È un progetto giovane ma già ben radicato sul mercato quello che porta il nome di Ubisive – 400mila euro di fatturato nel 2023 a fronte di nove dipendenti –, azienda marchigiana specializzata nell’offrire soluzioni avanzate e innovative per la propria clientela, composta da realtà di tutte le dimensioni. Un impegno quindi a largo spettro che porta la Pmi con quartier generale a Civitanova Marche, in provincia di Macerata, a spaziare a piacimento non solo nell’universo occupato dalle classiche power house, ma pure in ambienti legati ai videogiochi, punto di partenza nel 2017 per la dinamica impresa del maceratese.
“Proprio nel mondo del gaming, sette anni fa abbiamo fatto i primi passi in ambito BtoC con console ed altro, per poi passare al BtoB quando sono iniziate ad arrivare richieste di servizi compatibili con le nostre competenze anche da aziende di questo specifico segmento commerciale – spiega Michele Sasso (nella foto in alto), fondatore e amministratore di Ubisive –. In altre parole, seguiamo il committente partendo dell’esigenza prospettata, per progettare successivamente quell’idea, svilupparla e metterla infine a terra attraverso una precisa opera di consulenza”.
Con player più grandi, le corporate, Ubisive ha sicuramente un approccio più in linea con l’open innovation. Si appoggiano insomma al know how in possesso dell’azienda marchigiana per provare tecnologie, capire quale sono le possibilità di riuscita in un determinato campo commerciale o sviluppare un prodotto diverso da altri già presenti sul mercato. “Nonostante il fatto che non possiamo certo definirci grandi neanche in ambito regionale, siamo comunque stati scelti per progetti importanti come quello riguardante il nuovo ponte Genova San Giorgio, l’ex ponte Morandi, lavori a cui abbiamo partecipato fornendo quattro robot. Ed è stata una bella cosa per Ubisive essere stata fianco a fianco di giganti dell’industria in un progetto così significativo per l’Italia”.
Ma cosa permette alla Pmi di base a Civitanova Marche di mettere in circolo suggestioni tecnologiche in grado di attrarre l’attenzione di una clientela così variegata? “Per prima cosa va detto che ci occupiamo per il 50% di progetti custom e, per l’altra metà, dello sviluppo di prodotti nostri – chiarisce Sasso -. E seguendo questa strada imprenditoriale siamo capaci di fare nostri i problemi degli altri: quindi ascoltiamo il cliente, gli suggeriamo alternative se vediamo problemi all’origine e, in sostanza, troviamo soluzioni. Nel frattempo, ci riuniamo internamente per alcune sessioni di brainstorming che servono principalmente a mettere in comune le idee per poi condividerle con il committente. E solo in quel momento siamo pronti per stilare un preventivo. Il punto di forza dei vari piani d’azione che mettiamo in campo sta nel poter proporre, se serve, pure cose fuori dagli schemi abituali, continuando ad abbracciare a 360 gradi i principi dell’open innovation. Processi tecnologici in cui voglio e vogliamo mettere bocca perché riteniamo di poter essere d’aiuto a portare a termine un tailor made di qualità in un settore che conosciamo benissimo”.
Avendo come cliente tipo per la maggior parte la manifattura, oltre ai consulenti IT a cui Ubisive fa spesso da spalla, l’azienda del maceratese, come dicevamo, fornisce prodotti e servizi ad un’ampia tipologia di imprese che ne riconoscono le indubbie capacità maturate nel tempo. “Quello che riusciamo a coprire è un perimetro tecnologico che va da una clientela quantitativamente d’alto profilo per progetti innovativi, al piccolo produttore di letti che ci chiede supporto per ottimizzare un processo o trovare una soluzione software digitale per dargli una mano – sottolinea il fondatore di Ubisive –. A quest’ultimo abbiamo offerto un configuratore, il Moca 3D, che consente all’imprenditore di mettere da parte il catalogo, quasi inutile quando c’è da fare vedere al cliente 400 prodotti e 7 milioni e mezzo di personalizzazioni, ed invece dotarsi di un sito web e di un QR Code, strumento che la signora Maria di turno può inquadrare in azienda e poi scegliere comodamente da casa la composizione d’arredamento preferita”.
Per il futuro prossimo, infine, Ubisive si sta concentrando sullo sviluppo di un nuovo percorso che potrà portare benefici alle aziende che necessitano di riuscire a sfruttare le potenzialità di IA, realtà aumentata ed affini. “Sì, stiamo lavorando sulla creazione di un ambiente chiamato Spazi Impossibili, in cui, in un’area gioco grande tre metri per tre metri, l’utente indossa un visore e inizia a camminare. A quel punto, all’interno del visore vede un ambiente che si apre in alcune stanze e, in ognuna di queste, gli viene raccontata una storia diversa, lo storytelling personalizzabile che ci domandano di rendere fruibile in azienda i nostri clienti. È un’esperienza in cui ci sembra di camminare per centinaia di metri e invece si sta semplicemente girando su sé stessi”, conclude Michele Sasso.