008 tre siti (col museo dell’energia elettrica nella grande centrale dismessa di Cedegolo in val Camonica, con la “città delle macchine” a Rodengo Saiano e con un museo del ferro in un’antica fucina a San Bartolomeo, alle porte di Brescia), il Musil è giunto adesso all’ultimo stadio del suo progetto originario: l’allestimento, appunto, della sua sede centrale in una fabbrica metallurgica ottocentesca (la Tempini, oggi abbandonata, alla periferia della città), in base a disegno degli architetti tedeschi Klaus Schwerk e Jan Kleihnes. Quanto alle attività svolte nel frattempo, oltre alle “visite guidate” ai suoi singoli musei e laboratori, spiccano le iniziative dedicate all’alternanza scuola-lavoro e all’organizzazione di determinati eventi aziendali, nonché quelle espositive, con particolare riferimento a una rubrica televisiva popolare come “Carosello” e ai filmati su taluni momenti storici cruciali, come, per esempio, la mobilitazione industriale durante la Grande Guerra. Su questo duplice binario didattico e informativo sono in agenda per il futuro altre interessanti iniziative del Musil, in quanto può avvalersi, innanzitutto di un complesso museale come quello di Rodengo Saiano che è una sorta di “grande camera delle meraviglie”, con la sua struttura, in lastre di vetro e travi d’acciaio, per una lunghezza di 40 metri e un’altezza di undici. Nella sua facciata compaiono, ingigantiti da una singolare soluzione architettonica, alcuni dei duemila reperti (fra macchine utensili, motori e attrezzi) delle collezioni conservate all’interno dell’edificio.
D’altronde uno dei tratti distintivi del Musil consiste nel fatto che, oltre a annoverare un ampio e diversificato patrimonio di macchinari e materiali, è in grado di coniugare la storia dell’industria con quella del cinema e della televisione.
Le tecnologie e le fortune del cinema si sono infatti affermate di pari passo con gli sviluppi dell’industrialismo. I visitatori hanno così modo, nei laboratori del Musil, di rendersi conto del montaggio in sequenza di immagini nate separatamente, dalle soluzioni adottate per metterle in movimento; dell’introduzione del sonoro con un accompagnamento musicale, dell’avvento del colore (dopo che all’inizio le pellicole venivano colorate a mano), comparso alla fine degli anni Trenta, sino agli “effetti speciali”, preludio della “fiction” e della “realtà virtuale” dei giorni nostri.
Seimila sono i filmati in possesso del museo, tra documentari storici, d’attualità, industriali, pubblicitari e cartoni animati. Tra di essi spiccano un filmato del 1912, uno dei primi del genere, per la pubblicità della Borsalino, sottotitolato anche in inglese e spagnolo; e un altro di carattere storico, realizzato dalla Croce Rossa italiana in occasione della carestia in Russia nel 1920, pochi anni dopo la Rivoluzione d’Ottobre.
Inoltre appartengono all’esposizione permanente del Musil dedicata a Roberto Gavioli (uno dei protagonisti dell’industria cinematografica italiana, quale fondatore della Gamma Film di Milano attiva sino agli anni Ottanta) alcuni pregevoli documentari industriali e pubblicitari.
Uno di questi, dal titolo “La lunga calza verde”, è stato realizzato nel 1961, nella ricorrenza del centenario dell’Unità d’Italia. La casa cinematografica ambrosiana ha prodotto anche vari filmati di qualità con tecnologie d’avanguardia e documentari industriali di rilievo come, per esempio, “Elegia russa” del regista Nikita Mikhalkov, commissionato dalla Fiat nel 1990 per promuovere il lancio di nuove autovetture.
L’importanza del Musil sta quindi nel fatto che è un museo interattivo, in quanto promuove appositi progetti di ricerca, cura sperimentazioni dimostrative in laboratorio e realizza seminari e incontri con scuole, organizzazioni imprenditoriali e sindacali, sodalizi di categoria: sullo stesso modello di analoghe istituzioni europee, con cui è in rapporto.
Perciò, sulla base di un originale patrimonio sia di reperti materiali sia di documenti iconografici e di filmati, e di una vasta raccolta di monografie e periodici, il Musil costituisce un’istituzione unica del suo genere in Italia. E lo è, a maggior ragione, per la ricostruzione storica e l’analisi fra passato e presente di una contrada come il Bresciano, che costituisce dall’Ottocento in poi uno dei principali distretti industriali italiani sia per le sue diverse filiere d’attività manifatturiere e terziarie, sia per il suo
ruolo di punta nel movimento d’esportazione e nelle attuali dinamiche verso la produzione 4.0.