Che differenza c’è tra vision e mission? La prima è l’idea dell’imprenditore, ciò che un’azienda vuole diventare; la seconda è la guida per realizzare l’idea. Prendendo in prestito due frasi di Henry Ford, il fondatore della celeberrima industria automobilistica statunitense, si potrebbe dire che l’affermazione “i cavalli dovranno sparire dalla circolazione” esprime la vision, mentre “ogni cliente può scegliere un colore dell’auto, purché sia nero” racconta bene la mission.
Applicando questa distinzione ai confidi del sistema Confindustria, si potrebbe affermare che la presidenza di Federconfidi di Rosario Caputo ha chiara la vision, ovvero essere complementari alle banche per sostenere l’accesso al credito delle Pmi più fragili, e allo stesso tempo la mission. Per Caputo, infatti, per poter realizzare la vision bisogna procedere per progetti, che di volta in volta si strutturano attraverso obiettivi chiari e controllabili.
“Per rendere possibile tutto ciò – afferma il presidente Caputo – è giunto il momento di spingere sull’acceleratore per valorizzare il nostro ruolo complementare e non concorrenziale agli istituti di credito, affiancando e supportando le migliaia di piccole e medie imprese verso un accesso al credito che io chiamo ‘più democratico’”. In che senso? “I Confidi – spiega il presidente – possono essere un solido alleato, affidabile e veloce, in grado di garantire e finanziare direttamente quelle imprese definite comunemente ‘non bancabili’, cioè di scarso interesse a causa delle loro piccole dimensioni o per i loro non sufficienti volumi di fatturato, cosa che rende antieconomico accompagnarle. I confidi, grazie alle ultime novità normative, contenute nella legge di conversione del decreto Rilancio del 17 luglio 2020, hanno ampliato la propria attività di intermediario finanziario fino al 49% della propria attività ma mantenendo prevalente l’attività di erogatore di garanzia”.
I DATI DEL MERCATO
Come dimostrano i recenti dati del Centro Studi di Confindustria, negli ultimi mesi il credito è tornato ad aumentare in Italia, ma solo per la provvista di liquidità. Lo stock di prestiti bancari alle imprese è in crescita da marzo, dopo il calo subìto nel 2019 (1,9% annuo a dicembre 2019 e -1,2% a febbraio 2020) con una progressiva accelerazione (+4,4% annuo a luglio, +14,0% circa stimato entro fine anno).
Questo incremento è alimentato in maniera determinante dalle nuove garanzie pubbliche per il credito, varate dal governo per fronteggiare la carenza di liquidità nel sistema delle imprese generata dal lockdown. Le imprese italiane stanno ottenendo i prestiti bancari richiesti per finanziare le scorte, il capitale circolante e anche la ristrutturazione del debito. Questo aiuta molto nel breve termine ma, con il calo previsto per gli investimenti, certo non alimenta la crescita.
GARANZIE PRESTATE E FINANZIAMENTI DIRETTI
I dieci confidi vigilati associati a Federconfidi hanno concluso fino a settembre 2020 oltre 7mila operazioni, nonostante l’eccezionale emergenza epidemiologica che ha colpito il nostro Paese. Si evidenzia purtroppo una flessione rispetto al 2019 con 652,3 milioni di euro, rispetto ai 791 milioni di euro del 2019. Sono infatti ad oltre 432 milioni di euro le garanzie rilasciate dai confidi nel periodo gennaio-settembre 2020 a fronte dei circa 470 milioni di euro del periodo gennaio-settembre 2019.
Tuttavia, il 60% dei confidi concede finanziamenti diretti. I dati relativi al periodo gennaio-settembre 2020 mostrano una considerevole crescita rispetto allo stesso periodo del 2019 con circa 50 milioni di euro di erogato rispetto agli 11 milioni di euro a settembre 2019.
FLASH MORATORIA
Anche sul tema delle moratorie, i confidi non hanno fatto mancare il loro sostegno alle imprese. Il dl “Cura Italia” con l’art. 56 ha previsto una moratoria finanziaria per le micro, piccole e medie imprese, professionisti e ditte individuali.
Sono complessivamente 10.132 le Pmi socie dei confidi che hanno richiesto la moratoria e 11.070 le domande presentate, di cui il 99% accolte per un ammontare complessivo di oltre 567 milioni di euro di importo da congelare fino al 30 settembre 2020. Solo nel 30% dei casi sono state corrisposte commissioni di garanzia.
LE INIZIATIVE PER SOSTENERE LA LIQUIDITÀ
La Federazione ha ormai da tempo avviato un percorso di modernizzazione volto ad accrescere il ruolo dei confidi a supporto delle Pmi utilizzando strumenti veloci ed innovativi. Considerato poi che le risorse private non sono inesauribili, Federconfidi ha partecipato a programmi di provvista pubblica firmando, a fine settembre, una convenzione con Cassa Depositi e Prestiti che regolerà l’utilizzo di un plafond da 500 milioni di euro per il sistema dei Confidi per agevolare il credito diretto alle imprese.
La prima erogazione è prevista per il 5 dicembre 2020 e, considerate le condizioni economiche concordate, risulterà essere uno strumento di grande valore che consentirà di rafforzare il ruolo complementare dei confidi rispetto al mondo bancario e per beneficiare di una provvista pubblica a tassi vantaggiosi.
Ma non basta. Infatti, Federconfidi è andata oltre, realizzando assieme ad operatori internazionali una piattaforma di lending denominata HI Confilend Fund, costruita su una base valutativa avendo come parametro i rating CRIF, ma anche adottando paradigmi che aggiungano valore la conoscenza dell’impresa e del territorio in cui esso opera. Tutto ciò per mettere a disposizione delle imprese, in tempi rapidissimi e con la sola istruttoria dei confidi, un ulteriore e autonomo canale di finanziamento per le esigenze di liquidità ed investimenti.
L’ALERT DI FEDERCONFIDI
“Alla luce dell’ampliamento dell’operatività, conseguito attraverso i recenti provvedimenti governativi che hanno permesso di erogare finanziamenti diretti alle imprese – commenta Caputo –, occorre continuare a potenziare tale ruolo complementare al sistema bancario. In questa grave fase di recessione, vista la presenza della garanzia pubblica più appetibile per il sistema bancario, i confidi dovranno intraprendere un percorso di diversificazione dell’attività per meglio rispondere alle esigenze delle Pmi e in special modo quelle più fragili”.
Con un caveat, però. Questo processo evolutivo potrebbe essere vanificato per il mancato raggiungimento di una soglia di volume di attività finanziaria, prevalentemente legata all’erogazione delle garanzie. Il che comporterebbe, per qualche confidi, l’uscita dall’albo degli intermediari finanziari vigilati da Banca d’Italia. “Per questo motivo – avverte Caputo – sarebbe auspicabile un ‘congelamento’ di tale verifica per almeno tutto il 2021, perché sarebbe paradossale che, dopo tutto questo sforzo, all’uscita dall’Albo si unisse anche la beffa della conseguente impossibilità di proseguire nell’erogazione di finanziamenti diretti alle Pmi”.