Con la nuova associazione di rappresentanza in Slovenia , quali sfide e obiettivi vi ponete?
L’avvio dell’associazione in Slovenia darà l’opportunità alle imprese Italiane che operano o comunque coltivano interessi nel Paese di avere un supporto di tipo “imprenditoriale” per portare avanti al meglio la propria missione.
L’accompagnamento nella conoscenza delle peculiarità del sistema paese, a tutti i livelli, dovrebbe infatti rendere più agevole lo svolgimento delle attività, sia quelle di normale operatività sia quelle più strategiche, legate al paese ospitante.
Vogliamo creare un organismo inclusivo, al servizio di tutte le aziende associate. In più, intendiamo contattare e, possibilmente, associare tutte le imprese con interessi italiani operanti in Slovenia.
La Slovenia confina con l’Italia. Quali opportunità stimola la vicinanza geografica? In quali settori, a suo avviso, le prospettive per le imprese italiane sono maggiori?

DINO FERAGOTTO
La Slovenia è un paese membro della Ue, pertanto le normative per l’industria e per il commercio sono simili a quelle italiane. Una delle limitazioni principali per chi approccia il business in quel territorio è sicuramente la lingua, che è di difficile apprendimento e comprensione se non conosciuta. L’inglese comunque è parlato dalla maggior parte delle persone e nelle aree di confine è ampiamente conosciuto anche l’italiano.
La vicinanza geografica tra Slovenia e Italia ha fatto sì che numerose aziende italiane si siano insediate direttamente in Slovenia anche con stabilimenti produttivi. C’è una cospicua presenza di aziende italiane con attività commerciali sia nel settore industriale, sia in quello dei servizi. Riscontriamo una presenza significativa anche nel settore bancario e assicurativo. Per esempio ci sono Unicredit, Intesa Sanpaolo e Assicurazioni Generali. E non mancano altri player importanti, come ad esempio Eni.
Dando uno sguardo alle prospettive, dunque, Italia e Slovenia sono due economie aperte e ben integrate, con strutture industriali piuttosto simili, formate per la maggior parte da Pmi, che possono creare economie di scala, offrendo ampi margini di integrazione nelle filiere produttive globali. Metalmeccanica, intesa come macchinari per la subfornitura dell’automotive, ma non soltanto, e filiera legno-arredo sono sicuramente due grandi settori di crescita potenziale in chiave italo-slovena.
Confindustria Slovenia nasce con la particolarità di avere tra i soci fondatori Confindustria Udine. In che modo questa collaborazione ha agevolato la nascita e come potrà supportare lo sviluppo del nuovo soggetto?
La “casa madre” udinese, della quale mi onoro di far parte, ha una particolarità: caso unico in Italia, è socia e parte attiva già di Confindustria Serbia, Confindustria Montenegro e prossimamente entrerà anche in altre rappresentanze estere.
La Slovenia è a due passi da noi, è sempre stata un punto di riferimento, hub e snodo per coltivare relazioni con i paesi del Sud Est Europa. Il compito di Udine è di farsi promotrice per le nostre piccole e medie aziende, occupandosi sul campo del primo scouting commerciale o produttivo. Poi, come sempre accade, sono gli imprenditori a decidere che tipo di passi fare.
Avere una territoriale italiana all’interno della neonata Confindustria Slovenia ha aspetti puramente positivi e può essere anche una cassa di risonanza per altre aziende del sistema confindustriale italiano che guardano alla Slovenia come paese per potenziare la propria attività imprenditoriale in chiave internazionale.