
Il 22 maggio il Parlamento europeo ha approvato, con 564 voti favorevoli, 20 contrari e 12 astensioni, la proposta di semplificazione del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), contenuta nel primo pacchetto “Omnibus” presentato dalla Commissione lo scorso febbraio. Cinque giorni dopo, il 27 maggio, anche il Consiglio dell’Ue ha adottato il proprio orientamento generale, confermando l’impostazione della Commissione. Il testo, che ora passa ai negoziati interistituzionali, punta ad alleggerire alcuni obblighi previsti nella fase transitoria del meccanismo.
Il contenuto della proposta è sostanzialmente invariato rispetto alla versione iniziale. La misura principale riguarda l’introduzione di una soglia di esenzione basata su una quantità massima di 50 tonnellate annue per importatore, destinata a escludere dagli obblighi CBAM una larga parte degli operatori più piccoli (Pmi e importatori occasionali), pur mantenendo la copertura del 99% delle emissioni incorporate. Accanto a ciò, vengono semplificate le regole per chi resta soggetto al meccanismo: maggiore flessibilità nei termini, possibilità di delega delle attività di rendicontazione, procedure più snelle per la verifica dei dati e una revisione al ribasso dell’obbligo di detenzione dei certificati.
Il Consiglio ha introdotto alcuni chiarimenti tecnici, ma ha sostanzialmente confermato il testo della Commissione, accogliendo pienamente l’impostazione generale. Entrambe le istituzioni hanno sottolineato che la semplificazione non compromette gli obiettivi climatici del meccanismo, ma contribuisce a migliorarne l’applicabilità.
Tuttavia, la portata dell’intervento resta limitata. La proposta approvata interviene su un piano prevalentemente procedurale e amministrativo, senza affrontare le criticità strutturali che da tempo emergono nel dibattito con il settore industriale. Non vi è alcuna misura a sostegno dell’export europeo, che continua a subire uno svantaggio competitivo su mercati esterni, né un’estensione del meccanismo ai prodotti trasformati e a valle. Resta esclusa la questione delle emissioni indirette, elemento particolarmente rilevante per settori energivori.
Confindustria ha accolto con favore l’intenzione di semplificare il quadro normativo, in coerenza con quanto richiesto anche dal rapporto Draghi e dalle dichiarazioni del Consiglio europeo in tema di competitività. Tuttavia, la riduzione degli oneri deve essere solo un primo passo. Serve ora un intervento più ambizioso, da costruire nella revisione generale del CBAM prevista per il terzo trimestre 2025, con una proposta legislativa attesa per l’inizio del 2026.
In quella sede, sarà fondamentale affrontare i veri nodi del meccanismo:
- estensione a valle e ai settori ETS ancora esclusi;
- introduzione di un meccanismo di compensazione per l’export;
- piena integrazione delle emissioni indirette;
- armonizzazione delle regole di verifica e riconoscimento del carbon pricing estero.
Sarà fondamentale raggiungere un equilibrio tra efficacia ambientale, sostenibilità amministrativa e competitività industriale, affinché il CBAM possa realmente diventare uno strumento credibile nella strategia climatica ed economica europea.