Quando gli si chiede quale sia lo stato di salute delle quattro società che ha fondato a partire dal 2004 in questo tempo di pandemia da coronavirus, il vice presidente di Piccola Industria Confindustria con delega a cybersecurity e startup, Alvise Biffi, parla di “difficoltà moderate”. Tutto considerato, con l’utilizzo dello smart working, di cui è da tempo cultore e sostenitore, della cassa integrazione e delle agevolazioni finanziarie rese disponibili da Banca Intesa Sanpaolo per togliere pressione su mutui e liquidità, al momento le sue aziende reggono il rallentamento dell’attività commerciale. “Non per molto, però – avverte subito –. Se il governo non lavora a politiche di medio-lungo termine capaci di gestire la complessità e garantire le filiere strategiche produttive italiane, sarà complicato resistere”.
Le società di consulenza strategica che Biffi guida operano nel campo della cybersecurity e delle truffe telematiche, dei software per l’ecommerce e per le attività culturali e riescono, pur se parzialmente, a continuare l’attività e a seguire i clienti, ma se lo stop dell’industria e del terziario imposto dal contrasto al virus dovesse protrarsi, finirebbero per seguire la stessa sorte.
Da tempo l’imprenditore aveva introdotto lo smart working nelle sue società e quindi, forte di questa esperienza, è stato tra i primi a decidere di applicarlo su larga scala. “Nella mia attività principale, Secure Network, che fornisce servizi specializzati di offensive cybersecurity e supporta i propri clienti nel cybersecurity by design dei nuovi device IoT e processi industriali 4.0 – racconta Biffi – si lavorava già da remoto uno o due giorni la settimana. Così dal 24 febbraio, ben prima dell’allerta generale, tutto l’ufficio di Milano si è messo in smart working, mentre il piccolo nucleo di Foggia ha iniziato una settimana dopo. In tutto parlo di una ventina di persone”.
La stessa decisione Biffi l’ha presa per i sei collaboratori di BankSealer, di cui è Ad e cofondatore, startup nata da un progetto di ricerca del Politecnico di Milano finanziato proprio da Secure Network che, grazie ad algoritmi, uso di Intelligenza artificiale e machine learning, analizza i modelli di comportamento umano per identificare eventuali frodi. Pensato per il mondo bancario, in particolare i canali digitali, l’engine BankSealer si sta evolvendo nel mondo corporate per rilevare le frodi nel ciclo passivo sui pagamenti ai fornitori e alla gestione del magazzino, dalle materie prime ai semilavorati e ai prodotti finiti.
“Ad oggi abbiamo avuto un impatto annuale da coronavirus che vale attorno al 10% del fatturato 2019 – questa la valutazione di Alvise Biffi –. Avevamo in partenza progetti in India, Stati Uniti e Canada, ma sono stati cancellati per l’impossibilità di seguirli sul posto”. L’imprenditore è stato anche costretto a congelare il piano di assunzioni che aveva in programma e a redistribuire il carico di lavoro: “Stiamo seguendo i clienti, ma siamo inchiodati al palo per il piano di sviluppo che volevamo implementare. Le aziende che avevano già progetti chiari prima della pandemia vanno avanti, ma nessuno avvia nuove iniziative in un momento in cui non c’è visibilità sul futuro”.
Per la software house 18Months Srl che ha realizzato 18Tickets, altra startup innovativa per i cinema che gestisce la cassa fisica, il sito e la vendita di biglietti online, la cassa dei bar e altro ancora degli esercenti cinematografici con tanto di certificazione Agenzia delle Entrate e Siae, Biffi ha utilizzato le nuove misure annunciate proprio in queste ore da Intesa Sanpaolo, che gli ha proposto sia il congelamento del rimborso delle rate del mutuo che la disponibilità di liquidità.
“Nel caso di 18Months il rischio è di cassa piuttosto che di business – specifica –. Visto che il periodo clou per i film è la stagione natalizia, il grosso del fatturato lo abbiamo realizzato, però devo pagare i dipendenti. La società percepisce un fee per ogni biglietto che stacca: il decreto ha chiuso i teatri e quindi azzerato il fatturato. In questo caso per i sei dipendenti ho potuto chiedere la cassa integrazione in attesa della riapertura delle sale”.
