
La situazione di crisi in cui versano le Pmi del Paese è allarmante e richiede interventi efficaci e tempestivi. Il quadro emerso dal Forum di Piccola Industria “Imprese in transizione – Nuove rotte per le Pmi” tenutosi a Mogliano Veneto, in provincia di Treviso, il 12 novembre, non lascia spazio a dubbi. Il tessuto produttivo è interessato da aumenti dei costi su tutti i fronti e questo comporta una diminuzione della liquidità a disposizione. “Liquidità che viene prosciugata da costi dell’energia, inflazione e alti tassi di interesse – ha specificato il presidente di Piccola Industria Giovanni Baroni (nella foto in alto) nel suo intervento di apertura –. Tra il 2019 e il 2022 la bolletta energetica è passata da otto a 110 miliardi di euro; i tassi finiti per le imprese sono passati da meno di un punto percentuale a quasi cinque punti, con prospettive di ulteriori rincari; l’inflazione legata al paniere dei beni al consumo è all’11% quando nel 2019 era a uno ‘zero virgola’”.
Una situazione estremamente complessa per la quale Baroni ha chiesto il rafforzamento degli strumenti di garanzia dello Stato per l’accesso al credito delle Pmi, l’emissione di fidejussioni e coperture assicurative necessarie per ottenere la fornitura di energia o gas e in generale una spinta a creare le condizioni per assicurare la sostenibilità del debito bancario in essere, favorendo operazioni di moratoria e rinegoziazione. “Su quest’ultimo punto è però necessario e urgente un intervento sulle regole bancarie europee, come avvenuto nel 2020 – ha precisato Baroni – per evitare che le regole sul default spiazzino la realizzazione di tali operazioni”.

DAVIDE PIOL
Ad aprire il Forum sono stati il presidente di Piccola Industria Confindustria Veneto Davide Piol e la presidente di Piccola Industria Confindustria Venezia Silvia Bolla. Nelle loro parole un misto di preoccupazione – “la crisi innescata dalla guerra in Ucraina rischia di costare al Veneto un miliardo e mezzo di euro”, ha detto Piol – e fiducia – “abbiamo un tessuto industriale di Pmi complementari tra loro e fortemente integrate con la grande industria”, ha aggiunto Bolla.

SILVIA BOLLA
Fiducia che non deve sorprendere visto il quadro presentato dal direttore del Centro Studi Confindustria Alessandro Fontana, che ha indicato l’economia italiana come “molto resiliente”. “L’Italia ha recuperato meglio degli altri dal pre-pandemia – ha spiegato –, nel 2022 il Pil ha registrato finora un buon andamento con un +1,1% nel secondo trimestre e una crescita acquisita per il 2022 del +3,9%. La crescita è stata superiore alle attese anche nel terzo trimestre, ma procede a tassi decrescenti ed è atteso un netto peggioramento. E se si erodono i margini delle imprese, gli investimenti sono a rischio”.

LA PRIMA TAVOLA ROTONDA
Ma cosa sta accadendo dentro gli stabilimenti? La prima tavola rotonda ha dato voce ad imprenditori e imprenditrici attivi in diversi settori. Se per Andrea Bolla, presidente di Vivienergia e Viviesco specializzate rispettivamente nella vendita di energia elettrica e gas metano a privati e aziende e nell’efficientamento energetico, “è difficile gestire il continuo cambio di norme, per Luigi Lucchetta, Chief operating officer dell’azienda vetraria di Venezia Barovier&Toso, le piccole dimensioni hanno dato “la possibilità di avere reazioni immediate. Siamo riusciti a gestire la situazione e a trasferire il delta di prezzo sul mercato”.
Alla Elettromeccanica Viotto l’aumento del prezzo dell’energia ha comportato invece una riduzione della marginalità, ha raccontato l’Ad Mirco Viotto, ma per il futuro l’obiettivo resta la crescita. “Siamo cento dipendenti ma dobbiamo crescere perché i miei competitor sono più grandi e quasi tutti i clienti chiedono solidità finanziaria”. L’erosione della marginalità è un problema avvertito anche nell’azienda Sandro Vicari, azienda calzaturiera della Riviera del Brenta, dal momento che, come spiega la presidente Alessandra Vicari, “i clienti francesi e americani non possono ribaltare i costi sul mercato”. “Per questo – prosegue – cerchiamo di rivedere l’approccio al business, monitorando i prezzi di acquisto delle materie prime e dell’energia”. Anche Giovanni Bindella, consigliere di amministrazione e socio della Panarello attiva nel settore dolciario, racconta di vivere “una situazione complessa per i costi delle materie prime” e nonostante ciò di continuare a investire.

