A Marciano della Chiana, in provincia di Arezzo, opera dal 1979 BTT Italia, attiva nella progettazione, realizzazione e manutenzione di impianti di recupero e affinazione dei metalli preziosi. Nel corso degli anni ha sviluppato un importante know how nella purificazione degli stessi, specializzandosi nella progettazione su misura e nella ricerca di soluzioni performanti, sicure e stabili per il settore industriale, delle aziende orafe, delle miniere e del recupero dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee). Si è distinta, inoltre, per avere inventato i primi reattori rotanti e oggi svolge tutti i processi per la raffinazione dei metalli con sistemi pirometallurgici, idrometallurgici, chimici ed elettrochimici. Una competenza che l’azienda spende con successo in molti paesi di Africa e Medio Oriente, temi di cui abbiamo parlato con Omar Antonio Cescut, membro del board aziendale e Sales & marketing director.
Prima di tutto, come è organizzata la vostra azienda?
Siamo organizzati in modo tradizionale, con un importante ufficio ricerca e sviluppo che orienta l’intero processo delle attività di progettazione e produzione. L’azione commerciale è diretta su quasi tutti i paesi in cui operiamo e possiamo contare su 35 collaboratori.
Come operate concretamente?
Nel settore vige un tema di privacy e riservatezza importante che non ci consente sempre di raccontare i nostri lavori e il posizionamento dei nostri impianti, né la quantità di metallo processato. Stiamo operando in questi anni con un importante sviluppo in paesi quali Arabia Saudita, Egitto, Botswana e, fino ad alcuni mesi fa, anche in Niger.
I nostri clienti sono talvolta compagnie e società internazionali, altre volte sono direttamente i governi locali, con i quali abbiamo realizzato diverse raffinerie statali. Attualmente l’interesse è dettato sia da impianti di recupero tradizionali per le affinazioni di metalli provenienti da miniera o da scarti di produzione industriale, sia da tutto ciò che riguarda l’economia circolare, in particolare rifiuti elettronici, batterie, pannelli solari, terre rare e metalli strategici.
Quali sono le tecnologie chiave e i processi innovativi che la vostra azienda adotta per recuperare i metalli preziosi?
Gli impianti di recupero dei metalli preziosi richiedono innovazioni continue, soprattutto per poter garantire performance produttive, nessun fermo macchina e massima qualità nella resa finale. Nei nostri 45 anni di storia abbiamo concentrato le risorse soprattutto nello sviluppo di impianti customizzati al fine di progettare il miglior processo di affinazione in relazione al materiale da trattare.
Per il recupero dei metalli preziosi dai Raee collocheremo in Toscana, per Iren, il primo impianto di recupero con una tecnologia idrometallurgia proprietaria e di nuova generazione, che garantisce il minor impatto ambientale possibile sia per le matrici acqua che aria. L’impianto è stato progettato per poter affrontare in modo circolare e sostenibile tutte le Urban Mining attive (le aree nelle quali vengono estratti dai rifiuti urbani i metalli e i materiali preziosi che diventano così materie prime secondarie, ndr).
La vostra azienda ha una forte vocazione internazionale. Su quali mercati africani e mediorientali siete presenti?
Siamo stati presenti e lo siamo tuttora nei paesi in cui si trovano miniere della materia prima; oppure in quei paesi in cui i metalli sono destinati ai settori dell’oreficeria e della gioielleria, quali Algeria, Egitto, Ghana, Kenya, Libia, Libano, Madagascar, Mali, Marocco, Tunisia, Sudan e Sud Sudan, Sudafrica, Uganda, Zambia, Zimbabwe, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Iran e Turchia.
Quali sono le prospettive per BTT Italia? Ci sono nuovi mercati o settori in cui state cercando di espandervi?
Il nostro è uno sviluppo direi quasi fisiologico, in quanto stiamo portando le regole del nostro lavoro adottate nei settori tradizionali in quello dell’economia circolare, introducendo un’importante azione di ricerca e sviluppo. Siamo attivi nei settori del recupero dei metalli e delle terre rare e materiali strategici. Abbiamo soluzioni di recupero per i catalizzatori, gli impianti fotovoltaici e le batterie, oltre allo sviluppo di impianti sperimentali di recupero e affinazione di materie prime da fine vita dei prodotti e/o dei processi industriali.
A differenza di un tempo, tutti i paesi ci chiedono una grande attenzione e soluzioni concrete per tutti gli aspetti che riguardano la sostenibilità, la circolarità, la tracciabilità e l’impatto ambientale.
Cosa consiglierebbe ad un’impresa italiana che vuole internazionalizzare le proprie attività in Africa e Medio Oriente?
Ritengo che, più che consigli, valgano alcune indicazioni che a noi sono risultate vincenti e utili. Prima di tutto, analizzare e studiare il paese di destinazione e approfondire bene il rapporto con gli interlocutori, in particolare la loro reputazione e credibilità prima di ogni trattativa e vendita. Poi, occorre farsi accompagnare da persone più esperte e introdotte, che sono capaci di interpretare e vivere le situazioni commerciali con più esperienza, evitando di fatto problemi, perdite di tempo e qualche imbarazzo anche economico.
Infine, puntare sul tema del made in Italy che il mondo ci invidia. In tanti anni di internazionalizzazione non ho mai trovato nessuno che mi abbia mai detto che non vorrebbe essere italiano.
(Prossima uscita il 13 ottobre)
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Martini (Studio Martini Ingegneria): “In Africa e Medio Oriente il mercato c’è”
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