Segnali preoccupanti nell’interscambio italo-tedesco. Alcuni dei settori nevralgici hanno visto scendere i propri valori nei primi cinque mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente – il chimico farmaceutico, per esempio, è passato dai 14,95 agli 11, 81 miliardi di euro, mentre il siderurgico è sceso dagli 11,3 ai 10,02 –. Un quadro determinato dall’inflazione e dalla recessione, che non va assolutamente sottovaluto per le forti implicazioni che ha per l’industria italiana.
Sono solo alcuni dei dati da cui è partito il dibattito fra gli ospiti dell’incontro “Italia-Germania: transizioni, nuove geografie di filiera e opportunità per le Pmi” tenutosi oggi a Bologna nell’ambito di “Farete”, la manifestazione promossa e organizzata da Confindustria Emilia.
A volere fortemente questo evento è stata Piccola Industria Confindustria, che con un progetto ad hoc ha deciso di approfondire i cambiamenti delle filiere globali attraverso il punto di vista dei responsabili delle politiche di acquisto e di approvvigionamento delle grandi industrie manifatturiere e, in particolare, di quelle attive nei principali paesi di esportazione per l’Italia. Il paese scelto per il primo approfondimento è, per l’appunto, la Germania e l’incontro è stato organizzato in collaborazione con AHK Italien – Camera di Commercio Italo-Germanica e con Fondirigenti.
Durante la tavola rotonda i tre manager intervenuti – Jan Kistner, head of Corporate Purchasing TRUMPF Werkzeugmaschinen SE+Co. KG, Florian Schupp Purchasing & Supplier Management Automotive Technologies Schaeffler Automotive Buehl GmbH & Co. KG e Christian Poehlking, Cfo & Administration Director Boehringer Ingelheim Italia SpA – hanno illustrato, infatti, come stanno operando per affrontare la doppia transizione, digitale e green, in un contesto economico caratterizzato da alti tassi e da una situazione geopolitica instabile.
L’aspetto da tenere presente per ogni analisi è uno e ben noto, ovvero il fatto che le manifatture italiane e tedesca sono profondamente integrate, come dimostrano i dati dell’interscambio Italia-Germania che ha il suo fulcro proprio nel settore manifatturiero, che vale oltre la metà del valore totale degli scambi. L’ultimo record risale proprio allo scorso anno, il 2022, con 168,5 miliardi di euro (Fonte: elaborazione AHK Italien su dati Istat).
“Un trend che – si legge nel comunicato diffuso al termine dell’evento – ha continuato a crescere anche durante la pandemia e la guerra in Ucraina, dimostrando come esso non derivi né da effetti rimbalzo né unicamente da dinamiche inflattive, ma da un’interdipendenza strutturale”. Fra i settori più caratterizzanti, tanto nell’export quanto nell’import, vi sono la siderurgia, il chimico-farmaceutico e quello dei macchinari e dei mezzi di trasporto. “Inoltre questi settori – prosegue la nota – sono quelli dove più forte è la presenza di aziende italo-tedesche nei due paesi, che alimentano spesso indotti significativi anche al di fuori dell’interscambio strettamente inteso”.
“Le catene del valore e la loro evoluzione sono da tempo al centro delle riflessioni di Confindustria proprio perché rappresentano un elemento di preoccupazione e una sfida strategica per le aziende nei prossimi mesi e anni – ha sottolineato il presidente della Piccola Industria di Confindustria Giovanni Baroni, rinviando alla presentazione del volume, a cura del Centro Studi Confindustria, “Catene di fornitura tra nuova globalizzazione e autonomia strategica” il prossimo 22 settembre.
“Tutelare i rapporti Italia-Germania – ha spiegato – significa lavorare per vincere questa sfida e sostenere una parte rilevante del nostro tessuto produttivo: penso in particolare alle Pmi che spesso svolgono un ruolo cruciale nelle catene di fornitura”. A questo scopo servono, dunque, “politiche industriali comuni: i due sistemi economici sono così interconnessi da rappresentare un unico ecosistema, e pertanto integrare strategie e soluzioni, soprattutto in materia ambientale e digitale, può essere cruciale per aiutare le imprese a far fronte a una nuova fase di stress senza rinunciare a lavorare su priorità non rimandabili, come la transizione ecologica”.
“Con la pandemia e la guerra in Ucraina, abbiamo visto fenomeni di rientro delle catene del valore, che creano opportunità per le piccole e medie imprese italiane – ha evidenziato Paolo Poma, vice presidente AHK Italien e Cfo e Consigliere delegato di Automobili Lamborghini –. Il contesto attuale, però, può mettere a repentaglio i nostri legami ed è per questo che il dialogo, politico ma anche economico, tra i nostri due paesi è fondamentale in questa fase, per innovare i nostri sistemi produttivi compiendo la transizione e conservando il nostro ruolo leader nella manifattura europea”.