Poi c’è FutureNext, altra startup incubata dal Polihub del Politecnico di Milano con sede a Foggia, che ha lanciato l’innovativo plug-in Zakeke, per piattaforme di ecommerce che consente customizzazioni 3D in real time di prodotto: “Mettiamo che io stia comprando un anello, posso vederlo in 3D, decidere di inciderlo e vedere come viene – racconta ancora –, oppure posso personalizzare la cover di un cellulare con una foto. Qui ci lavorano 16 persone, anche queste tutte in smart working da fine febbraio, per gestire gli oltre mille clienti che abbiamo nel mondo e gli sviluppi evolutivi: in questo caso non abbiamo avuto contraccolpi. L’ecommerce è in controtendenza rispetto all’andamento dell’economia, continua a crescere”.
Oltre a gestire le sue aziende Alvise Biffi è anche presidente di Ecole, Enti confindustriali lombardi per l’education, un consorzio di sette associazioni del sistema Confindustria (Assolombarda, Associazioni industriali di Cremona, Confindustria Alto Milanese, Confindustria Lecco e Sondrio, Confindustria Como, Confindustria Pavia e l’associazione verticale Ucimu macchine utensili).
Per far fronte al rallentamento dovuto all’epidemia è stato obbligato a richiedere la cassa integrazione per il 25% del monte ore totale. “Ecole supporta le aziende nella progettazione dei piani di formazione con particolare esperienza nei progetti che utilizzano i fondi professionali ma anche per fare formazione verticale, per esempio nell’ambito della sanità. Avevo avviato anche qui una sperimentazione di smart working svolgendo attività da remoto per un giorno a settimana in diverse province e da inizio marzo abbiamo esteso a tutti il lavoro remoto. Ora, pur se solo in questa fase di emergenza, anche i fondi del conto sistema di Fondimpresa possono essere impiegati per formazione digitale a distanza e l’elearning, secondo una modalità moderna di formazione come da tempo proponevo. Questo stop forzato può essere un’occasione per impegnare le persone in attività di formazione in modo da avere maggiori energie ed opportunità per la ripartenza. Purtroppo, quando chiediamo di trasformare i progetti di formazione tradizionale in digitale – si rammarica – quattro volte su cinque rispondono no. È una difficoltà culturale più che di mezzi, uno degli aspetti positivi di questa tragedia sarà smuovere in parte queste resistenze aprendo nuovi orizzonti per il settore”.
Lo smart working potrebbe davvero essere un lascito positivo di questo spaventoso Covid-19, in generale e in particolare per la Secure Network: le aziende che si evolveranno utilizzando maggiormente il lavoro a distanza integrato nei processi core dell’azienda avranno un perimetro di esposizione e potenziali minacce cyber molto più esteso e di conseguenza avranno bisogno di garantire la protezione dei loro dati sensibili e della loro operatività. “Sono certo che nel medio-lungo periodo per noi questo cambiamento rappresenterà un fattore di sviluppo – conviene Biffi –, è uno strumento che migliora la produttività, ora però dobbiamo passare il guado della ripartenza”.
Pur con “difficoltà moderate” le società guidate dal vice presidente di Piccola Industria, con l’aiuto e l’utilizzo di tutti gli strumenti a disposizione – siano quelli offerti dal governo con la cassa integrazione e il lavoro agile o quelli dell’accordo Abi Confindustria e Intesa Sanpaolo per la parte finanziaria – riescono a tamponare l’emergenza. “Però la cassa è per nove settimane, tra 18 mesi dovremo comunque far fronte agli impegni con le banche e agli adempimenti fiscali e contributivi quindi o viene impostato velocemente il passo successivo che deve compiere il governo con una strategia di politica industriale e risorse chiara, che avvii gli investimenti necessari ad una rapida ripartenza dell’economia, oppure la traversata sarà troppo lunga per le capacità di cassa di una larga parte delle nostre Pmi”, conclude Biffi.