
Non sono certo notizie confortanti quelle che vengono dagli studi sulla salute delle api e degli insetti impollinatori, problematiche che si riverberano sul presente della popolazione umana con una notevole incidenza. In altre parole, il loro benessere è direttamente collegato al nostro e quindi se non vogliamo andare incontro a tempi bui bisogna reagire immediatamente ai segnali di crisi che continuano a provenire da questi piccoli, importantissimi insetti. Un compito che cerca di assolvere al meglio 3Bee – 4,5 milioni di euro di fatturato nel 2022 e 40 dipendenti –, azienda con base a Lurate Caccivio, in provincia di Como, nata come risposta alle difficoltà incontrate da uno dei suoi fondatori, Riccardo Balzaretti, nel dare un futuro alle proprie api e, più in generale, agli insetti impollinatori.

ALVEARE 3BEE
“Era il 2017 e ormai da anni Riccardo non riusciva ad impedirne la morte, causata in larga parte dalla mancanza di biodiversità. Un’ecatombe che abbiamo provato ad interrompere sviluppando una tecnologia che ora ci permette di sapere quando le api hanno fame o stanno male – spiega Niccolò Calandri (nella foto in alto), amministratore delegato e cofondatore di 3Bee –. Il tutto è stato gestito attraverso due step fondamentali: il primo ha riguardato il loro nutrimento, iniziativa che purtroppo non si è rivelata sufficiente per risolvere il problema, mentre poi siamo passati alla mappatura di buona parte dell’Europa aiutati da 3.500 coltivatori di biodiversità. E così adesso sappiamo, per esempio, quali zone d’Italia hanno maggiore carenza di quella biodiversità fondamentale per il benessere delle api e degli insetti impollinatori”.

IL SENSORE SPECTRUM
Grazie sempre a questi collaboratori, che si sono impegnati per dare sostanza al progetto fatto partire da 3Bee, si sono potute sviluppare oasi in cui sono stati messi a dimora alberi nettariferi e sono state liberate nell’aria essenze capaci di dare nuova linfa vitale agli insetti impollinatori. “Ne abbiamo create 123 in tutta Italia, installando oltre 3.500 sensori Hive-Tech negli alveari e ora, all’interno di queste oasi, abbiamo anche un ulteriore tecnologia, lo Spectrum, che, collocato nelle oasi ci permette di rilevare e classificare la biodiversità presente in un’area e identificare la presenza di specie specifiche – chiarisce Calandri –. Non solo api mellifere e solitarie, ma anche insetti impollinatori e uccelli. Spectrum ci permette di delineare il primo indice di biodiversità certificato di una specifica area”.
Processi importanti e capaci di far fare un passo deciso verso l’ecosostenibilità ma che comunque, almeno per adesso, non spostano purtroppo di molto un’asticella posizionata troppo in basso rispetto alle necessità dell’ambiente in cui viviamo. “Sì, perché fuori dalle oasi la situazione resta molto grave. Negli ultimi 30 anni, con la crescita dell’urbanizzazione e lo sviluppo dell’agricoltura moderna, è andato perduto il 70% della biomassa degli insetti – sottolinea l’ad di 3Bee –. Le monoculture in particolare sono sostenibili solo nel breve periodo e hanno perciò un ruolo non indifferente nella perdita di biodiversità del pianeta”.
“Nell’anno in corso, che posso, senza tema di smentita, definire tragico – prosegue l’imprenditore – stiamo registrando una moria per fame delle api arrivata a toccare il 20%. Le città, poi, rubano biodiversità attraverso il grande impatto generato soprattutto nel passato dal cemento, dinamiche che paiono cambiate da qualche anno con l’approccio verde usato per rendere maggiormente vivibili aree metropolitane come Milano. E stiamo anche studiando un progetto con BreBeMi per fare sì che vengano creati corridoi ecologici lungo tutto il percorso dell’autostrada per permettere agli impollinatori di rifocillarsi e all’agricoltura di trarne conseguentemente beneficio”.

POLLY HOUSE – RIFUGIO PER API SOLITARIE
Una categoria, quella degli insetti che si spendono con grande impegno nel lavoro di impollinatori, parecchio differenziata ma egualmente capace di portare a compimento il ciclo riproduttivo delle piante attraverso la fecondazione incrociata. “Le ben 3.000 specie che la compongono si sobbarcano la gran parte dello sforzo, stimabile nel 70-75%, con il restante affidato alla forza del vento. Se non ci fossero loro a spostarsi di fiore in fiore, per mantenere viva la catena alimentare che ci fa arrivare sul piatto verdura e frutta, l’uomo sarebbe costretto ad impollinare in prima persona e a mano”, commenta Calandri.
Dobbiamo, insomma, iniziare a mettere massima attenzione su un problema che non può assolutamente essere sottovalutato o differito nel tempo, magari prendendo spunto da quanto stanno già facendo i coltivatori di biodiversità di 3Bee. “I grower e coltivatori di biodiversità di 3Bee sono custodi delle zone boschive e delle colonie di api: questa comunità di agricoltori, apicoltori e volontari esperti svolge per noi un ruolo decisivo di monitoraggio sul campo. Essi infatti preservano gli ecosistemi, diffondono la biodiversità e monitorano attentamente lo stato della flora e della fauna nelle oasi protette, abbiamo inoltre circa un migliaio di clienti, di aziende che assieme a 3Bee sviluppano progetti sul territorio scegliendo le oasi da supportare. Tra loro la Ferrero, che ha bisogno degli impollinatori per le proprie nocciole, Findus per i pisellini, ma anche DHL, Foxy Seta e molte altre”.
Dopo essersi ben radicata in Italia, l’azienda con quartier generale a Lurate Caccivio da sei mesi sta impegnandosi per allargare il raggio d’azione pure oltre confine. “È un’evoluzione che sta assorbendo tante energie, ma siamo comunque molto soddisfatti dall’essere sbarcati anche in Francia e Germania”, conclude Calandri.