Da Roma, da Confindustria nazionale, come da Torino e Venezia e Verona, gli imprenditori dicono no al fermo totale delle imprese, invocato in queste ore dai presidenti della Lombardia, del Veneto e del Piemonte, Attilio Fontana, Luca Zaia e Alberto Cirio. L’associazione degli imprenditori ha espresso preoccupazione per le richieste provenienti da più parti di “esasperare le misure di contenimento del contagio fino a prevedere il fermo totale delle fabbriche e dei trasporti”.
“Il giusto e necessario proposito di fronteggiare l’emergenza sanitaria – continua Confindustria – non può e non dove aggravare l’emergenza economica che sta già piegando l’intero sistema produttivo del Paese. I provvedimenti fin qui varati dal Governo, se rispettati da tutti con scrupolo e responsabilità, offrono una soluzione equilibrata alla grave situazione del momento contemperando esigenze diverse ed evitando di provocare danni che potrebbero rivelarsi irreparabili”.
L’associazione sottolinea poi come “l’immagine dell’Italia nel mondo, già fortemente compromessa, ne uscirebbe definitivamente distrutta con un effetto di spiazzamento per le nostre imprese che non potrebbe che ripercuotersi sui fatturati e l’occupazione. Con spirito collaborativo e con l’obiettivo di contrastare nel modo più efficace possibile gli effetti negativi del coronavirus in campo economico, Confindustria ha inviato al Governo una nota nella quale ribadisce l’urgenza d’intervenire con politiche anticicliche fondate sul rilancio degli investimenti pubblici, l’adozione di misure per garantire liquidità alle imprese, l’ampliamento dell’uso degli ammortizzatori sociali, interventi di carattere fiscale”.
La risposta del Governo è arrivata a stretto giro durante la conferenza stampa tenuta mercoledì dal presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte: “Siamo disposti a valutare ulteriori misure che le Regioni dovessero chiedere, ma dobbiamo procedere con attenzione e senso di responsabilità. L’obiettivo primario è la tutela della salute dei cittadini, però dobbiamo tenere conto, quando immaginiamo nuove misure restrittive, dell’impatto che possono avere su altri interessi, egualmente di rango costituzionale, come la libertà d’impresa”.
Conte ha poi invitato tutti a non esasperare le reazioni emotive, a non mettere in campo le tifoserie.
Il presidente del Consiglio ha poi ricordato di avere chiesto al presidente della Lombardia di formalizzare e specificare le richieste di misure aggiuntive che avanza ora la Regione e di avere dato mandato al ministro della Salute, Roberto Speranza, di raccogliere e valutare le nuove indicazioni.
Le proposte di Confindustria e commercialisti
L’Ordine dei Commercialisti ha diffuso una nota concordata con Confindustria nella quale si chiede un intervento uniforme su tutto il territorio nazionale con misure urgenti di contenimento degli effetti negativi dell’epidemia produce sul tessuto socio-economico nazionale. Si tratta di un pacchetto di oltre 20 proposte, che hanno l’obiettivo di concedere il respiro più ampio possibile a imprese, professionisti e lavoratori dipendenti, evitando di ingenerare crisi di liquidità dovute al versamento di tributi e contributi.
Confindustria e Commercialisti chiedono innanzitutto la sospensione dei versamenti e degli adempimenti tributari, contributivi, assistenziali e Inail, compresi quelli relativi alle ritenute e ai tributi locali, e, alla scadenza, un congruo periodo di rateazione dei pagamenti sospesi. Tra le proposte c’è la richiesta di sospensione di tutti i termini processuali tributari e di quelli di impugnazione di atti e sentenze.
Per imprese e commercialisti è infine importante prevedere la possibilità per tutte le società di rinviare l’approvazione del bilancio entro il termine di 180 giorni dalla chiusura dell’esercizio sociale (o entro un termine più ampio), anche in assenza di una specifica previsione statutaria e senza la necessità di motivare il ricorrere delle particolari esigenze.
Confindustria Piemonte, evitare lo stop del sistema
“Il Piemonte si unisce ai timori espressi da Confindustria per la proposta di rendere ancora più stringenti i provvedimenti per contenere la diffusione del contagio avanzata dalla Regione Lombardia”; così il presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli.
“Ipotizzare il fermo totale delle attività produttive e della circolazione delle merci – osserva – è l’extrema ratio. La nostra speranza è che non si arrivi a questo perché ingenererebbe una spirale che ci porterebbe a perdere clienti all’estero, posti di lavoro e possibilità di ripresa. Le nostre aziende applicano già con assoluto rigore e responsabilità le misure indicate dal Governo, che sono equilibrate e consentono di salvaguardare la salute dei lavoratori e al tempo stesso di preservare la nostra capacità produttiva, in attesa di poter tornare a pieno regime. Il rispetto delle norme di comportamento – da parte di lavoratori e cittadini – è l’unica via che può portarci fuori da questa emergenza”.
Confindustria Veneto dice no a fermo totale aziende
“Gli imprenditori veneti, ben consapevoli della gravità dell’emergenza, dichiarano l’assoluta necessità di tenere aperte le aziende, dando continuità a tutte le attività produttive e alla libera circolazione delle merci, perché il giusto e necessario proposito di fronteggiare l’emergenza sanitaria non può e non dove aggravare l’emergenza economica che sta già piegando l’intero sistema produttivo. Non una scelta tra la sanità e l’impresa: si può lavorare su due binari paralleli per evitare il default del Paese”.
Questa la nota ufficiale di Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto. “Chiudere imprese di territori che hanno forte vocazione all’export vuol dire non solo dare all’estero un segnale di mancata capacità produttiva ma anche rischiare la perdita di importanti quote di mercato, impossibili da recuperare”. Gli imprenditori veneti sono pronti ad attuare misure sanitarie estreme, riducendo la forza lavoro allo stretto necessario, purché “ci sia consentito di continuare a tenere aperte le attività e dare lavoro. Siamo pronti a sederci a un tavolo tecnico in Regione per valutare ogni ulteriore misura necessaria”, ha concluso Carraro.
Anche il presidente di Confindustria Verona, Michele Bauli, ha chiesto di tenere “giù le mani dalle aziende. Le fabbriche insieme ai lavoratori sono la spina dorsale del Paese. Nel rispetto della salute di tutti, con grande senso di responsabilità, dobbiamo continuare a produrre per consentire all’Italia di superare questo momento difficile. Chiudere le fabbriche significa uccidere la nostra economia e non riuscire a garantire i beni di prima necessità, neppure tutti quei beni che servono al normale svolgimento della nostra vita”.
Bauli fa l’esempio di un’autoambulanza che non cammina se non ha una batteria di ricambio, di ospedali a cui servono ossigeno e medicinali, letti, molle per i letti, lenzuoli, cibo, ricambi per le macchine che producono cibo.
Il presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti, ha inviato un video messaggio a tutti gli imprenditori associati di Gorizia, Pordenone e Trieste in cui afferma che “il momento è critico per tutti gli italiani, perché in discussione c’è un requisito basilare per l’esistenza di tutti: la salute. C’è bisogno di una responsabilità collettiva e agli imprenditori è richiesto un sacrificio in più rispetto a tutti gli altri cittadini: tenere in piedi economicamente il Paese”.