
Imprenditori e manager devono misurarsi ogni giorno con cambiamenti repentini, non prevedibili. Non hanno più certezze, gli eventi sono sempre più concatenati e interdipendenti. Un mondo di continue discontinuità che presenta per le aziende, piccole o grandi che siano, sfide enormi. Approcci e strumenti di management che hanno funzionato molto bene nel passato mostrano in questo contesto il loro limite. Pertanto le aziende devono saper sviluppare nuove capacità di risposta fortemente orientate alla flessibilità e alla reattività.
Un elemento chiave è senza dubbio la capacità di promuovere processi di apprendimento continuo che permettano alle risorse umane impegnate in azienda, a tutti i livelli, di poter rispondere in modo veloce e adattivo alle diverse situazioni. Gli esperti di management hanno coniato il termine “learning agility” proprio per indicare quell’attitudine ad apprendere anche, e soprattutto, al di fuori dei contesti tradizionali delle aule di formazione specificatamente dedicate a questi scopi. L’apprendimento deve essere continuo, proiettato lungo tutto l’arco della vita professionale, il cosiddetto life long learning.
Sviluppare la learning agility richiede approcci e proposte che vanno bel oltre la tradizionale formazione erogata in aula. Trasferire conoscenze da un docente, benché bravo e preparato, a un gruppo di partecipanti seduti ad ascoltare difficilmente si traduce in un vero cambiamento dei comportamenti individuali. Di conseguenza, non si innescano quei processi di change management che servono alle imprese per rispondere alle complessità precedentemente evidenziate.
Per essere efficace, la cosiddetta formazione executive o manageriale deve creare le condizioni per favorire un apprendimento individuale che, variamente combinato, alimenta l’intelligenza collettiva dell’organizzazione. Le esperienze di apprendimento non si possono limitare a momenti formali e occasionali di formazione tradizionale in aula, ma devono accadere quotidianamente anche durante lo svolgimento delle proprie attività. L’apprendimento si estende oltre i confini spazio-temporali del lavoro in ufficio o in fabbrica, deve avvenire ovunque e in ogni tempo, con un concetto di total learning che richiede alle persone un ruolo sempre più attivo.
Se questo è lo scenario di riferimento, ecco le sfide da affrontare. Prima sfida: l’apprendimento continuo richiede lo sviluppo di percorsi formativi sempre più individualizzati, che tengano in considerazione i livelli di preparazione iniziali, le capacità delle singole persone e i risultati effettivamente conseguiti. Per questo scopo, è fondamentale procedere a una valutazione delle competenze, sia in fase iniziale che durante il percorso di apprendimento, attraverso appositi strumenti (assessment tool). Inoltre, si stanno diffondendo piattaforme di e-learning che, anche grazie al contributo dell’intelligenza artificiale, sono in grado di veicolare i contenuti che meglio rispondono alle esigenze di apprendimento del singolo (adaptive learning). In base ai continui momenti di verifica sull’effettivo livello di apprendimento, queste piattaforme sono in grado, in maniera del tutto individualizzata, di riproporre contenuti che hanno generato qualche difficoltà oggettivamente misurata o suggerire specifici approfondimenti per chi ha dimostrato un particolare interesse verso una determinata tematica.
Seconda sfida: i percorsi di formazione devono essere fruibili nei tempi e nei modi che facilitano l’apprendimento. Si passa da un processo di apprendimento eterodiretto a uno autodiretto, dove il ritmo di fruizione non è determinato da un rigido calendario imposto, ma è definito da chi deve essere formato (come ci siamo abituati in altri contesti, logiche on demand, ovvero quando ne sento la necessità, meglio ancora quando ne sento il desiderio e ne comprendo l’utilità).
Concretamente, questo significa lo sviluppo di prodotti formativi digitali, che possono essere fruiti in modalità asincrona, anche in mobilità attraverso i device di cui disponiamo (smartphone, tablet).
Altro fronte di sviluppo è rappresentato dal micro-learning, detto anche bite-sized learning, ovvero apprendimento a piccoli bocconi, o in pillole, se vogliamo. Come si deduce dal nome, un approccio didattico focalizzato sulla creazione di unità di apprendimento molto brevi (anche di pochissimi minuti), nella forma di podcast, messaggi, foto, grafici, testi, video, audio e qualsiasi altra tipologia di contenuti multimediali, che devono essere fruite molto frequentemente, anche tutti i giorni, con l’obiettivo di fissare dei concetti o di stimolare delle riflessioni personali su comportamenti agiti o non agiti rispetto a quanto appreso durante una sessione formativa più strutturata.
Terza sfida: l’apprendimento deve essere sempre più coinvolgente e ingaggiante, deve stimolare la sfera della motivazione. Con questo obiettivo si devono considerare tutte le forme di didattica esperienziale (in parte già consolidate), tutte le forme di gamification che tendono a creare momenti ludici utilizzando elementi di gioco e di sfida negli ambienti di apprendimento. Da ultimo, ma sempre più rilevante, la dimensione di esperienzialità offerta dalle tecnologie immersive (realtà virtuale, metaverso) che coinvolgono il partecipante proiettandolo in mondi affascinanti, capaci di stimolare la sua attenzione e la sua partecipazione attiva.
Il vero tema è quello di saper adeguatamente miscelare tutte queste nuove proposte sul fronte sia delle metodologie didattiche sia delle tecnologie di supporto, in modo da creare un contesto di apprendimento che risulti alla fine veramente efficace e non si riduca a una banalizzazione di altre esperienze di fruizione “mordi e fuggi” a cui siamo esposti ogni giorno.

RAFFAELE SECCHI
Nota sull’autore
Raffaele Secchi è professore ordinario di economia e gestione delle imprese presso la Liuc – Università Cattaneo di Castellanza. Dal 2017 presso il medesimo ateneo ricopre il ruolo di Dean della Liuc Business School. È visiting professor alla Ieseg Business School, in Francia, dove insegna lean management all’interno del programma International Mba.