
Carte di credito ma anche bancomat, tessere fedeltà e da gioco, fino ai biglietti da visita e alle smart card progettate da aziende attive nell’aerospazio e nei sistemi di sicurezza. Sono alcuni dei prodotti realizzati con i fogli di Pvc prodotti da Spica Srl, l’azienda varesina attiva nel settore plastico con sede a Castiglione Olona. Si tratta di una realtà di 60mila metri quadrati, nata nel 1953, quando la vicina Mazzucchelli 1849 Spa, l’impresa adiacente attiva nella produzione di semilavorati di materie plastiche, decise di allargarsi, installando la prima linea di calandratura in Pvc, costituendo così la base di quella che è l’attività odierna. Oltre 65 anni di attività, circa 150 addetti, 13mila tonnellate di merce prodotta all’anno per un fatturato che arriva ad aggirarsi intorno ai 50 milioni di euro. Numeri che raccontano una storia d’impresa che continua a crescere, in termini produttivi, di occupazione, ma anche sotto il profilo della sostenibilità ambientale.

LA SEDE DI CASTIGLIONE OLONA
Più precisamente Spica – dal nome della stella più luminosa della costellazione della Vergine e tra le quindici stelle più brillanti del cielo , osservabili a occhio nudo –, è la nuova denominazione di un’attività manifatturiera che nel corso degli anni ha cambiato più proprietà, anche dal calibro internazionale. Dal produttore olandese, European Vinyls Corporation alla multinazionale inglese Ineos e al Gruppo indiano Bilcare, per poi passare al Gruppo Liveo con base in Svizzera e stabilimenti in Germania e negli Stati Uniti. Fino a che Dubag, una società di private equity di Monaco di Baviera, nell’estate del 2021, ha acquistato il 100% delle quote di Spica trasformandola, così, in una società autonoma. Segno di quanto know how, capacità di sviluppo e competitività internazionale di un’azienda, come Spica appunto, possano attirare investimenti stranieri sul territorio.
Quelli che realizza lo stabilimento di Castiglione Olona sono fogli di Pvc, per la creazione di carte di credito, fedeltà e da gioco, ma anche di smart card per pagamenti, controllo accessi e telefonia. A Spica si rivolgono colossi dell’aerospazio del calibro di Thales, la multinazionale francese attiva anche nei comparti della difesa, della sicurezza e del trasporto. Altro esempio del parco clienti dell’azienda varesina è Idemia specializzata, invece, in soluzioni per la sicurezza e identità elettronica. Senza dimenticare la tedesca Giesecke+Devrient, con sede a Monaco di Baviera, che fornisce servizi di stampa di banconote, carte elettroniche e sistemi di gestione del contante.
Praticamente, con quattro calandre, due linee di spalmatura (per il rivestimento) e un vero e proprio reparto di trasformazione, Spica converte le resine di Pvc in fogli che, una volta raggiunti gli stabilimenti produttivi dei clienti, diventano MasterCard, Visa, American Express e, più in generale, carte bancarie per le multinazionali e per i Gruppi come Bper, ma anche pellicole resistenti ai batteri, display card e carte biometriche; spesso completamente sostenibili. Spica, infatti, guarda all’ambiente offrendo ai clienti la possibilità di avere un prodotto realizzato con materiale 100% riciclato, anche se molte volte sono gli stessi produttori che, provenendo da paesi con forti politiche di green economy, raccolgono il sentiment del territorio di riferimento e richiedono per la loro produzione materiali sostenibili.

IL REPARTO DI PRODUZIONE
Alcuni film di Pvc sono lisci, altri più ruvidi al tatto; il tutto dipende dalla loro funzione: ad esempio, quelli che verranno tagliati per creare carte da gioco devono essere più rugosi, per poterle maneggiare meglio. Ma tutti i fogli passano per tre principali fasi di produzione: la calandratura, la laccatura e la finitura. Come spiega il direttore di stabilimento, Paolo Pisani, “il primo step riguarda la lavorazione della resina base, che prevede fasi denominate miscelazione ed estrusione, per trasformare la polvere in un materiale plastico per la successiva calandratura, cioè la deformazione della massa plastica in forma di foglia continua. Successivamente, al film calandrato può essere applicato uno strato di lacca con un processo specifico definito di spalmatura; praticamente un cilindro trasferisce la lacca sul film con una precisa grammatura. E, infine, avviene la finitura, ovvero il taglio secondo le dimensioni richieste in fogli e bobine, e l’imballaggio”.
Un sistema produttivo che nel 2021 ha generato un fatturato di 46 milioni di euro; una cifra a sei zeri, per il 95% frutto di export, che l’azienda prevede nel 2022 possa arrivare a toccare i 60 milioni. “Siamo un fornitore globale con una concorrenza che non è così forte come noi – ammette l’amministratore unico Massimo Francalanci (nella foto in alto) –. Stiamo conquistando ulteriori quote di mercato e investendo per aggiungere capacità produttiva nel sito di Castiglione Olona; con il desiderio di allargarci e produrre anche altrove”. Potremmo, quindi, definire Spica come una piccola nicchia globale con ancora grosse possibilità di crescita, anche se è già ovunque nel mondo, esportando anche in paesi come la Nuova Zelanda e del Sud America. Questo è il raggio d’azione e il suo territorio quotidiano di esportazione.
Riguardo la domanda green di prodotti con base non-virgin raw material (materia prima non vergine, ndr), invece, Francalanci aggiunge: “Stiamo cavalcando il trend, in crescita impetuosa, di tali richieste che provengono, principalmente, dal mondo delle carte di credito. Una domanda a cui riusciamo stare al passo avendo sviluppato, un paio di anni fa, prodotti a base di Pvc riciclato, di cui siamo ancora oggi i promotori”. Quella di cui parla è la gamma dei prodotti SICO-R, al centro di quella che è la strategia aziendale di sviluppo ecosostenibile, a partire dalla produzione.
Ma non è tutto. Nell’ottica di divenire una società ESG (Environmental, Social e Governance) compliant, cioè impegnata sui fronti della sostenibilità ambientale, sociale e amministrativa, la mission aziendale volge lo sguardo anche verso il risparmio energetico. Per questo, oltre all’incremento di pannelli solari, i 30mila metri quadrati esterni del sito vedono anche l’installazione di un impianto di trigenerazione con lo scopo di autoprodurre energia ed essere totalmente indipendenti a livello energetico per quanto riguarda il reparto produttivo.
Spica cerca, così, di ridurre al minimo il consumo di risorse, ma anche la quantità di rifiuti, le emissioni, le sostanze pericolose per l’ambiente e di proteggere i dipendenti e la loro salute, con severi standard di sicurezza sul lavoro. L’impresa guarda a tutti i livelli di sostenibilità: dagli operai ai vertici, fino al prodotto e all’azienda nel suo complesso. A confermarlo le certificazioni come, ad esempio, Ecovadis, e le prossime ISO 50001, 14001 e 45001.