Siamo di fronte alla più grave crisi dal dopoguerra ad oggi. Una crisi prima di tutto sanitaria, che sta provocando migliaia di vittime in tutta Europa e non solo. Qual è la situazione in Bulgaria?
La Bulgaria è un paese piccolo, stiamo parlando di un territorio grande più o meno come il nord Italia, poco popolato, sette milioni di abitanti circa principalmente concentrati nella capitale, Sofia. In aggiunta, siamo in una delle regioni più povere d’Europa, quindi la situazione non è proprio delle migliori.
Il governo, dopo un primo momento di attendismo, ha introdotto provvedimenti simili a quelle che abbiamo in Italia per cercare di limitare il numero dei contagiati.
Le stime ufficiali vedono ancora numeri molto bassi, ma la percezione che si ha dalle notizie che provengono dagli ospedali della capitale lascia ipotizzare numeri molto più importanti. Insomma si percepisce tensione, preoccupazione, ma penso siamo ancora lontani dalla crisi che si sta vivendo in Lombardia.
Quali provvedimenti ha preso il governo locale per contrastare l’espandersi dell’epidemia?
Come ho detto, qui il governo non ha reagito subito, anzi, inizialmente tendeva quasi a minimizzare i rischi. Poi, presa coscienza della situazione, è stato dichiarato lo stato d’emergenza, con tutte le limitazioni che ne conseguono. A livello pratico, sono state introdotte tutte quelle misure che stiamo vivendo in Italia (smartworking, autocertificazione per gli spostamenti, divieto di assembramento, etc). Le attività commerciali sono state chiuse, così come ristoranti, alberghi, settore turistico e culturale. Mercoledì scorso è stata pubblicata la nuova legge per fare fronte all’emergenza con le prime misure proposte per supportare la crisi.
Anche qui devo dire che la Bulgaria ha seguito la falsa riga italiana, almeno in alcuni punti. I più rilevanti forse sono la sospensione di more o penali per i mancati pagamenti di mutui o crediti finanziari, lo slittamento del termine di presentazione dei bilanci e della dichiarazione dei redditi per le persone fisiche (a fine giugno), insomma interventi atti ad alleggerire gli impegni fiscali e finanziari alle aziende e alle famiglie.
Per quanto riguarda le attività produttive, in Italia il governo ha deciso un’ulteriore stretta, consentendo soltanto le produzioni essenziali, come quelle legate alle filiere del farmaco e dell’alimentare. Come si sta muovendo la Bulgaria?
Al momento non sono ancora stati imposti blocchi alla produzione, ma vige solo l’invito a far svolgere in smartworking alcune attività. Per tutti quei lavori in cui è necessaria la presenza in fabbrica, c’è l’obbligo di assicurare il rispetto del protocollo sanitario richiesto.
Purtroppo, però, devo dire che il governo non sta ancora introducendo, come sarebbe auspicabile e necessario, politiche di intervento a supporto delle imprese.
Per esempio, la cassa integrazione come la conosciamo in Italia in Bulgaria non esiste, in compenso però il governo ha istituito un fondo di supporto che dovrebbe contribuire al costo dei dipendenti per il 60%, il restante 40% rimarrebbe a carico delle aziende (e con diverse esclusioni in base al settore di appartenenza).
Ovviamente come Confindustria Bulgaria ci siamo adoperati, fin da subito per sottoporre al governo proposte articolate di aiuto per sostenere le aziende in questo particolare momento di emergenza.
Quali difficoltà stanno affrontando gli imprenditori italiani che hanno attività in Bulgaria?
Onestamente, ora non si può più fare una distinzione tra aziende italiane, bulgare o altro: stiamo vivendo tutti le nostre difficoltà, siamo tutti sulla stessa situazione.
L’approvvigionamento delle merci, dei componenti e delle materie prime per lavorare sta diventando un problema per tutti, determinato dalla difficoltà del transito delle merci causato, a sua volta, dai blocchi delle frontiere e dall’annullamento dei voli aerei.
Il calo delle commesse in alcuni settori è enorme. Per esempio, le aziende che lavorano nel settore tessile, calzaturiero, giardinaggio, e quindi molto stagionale, si sono visti annullare gli ordini; per la prima volta il problema della mano d’opera è inverso: le aziende sono costrette a diminuire l’organico per ridurre i costi facendo fronte alla riduzione delle attività. E questo vale per tutti, non solo per quelle italiane.
Ci sono state criticità nel trasporto di merci da e verso l’Italia?
Parlare di criticità è un eufemismo. Quasi da subito la rotta balcanica è diventata impraticabile, alcuni paesi hanno chiuso le frontiere bloccando anche il traffico delle merci, includendo anche quelli non aderenti all’Ue. Al momento l’unica via praticabile è quella dalla Grecia e poi in traghetto verso l’Italia, ma esistono una serie di vincoli di quarantena per gli autisti e soprattutto posti limitati sui traghetti che rendono comunque l’operazione costosa e lenta. Insomma, quello dei trasporti è un problema, per le imprese che si interfacciano con l’Italia serissimo, forse a oggi, il più critico.
Sono però fiera di dire che il Sistema Confindustria si è subito attivato, Confindustria Est Europa, le singole Rappresentanze Internazionali e Confindustria nazionale hanno da subito avviato un dialogo di confronto che ha portato la questione fino alla Commissione europea che ha poi preso in carico la questione. Sono gesti forti che fanno davvero capire quanto sia importante restare sempre uniti.
