Quali sono le grandi sfide che ci attendono da qui al 2050?
I dati riportati dalla FAO mostrano una situazione drammatica in molte parti del mondo: quasi un miliardo di persone non ha accesso alla quantità minima di alimenti su base giornaliera e questo stesso miliardo di persone non ha accesso ad acqua sicura.
Su questo credo che sia doveroso riflettere e lavorare al fine di trovare una cura concreta per questa piaga che da troppo tempo affligge il genere umano.
Mentre in una metà della terra si muore ancora per fame, l’altra metà muore a seguito di patologie di vario genere causate da un sovra-alimentazione, che porta all’obesità, a malattie cardio-vascolari, a tumori ecc. Questi aspetti, seppur opposti, presentano un denominatore comune: l’alimentazione.
Nel momento in cui dobbiamo assicurare ad ogni singolo individuo una corretta alimentazione la produzione alimentare diventa una sfida globale.
Una sfida, della quale solo pochi anni fa, non si parlava.
Personalmente ricordo che in tutti i convegni scientifici il fulcro dei dibattiti era il miglioramento della qualità dei prodotti e non l’aumento della produzione. Oggi invece abbiamo estrema necessità di aumentare la produzione di alimenti a livello mondiale.
È stato stimato, infatti, che nel 2050, il numero degli abitanti della terra raggiungerà la soglia dei 9,5 miliardi, con densità maggiore in Asia e India, paesi che già oggi sono caratterizzati da un deciso aumento del consumo di generi alimentari.
In base a queste stime si rende quindi indispensabile un aumento della produzione agricola, senza però un incremento della superficie coltivabile, in quanto le risorse naturali sono già sfruttate oltre il limite consentito e l’aumento della popolazione mondiale si traduce necessariamente in una diminuzione del terreno coltivabile.
Come fare per sfamare tutti?
Bisogna, quindi, cercare di sviluppare piante che siano tolleranti alle malattie e che necessitino di un minor quantitativo di acqua. Questo ridurrebbe le perdite consentendo un guadagno di produzione fino al 30%.
Inoltre oggi si rende necessario apportare miglioramenti nella qualità nutrizionale degli alimenti e anche impiegare le piante come bio-fabbriche a basso costo per la produzione di medicinali e di chimica fine.
In fondo le piante hanno bisogno solo di un po’ di terra, di un po’ di acqua e di qualche sale minerale, rappresentando, quindi, bio-fabbriche di grande interesse.
Nel mondo c’è anche un grande problema di scarsità d’acqua. Cosa può fare la scienza in questo senso?
L’acqua è fondamentale per la nostra vita. Forse potremmo vivere senza petrolio, ma sicuramente la vita senz’acqua non è possibile. Senza di essa non si può coltivare e non producendo beni alimentari non possiamo vivere. Ad esempio per produrre una tazza di tè ci vogliono 35 litri d’acqua. Per un bicchiere di birra ce ne vogliono 75, per uno di vino 120, per una mela 57, per un piatto di riso 340, per 100 grammi di formaggio ci vogliono 500 litri d’acqua, per una bistecca di maiale 960.
Oggi si parla di acqua virtuale: ci sono paesi, quali Asia, Cina e Corea, che non possiedono campi irrigati in quantità sufficiente per produrre gli alimenti di cui hanno bisogno e sono quindi costretti a importare i generi alimentari da altri paesi.
Importare in Cina 1 Kg di riso prodotto in un altro paese significa importare 5.000 litri di acqua. Il commercio mondiale di acqua virtuale >
lo si attua dunque attraverso proprio l’importazione e l’esportazione di alimenti.
Grazie all’impiego di tecniche di biologia molecolare e ingegneria genetica sempre più sofisticate, è ora possibile fare ciò che fino a non molto tempo fa era considerato pura fantasia: produrre piante che siano in grado di crescere e produrre frutti in carenza d’acqua, quindi con una maggiore tolleranza alla siccità.
Come sono correlati cibo e salute?
Nei paesi a basso reddito la priorità maggiore è riuscire a garantire cibo ad ogni persona al fine di prevenire le carenze nutrizionali, principali causa di morte. Ma anche noi abbiamo qualche problema da risolvere in termini di salute, nel senso che: se vogliamo andare verso quella che si chiama medicina preventiva, la prima cosa da fare è nutrirci in maniera sana.
In fin dei conti noi siamo ciò che mangiamo, perché tutto ciò che assumiamo con gli alimenti diventerà poi parte integrante delle nostre cellule. Oggi inoltre dagli studi di nutrigenomica sappiamo che alcune molecole presenti negli alimenti sono in grado di modulare l’attività dei nostri geni. In base alle nostre scelte noi possiamo aumentare o diminuire il rischio di sviluppare malattie croniche.
Bisogna fare scelte alimentari semplici e sane e incoraggiare l’attività fisica, non dimenticando di mangiare cinque porzioni di frutta e verdura al giorno.
Quindi possiamo dire che R&I, industria, biologia molecolare e genetica giocano un ruolo primario nell’agricoltura e nell’alimentazione?
Tutti i vegetali che oggi consumiamo sono stati modificati dall’uomo in modo estensivo nel corso di una millenaria pratica agricola, inizialmente applicata in modo empirico e poi sempre più mirata alla selezione di piante più produttive e di migliore qualità.
All’inizio del ventesimo secolo le piante coltivate sono state migliorate con l’applicazione delle conoscenze scientifiche: l’avvento della genetica ha consentito di mettere a punto piani di selezione basati su un preciso disegno di incroci, al fine di ottenere nuove varietà più produttive e meglio adatte all’ambiente di coltivazione.
Il miglioramento genetico tradizionale, lo sviluppo di tecniche di coltivazione avanzate anche attraverso l’innovazione delle tecnologie di meccanizzazione agricola e impianti di irrigazione, negli ultimi 100 anni (e in modo particolare negli ultimi 50) ha portato a continui aumenti nei livelli di produttività e nella qualità dei prodotti, ma ciò ha comportato che le specie attualmente coltivate non hanno più molte somiglianze con quelle da cui sono state derivate. Inoltre le conoscenze ottenute attraverso il sequenziamento del Dna di tante specie vegetali e da tutti gli studi scientifici che ne sono conseguiti, ci permettono oggi di progettare piante ancora più resistenti e produttive.
Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo poter utilizzare tutte le tecniche che abbiamo a disposizione: dal breeding classico a quello molecolarmente assistito, a tecniche di ingegneria genetica.
Non è importante il metodo di produzione quello che alla fine dovrebbe essere valutato è solo il prodotto finale.