LA SECONDA TAVOLA ROTONDA
La seconda tavola rotonda ha fatto il punto sui temi credito, energia e filiere. “Le banche possono essere parte della soluzione – ha spiegato Anna Roscio, responsabile Direzione Sales & Marketing Imprese Intesa Sanpaolo –. Abbiamo erogato 77 miliardi di euro e oggi stiamo continuando a sostenere le imprese immettendo liquidità. Non vediamo un peggioramento del profilo di rischio. Piuttosto vi è la necessità di ricorrere a un debito diluito nel tempo”. L’amministratore delegato di Sace Alessandra Ricci ha sottolineato l’importanza della collaborazione con Confindustria e con il mondo bancario e ha fatto il punto sul pacchetto di strumenti messi a disposizione delle imprese, fra cui per esempio “Garanzia supporto Italia”, tramite il quale è stato concesso circa un miliardo di euro di garanzia con dilazione di rimborso fino a sei anni. “Rivolto sia a Pmi che grandi imprese, ha visto tra i fruitori soprattutto i piccoli”, ha sottolineato.
Sul fronte energia è intervenuto Nicola Lanzetta, direttore Italia Gruppo Enel, che ha ribadito il grande ruolo giocato dalle fonti rinnovabili nella partita per raggiungere la libertà energetica. “Rinnovabili che si aggiungono all’idrogeno e alla geotermia”, ha specificato. Lanzetta ha invitato ad aumentare la capacità di installazione di impianti rinnovabili minimizzando l’aspetto dei costi, specie se paragonati a quelli che il sistema Paese sta oggi sopportando per i rincari, e ha ricordato l’impianto che sta nascendo a Catania per la produzione di pannelli solari di ultima generazione.
Sicuramente la doppia transizione – ecologica e digitale – costituisce una grande opportunità di riconfigurazione dei processi produttivi. Ne è convinto Costantino Chessa, head of procurement Eni, che ha illustrato il lavoro svolto dall’azienda e i programmi pluriennali per accompagnare la transizione nei prossimi anni. Il tutto, ha spiegato, “senza trascurare l’impatto sociale delle attività e la competitività delle imprese”.

CARLO BONOMI E ADOLFO URSO
Il momento conclusivo del Forum è stato affidato al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e al presidente di Confindustria Carlo Bonomi, che hanno dialogato sui principali temi di attualità moderati da Andrea Bignami, caporedattore a Sky Tg24, che ha condotto i lavori della giornata.
“Siamo saliti su un treno in corsa – ha esordito Urso –. È la prima volta che un governo nasce durante la sessione di bilancio”. Nonostante ciò, la filosofia dei primi provvedimenti del governo mette insieme obiettivi di breve periodo – “avere il gas subito e calmierato” – con quelli strategici di lungo periodo, ovvero “produrre più energia nel nostro Paese, quindi estrarre dai nostri giacimenti più gas nel rispetto dell’ambiente”. La possibilità di riprendere le trivellazioni è “un esempio, ovviamente bisognerà fare di più e di meglio, e lo faremo nelle prossime settimane – ha aggiunto Urso – sbloccando impianti di energia rinnovabile, solare, fotovoltaico, eolico e anche altre forme di produzione energetica sul territorio nazionale”.
Che ci fosse un problema di indipendenza nell’approvvigionamento energetico, Urso ne era già consapevole come presidente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, e il ministro ha ricordato la relazione informativa diffusa prima dello scoppio del conflitto in Ucraina. Per questo è tornato a ribadire l’importanza di un’autonomia strategica europea sull’energia, così come sul digitale, “dove siamo indietro rispetto a Stati Uniti e Cina”.
“Abbiamo bisogno di politica industriale – ha affermato il presidente Bonomi -. È un problema che avvertono anche i nostri omologhi delle Confindustrie europee. O tutti insieme ripensiamo e facciamo una politica dell’industria europea oppure rischiamo di avviarci verso la deindustrializzazione”, stigmatizzando inoltre il fatto che in Italia “anche nei momenti di massima non superiamo i 23 milioni di persone che lavorano. Credo che riflessione seria sulla politica industriale vada fatta”.
Nell’esprimere il proprio apprezzamento per le scelte in materia di energia, il presidente Bonomi ha sottolineato come sia l’ora adesso di procedere al taglio del costo del lavoro, “in uno scenario in cui l’aumento dei tassi di interesse e l’inflazione pesano sia sulle famiglie, riducendone il potere di acquisto, che sulle imprese, a danno della liquidità e penalizzando gli investimenti”. “Per trovare le risorse – ha aggiunto Bonomi – si potrebbe riconfigurare la spesa pubblica per un 4-5% che, su un totale di mille miliardi l’anno, renderebbe disponibili 40-50 miliardi di euro”.
“La rotta tracciata è sicuramente quella del taglio al cuneo fiscale – ha risposto il ministro –. Siamo consapevoli che è quello che serve e siamo certi che avverrà, gradualmente nel tempo, per incentivare il lavoro nel nostro Paese aumentando il divario tra chi vive con un sussidio dello Stato e chi vive contribuendo a creare un reddito per la sua famiglia e il suo Paese”.