
Dietro le tante sfumature organolettiche che è in grado di regalare al palato un cioccolato di prima qualità, in alcune circostanze si può trovare anche molto altro. È il caso della Guido Gobino – 7,8 milioni di euro di fatturato nel 2021 e 30 dipendenti –, azienda di base a Torino, capace di portare avanti la produzione artigianale mentre parallelamente si dedica a rendere sempre più sostenibile la propria presenza in un settore in cui è assolutamente impossibile improvvisare. Per raggiungere i picchi qualitativi toccati dalla Pmi piemontese serve, infatti, un modus operandi in grado di garantire una sintesi golosa tra materie prime di altissimo livello e procedure di lavorazione costantemente al passo con i tempi.

LAVORAZIONE CIOCCOLATINI
“Tornato dall’Inghilterra, dove ha studiato tecnologia alimentare, mio figlio Pietro ha portato in azienda nuove idee, come quella di iniziare ad investire nella sostenibilità attraverso il lavoro di un team dedicato – spiega Guido Gobino (nella foto in alto), titolare dell’omonima impresa –. E così, a partire dallo scorso anno, abbiamo cominciato a ragionare diversamente, accorgendoci comunque che alcuni modi di agire erano già presenti nel nostro giornaliero, ma, da subalpini doc, non facevamo nulla per comunicarli all’esterno. Mancanza a cui abbiamo messo definitivamente fine con la pubblicazione nel 2021 del primo bilancio di sostenibilità”.
Un passo importante che ha portato con sé anche effetti apprezzabili da un punto di vista sia economico che gestionale. In altre parole, alla Guido Gobino e nell’altro ramo societario denominato Botteghe, che occupa ulteriori 30 addetti, si è iniziato a razionalizzare determinate procedure (come la progressiva sostituzione della plastica ed altri materiali con la carta), arrivando ad ottenere pure un risparmio complessivo.

UNA FASE DELLA LAVORAZIONE DEL CIOCCOLATO
“Durante l’anno horribilis 2020 avevamo, purtroppo, tempo per pensare anche ad altre cose e ci siamo soffermati a soppesare le mosse da pianificare per farci trovare pronti nel post Covid-19 – spiega l’imprenditore –. Tra queste la scelta di andare alla ricerca di materie prime ancora più vicine all’azienda, continuando per esempio ad usare nocciole Igp delle Langhe, latte piemontese e non importando più dalla Cina, cosa che facciamo ormai da anni per motivi soprattutto etici. Inoltre, i nostri shopper ora vengono prodotti a Reggio Emilia invece che farli viaggiare per i mari di mezzo mondo, ci serviamo di zucchero 100% italiano e usiamo quello di barbabietola al posto della canna. Questo perché il primo ha la stessa capacità dolcificante dell’altro e per noi non ha più senso farlo arrivare dai paesi caraibici, vederlo sbarcare ad Amsterdam per poi venire trasportato da noi a Torino”.
Valutazioni che hanno fatto virare i vertici della Guido Gobino verso i servizi offerti da Italia Zuccheri, impresa che garantisce grande qualità restando all’interno dei confini italiani. “Per fortuna c’è questa cooperativa di 10-12mila produttori operanti in sette regioni che si sono rimessi a coltivare la barbabietola da zucchero. Sono tutti soci e mandano avanti una filiera estremamente corta ed efficiente. Una cosa bellissima che oltretutto mette sul mercato zucchero che, a mio avviso, costa troppo poco, come dico spesso loro. L’imprenditore credo debba usare sempre il buon senso, soprattutto per uscire da un circuito che ha contribuito a portare il mondo al collasso economico-ambientale – sottolinea Gobino –. Penso che le aziende debbano strutturarsi in maniera intelligente, inserire giovani appassionati come stiamo facendo anche noi. Il futuro appartiene a loro. Speriamo solo che il sistema Paese ci dia una mano a superare questo pesante periodo sul fronte dei costi, perché con aiuti mirati sono convinto che ce la possiamo fare”.
Nel frattempo, la Pmi torinese non smette di produrre cioccolato e si veste con immutata passione dei panni dell’educatore al gusto, ruolo non certo secondario nel giornaliero di un brand molto conosciuto in Italia come pure negli Stati Uniti ed in Giappone, paese in cui sono estremamente attenti ad ogni singolo sapore. “Riuscire a far percepire al cliente le infinite sfumature di gusto presenti nelle nostre proposte è difficile ma non impossibile. C’è sempre più gente interessata a capire, a saper valutare il profilo aromatico di un cioccolato – chiarisce il titolare dell’azienda cioccolatiera torinese –. La strada è ancora lunga, però stiamo notando che le persone che abbiamo formato negli anni tornano da noi. Abbiamo protocolli di degustazione simili a quelli di caffè e vini, appuntamenti gourmet in cui ho spiegato le differenze tra un cioccolato e un altro, le tecniche che usiamo nella tostatura e nella raffinazione per fare sì che il cioccolato Guido Gobino possa distinguersi”.
Cosa che l’azienda presente con le proprie Botteghe anche a Milano continua a fare, spinta ancor più dal grande interesse mostrato nei suoi confronti pure dalla Armani Dolci. “Da tre anni siamo licenziatari del marchio Armani Dolci in tutto il mondo e soprattutto le praline che facciamo vengono testate personalmente dal dottor Armani. Ci dà anche i voti, avendo un palato sopraffino. Scrutinio in più che ti fa restare sempre vigile nella rincorsa continua all’eccellenza. È stata una grande soddisfazione quando ci hanno contattati e devo dire che ho impiegato dieci secondi o meno a decidere di accettare la loro proposta”.