Per indirizzare definitivamente il proprio business verso l’universo creato dalla nuova era digitale non si può ormai prescindere dall’uso dei Big Data. Futuro preconizzato da studi che, già nel 2014, definirono l’immensa dimensione di un innovativo modo di rapportarsi e farsi guidare dai dati.
Di tutto questo si parlerà da oggi fino al 17 gennaio ad Ancona, che sarà capitale di questo vero e proprio fenomeno digitale; un momento di riflessione e studio che rende l’appuntamento marchigiano di BigDat2020 imperdibile per chi vuole saperne di più sulla materia. Nelle aule dell’Università Politecnica delle Marche i 250 partecipanti potranno seguire le lezioni dei migliori docenti mondiali del settore su argomenti come l’intelligenza artificiale, il machine learning e le nuove architetture per l’analisi e l’estrazione di informazioni non strutturate dai dati.
Un grande successo organizzativo per l’Italia, che si spera possa tradursi anche in una spinta ulteriore sulla strada dell’innovazione soprattutto per il mondo delle aziende, sia quelle manifatturiere connesse (industrial IoT) che quelle di servizi. Sì, perché l’implementazione dei Big Data nei progetti delle imprese sta diventando aspetto vitale, irrinunciabile per chi ha intenzione di crescere.
“È sicuramente tema di grande interesse, un ambito dalle potenzialità immense, quello legato ai dati – spiega Flavio Tonetto, presidente di Piccola Industria Pesaro-Urbino –. Ora si tratta di capire come trasformarli in tante informazioni diverse e poi decidere cosa farci, considerato che sono in grado di generare grandissimi asset intangibili per le aziende”.
“Colossi come Amazon, Google sanno ormai tutto di noi. Anche le campagne elettorali vengono sempre più spesso portate avanti servendosi dei Big Data – chiarisce Tonetto –. Noi, però, vogliamo farli anche diventare strumento per una crescita culturale all’interno delle imprese italiane, per dare ancora maggiore visibilità al mondo del Data Science. Il problema è che nelle aziende resta forte la paura, probabilmente motivata da una gelosia sempre latente, che, inserendo i propri dati in un cloud, questi possano finire per aiutare i competitor”.
Ritrosie ataviche che di fatto, secondo Tonetto impediscono ai più di imboccare percorsi innovativi. “Al momento non stiamo comprendendo cosa significhi avere a che fare con informazioni destrutturate. Dati che ci permetterebbero di portare le nostre fabbriche all’avanguardia sfruttando algoritmi e intelligenza artificiale”.
Anche Emanuele Frontoni, docente all’Università Politecnica delle Marche, è certo del notevole peso specifico che già hanno i Big Data e dell’importanza di far dialogare nei prossimi giorni ad Ancona i più ferrati al mondo su questo tema. “Per DigDat2020 arriveranno nelle Marche 20 professori universitari, oltre a 250 partecipanti provenienti da ben 44 paesi. Un riconoscimento per la nostra Politecnica, capace di fare ricerche di qualità che l’hanno portata in alto nella graduatoria accademica internazionale. Non siamo, insomma, periferia del mondo universitario e continueremo a mostrare la nostre capacità insieme alle aziende italiane” conclude Frontoni.