Avete fatto richieste specifiche al governo bulgaro?
Come ho detto, la legge per fare fronte all’emergenza è stata approvata da poco, le misure sono ancora in fase di implementazione, revisione e discussione.
Attualmente Confindustria Bulgaria ha raccolto i suggerimenti degli associati e sta lavorando a una lettera di proposte per il sostegno alle aziende da sottoporre al governo bulgaro.
Verosimilmente le nostre posizioni verranno presentate entro lunedì, ma vorremmo riuscire a concertare la nostra azione insieme alle altre associazioni bilaterali imprenditoriali presenti sul territorio per avere più forza possibile e questo potrebbe rallentare di qualche giorno il processo.
Come state gestendo i rapporti con gli associati in questa fase? Avete attivato servizi specifici?
Per noi Rappresentanze internazionali, il rapporto con gli associati forse è ancora più importante che in Italia. All’estero non siamo solo un punto di riferimento per l’imprenditoria, ma anche un legame con l’Italia, con la propria prima casa. In breve, il senso di appartenenza è qualcosa di molto forte che lega i nostri associati all’associazione e viceversa.
Rispettando le indicazioni su distanze e spostamenti, posso dire che c’è un contatto di telefonate, e-mail, messaggi costante tra i nostri imprenditori e l’associazione. Nelle sole prime due settimane dell’emergenza, il nostro ufficio ha contattato la maggior parte delle aziende associate e posso dire con grande orgoglio che una buona parte di loro ha contattato il nostro ufficio per sincerarsi che stessero tutti bene.
Posso riassumere la nostra strategia attuale dicendo che massima priorità viene data nel dare supporto istituzionale e imprenditoriale alle aziende, raccogliendo informazioni sulle loro criticità in modo da avere un quadro chiaro delle problematiche, così da poter essere il più efficace possibile nel proporre manovre puntuali al Governo. Nel fare ciò, tuttavia, stiamo prestando ancora più attenzione all’aspetto umano dell’associazione, perché prima che imprenditori, siamo persone. Come servizio specifico abbiamo creato una pagina dedicata sul nostro sito Internet dove sono raccolti tutti gli aggiornamenti in merito all’emergenza relativa a Italia e Bulgaria; allo stesso tempo, ogni giorno teniamo informati gli associati tramite la newsletter che in questo periodo è focalizzata sul tema coronavirus.
Confindustria ha ribadito che il diritto alla salute di tutte le persone e quello di lavorare in condizioni di sicurezza sono prioritari, rispondendo alle polemiche da parte dei sindacati degli ultimi giorni. Come sta reagendo il sindacato locale?
In Bulgaria i sindacati non sono strutturati e organizzati come in Italia. Per ora non si è parlato di scioperi o altro, le singole aziende stanno gestendo la situazione con i propri dipendenti al meglio.
Le sue aziende, MBM Metal Work e Meroni e f.lli, sono attive nella lavorazione a freddo di metalli e nella costruzione di stampi sia in Bulgaria, nella zona industriale di Ruse, che in Italia, a Dolzago. Come sta affrontando queste settimane?
La priorità per entrambe le sedi produttive è stata la sicurezza dei miei dipendenti, loro sono il vero valore delle aziende. Devo dire che tutto il personale è stato estremamente collaborativo e reattivo: dall’amministrazione hanno riorganizzato il loro lavoro per via telematica più velocemente di quanto io stessa non sia riuscita a fare; dalla produzione invece, abbiamo predisposto tutte le misure indicate dagli organi competenti e tutti le hanno rispettate pedissequamente. Nell’emergenza, è stato davvero bello vedere come tutti abbiano collaborato e si siano adattati.
Dal punto di vista pratico comunque, ho dovuto agire in due modi diversi per i due paesi. Attualmente in Bulgaria non c’è ancora nessun blocco della produzione, le attività possono procedere senza particolari restrizioni se non quelle precauzionali. Il vero problema è legato alla difficoltà dei trasporti da e verso il paese, e soprattutto dal calo che delle richieste che i clienti dall’Italia hanno registrato. Valuteremo con l’evolversi della situazione eventuali manovre operative.
E per quanto riguarda l’Italia?
Fino a quando è stato possibile restare attivi, la produzione non ha subìto cali, né in termini di numeri, né in qualità, ma anche qui abbiamo avuto ritardi causati dai trasporti per l’esportazione, dovuti alla chiusura delle frontiere. Questo ha comportato non solo difficoltà nel reperire i mezzi di trasporto, ma anche nel riuscire a contenerne i costi.
Ora che in Italia, con l’applicazione del Dpcm del 22 marzo, la maggior parte delle aziende resteranno chiuse fino al 3 aprile, sperando non si prolunghi oltre, i problemi che incontreremo non saranno indifferenti.
A livello di policy, il mio motto in questo momento è: mantenere la calma, rimanere positivi ed essere razionali. Certamente il momento è difficile, ci aspettano mesi complessi, ma andando avanti con una visione d’insieme chiara e ponderata si riuscirà a uscire anche da questa crisi. È qui che si vede il valore dell’imprenditore, nel prendere scelte efficaci e difficili, facendosi carico delle difficoltà e infondendo al tempo stesso fiducia e positività ai propri collaboratori. Ci sarà molto da “ricostruire”, anzi ora è il momento di reinventarsi, adeguandoci a ciò che il mercato richiede. E per allora, noi saremo pronti.