Guidata verso la decisiva svolta industriale, arrivata all’inizio degli anni 2000 dalla quarta generazione, Frezza Legnami ha continuato a migliorarsi riuscendo ad intercettare i desideri espressi dal mercato. Oltre che di semilavorati, l’azienda con base a Bari – 30 milioni di euro di fatturato nel 2021 e 30 dipendenti – si occupa anche di costruzioni in legno, compreso il settore dell’antisismico, e si pregia di aver fornito i propri materiali pure per lavorazioni in ambienti dal grande fascino artistico e culturale. “Abbiamo portato il nostro legno sul palcoscenico di teatri come il Petruzzelli di Bari e il San Carlo di Napoli, ma anche contribuito alla ristrutturazione del castello di Brindisi. Interventi ai quali Frezza Legnami ha partecipato in diverse vesti e dei quali siamo particolarmente onorati”, sottolinea Francesco Frezza, contitolare dell’azienda barese (nella foto in alto).
Per essere sempre in grado di soddisfare le necessità di una clientela piuttosto esigente, soprattutto negli ultimi venti anni l’azienda ha dovuto offrire legnami di grande qualità. Materiali, non solo per la bioedilizia, provenienti un po’ da tutto il mondo. “Ci forniamo principalmente nel Centro e Nord Europa, con un’attenzione particolare ad Austria, Germania, Svezia e Finlandia – spiega Frezza –. Con l’aumento dei prezzi dei trasporti a lunga gittata tramite container non abbiamo avuto troppo scelta e siamo stati costretti ad abbandonare il mercato asiatico. Situazione contingente che, se da una parte ci ha penalizzato, dall’altra ha permesso di dare rinnovati stimoli a quello che è di fatto parte del core business della nostra impresa. Il settore dei salotti, che era in grande sofferenza a causa della concorrenza cinese, per le chiusure di quelle tratte ha infatti visto agevolata la propria ripresa”.
Un concatenarsi di situazioni favorevoli alla riconquista di spazi commerciali che ha finito per premiare gli sforzi della Pmi pugliese, impegnata giornalmente a ricercare il legno migliore per i diversi impieghi in cui viene utilizzato. “Uno dei principali articoli presenti nell’offerta dell’azienda è sicuramente l’abete, anche se ci chiedono pure il pino e ultimamente c’è un grosso interesse per il legno massello grezzo”, commenta il contitolare dell’impresa barese.
Toccata come le altre aziende italiane dalla decisa impennata dei costi dell’energia, Frezza Legnami sta cercando di barcamenarsi in questo complicato periodo anche attraverso lo sfruttamento dei propri pannelli solari. “Su tutti i capannoni abbiamo fatto la scelta di installare impianti fotovoltaici e, anche se non sfruttiamo direttamente quell’energia, la mettiamo in rete nell’ottica di fare fronte a bollette raddoppiate. In ogni caso, dipende sempre da quanto incide l’energia sulla produzione: noi riusciamo ad andare avanti senza troppi scossoni perché la richiesta c’è e il settore resta vivace. Certo, se dovesse peggiorare il trend energetico in modo insostenibile, saremmo costretti a fermarci pure noi”.
Nel frattempo, avendo anche fatto investimenti grazie agli incentivi, nonostante quanto accaduto negli ultimi due anni a causa della pandemia, i numeri per la Pmi di Bari continuano a crescere. “Fortunatamente il Covid-19 non ha frenato il trend positivo, tanto che siamo stati in grado di inserire nuovi macchinari nella produzione e proposto altri prodotti semilavorati a chi si serve da noi – chiarisce Francesco Frezza -. Tra i nostri clienti abituali ci sono i piccoli rivenditori di legname, oltre a salottifici, al mondo dell’arredamento e quello dell’edilizia. In quest’ultimo abbiamo progressivamente allargato il raggio d’azione dedicandoci a nuove idee”.
Per il futuro prossimo – con qualche cambiamento già in atto –, l’azienda pugliese dimostra di avere le idee chiare. “Per prima cosa stiamo incrementando la rete vendita sulla dorsale adriatica e ci proponiamo di ampliare il settore industriale, capace di darci un’ulteriore spinta soprattutto nei semilavorati che produciamo per il distretto dell’arredamento. All’estero ci siamo affacciati sul mercato albanese, ma il progetto è ancora in fase embrionale considerato che, non conoscendo bene le dinamiche interne a quella economia, forzare i tempi risulterebbe sicuramente controproducente”, conclude Frezza.