
A che punto è la transizione italiana verso gli obiettivi europei di sostenibilità e quali misure, da parte del governo, potrebbero rafforzare il processo?

ANTONIO CAMMISECRA
Nel 2015 l’Italia ha raggiunto in anticipo di cinque anni l’obiettivo del 17% di quota rinnovabile sul consumo finale lordo e recentemente ha presentato i target al 2030 nel Piano nazionale integrato energia e clima. Il loro raggiungimento passa per una semplificazione dei processi autorizzativi, riducendo tempistiche di ottenimento e semplificando la legislazione regionale/provinciale.
I lunghi tempi di autorizzazione dei nuovi progetti non sono compatibili con il settore, in rapida trasformazione: si pensi che negli ultimi 60 mesi, pari al tempo medio per l’autorizzazione di un nuovo impianto eolico in Italia, si è assistito ad una evoluzione tecnologica con un incremento dei rendimenti di oltre il 50%.
Accanto a tali misure, iter autorizzativi semplificati per i processi revamping e repowering di parchi eolici e solari esistenti consentirebbero il rinnovamento del parco e il prolungamento del ciclo di vita, rendendo tali impianti più efficienti e sostenibili.
Nei primi dieci anni di attività Enel Green Power ha portato le rinnovabili nel mondo. Come si sta muovendo il mercato globale rispetto all’Italia e l’Europa?
Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad una costante crescita delle tecnologie rinnovabili, eolico e solare fotovoltaico in particolare. Oggi parliamo di transizione energetica grazie agli investimenti fatti nel settore che hanno consentito di migliorare le tecnologie, rendendole affidabili ed economiche. Europa e Italia hanno avuto un ruolo di guida per gli investimenti nel settore. Oggi le rinnovabili sono un fenomeno globale che interessa tutte le geografie per la loro disponibilità, che consente un diffuso e pervasivo impiego di risorse. Nei diversi mercati distinguiamo differenti driver: se negli Stati Uniti gli investimenti sono guidati dalle scelte di approvvigionamento delle corporation, nei mercati emergenti i governi si dotano di programmi di sviluppo basati su aste competitive. La transizione sta quindi trasformando al contempo offerta e domanda energetica, con quest’ultima sempre più consapevole in termini di sostenibilità e rispetto dell’ambiente.
Le tecnologie legate ai Big Data e l’Intelligenza Artificiale stanno rivoluzionando molti settori industriali. Qual è l’impatto nelle settore delle rinnovabili e quali saranno i principali effetti sul nuovo modello di generazione distribuita del settore elettrico?
L’industria dell’energia produce enormi quantità di dati: gli impianti di produzione rinnovabile presentano un’ampia serie di sensori che permettono il pieno controllo su condizioni di criticità e il tempestivo intervento, generando flussi di dati in tempo reale su sistemi di raccolta Big Data. L’impatto è cruciale per la realizzazione di un modello di azienda data-driven, dove le decisioni sono supportate da strumenti che analizzano moli imponenti di dati. In modo analogo l’ambito di applicabilità delle tecnologie di Intelligenza Artificiale si estende a tutta la catena del valore, dalla progettazione e costruzioni degli impianti, alla gestione della sicurezza e salute, alla previsione della
produzione e dei carichi sulla rete, dove il binomio uomo-algoritmo è in grado di portare il miglior impatto in termini di crescita, operatività e sicurezza.
State lavorando alle tecnologie di accumulo. Qual è a vostro parere il posizionamento dell’Italia su questa tecnologia fondamentale per il futuro mercato elettrico? E cosa si dovrebbe fare per costruire una filiera industriale italiana in questa direzione?
Le tecnologie di accumulo rappresentano un fattore abilitante per favorire una sempre maggiore penetrazione delle fonti rinnovabili. Esse consentono di fornire strumenti di flessibilità e resilienza alla rete e permettono agli impianti rinnovabili di superare i limiti di imprevedibilità e intermittenza della risorsa.
Ad oggi il mercato italiano permette l’accesso degli stoccaggi solo ad applicazioni originariamente disegnate per gli impianti convenzionali, non prevedendo meccanismi di remunerazione specificatamente disegnati per tener conto dei vantaggi e delle limitazione degli accumuli. È auspicabile che la filiera industriale italiana si concentri sul presidio dei segmenti a più alto valore aggiunto quali la ricerca, la sperimentazione di nuovi materiali, le tecnologie e gli strumenti digitali di controllo.