L’idea di due amici di provare a dire la loro nel campo del beverage avrebbe potuto scontarsi frontalmente, com’è comunque successo, con il Covid-19 e restare solo una suggestione e invece il progetto Meadlight Drinks – 2,1 milioni di euro di fatturato nel 2023 e 38 dipendenti – è riuscito a fiorire nonostante questo stop forzato, conquistando spazi commerciali sempre più ampi in un settore che ha subito apprezzato le innovazioni di gusto, alcoliche e analcoliche, presentate sul mercato dall’allora startup di base a Benna, in provincia di Biella.
Tutto è partito dieci anni fa da un viaggio a Praga in cui Luca Rosa, cofounder della Pmi piemontese assieme a Nick Ranghino (entrambi, in ordine, nella foto in alto), ha fatto conoscenza con l’idromele, tipica e antica bevanda fermentata dal miele e a metà tra vino e birra. Una scoperta che però non si è tradotta in immediato successo per chi, al tempo, era poco più che maggiorenne e voleva introdurre il particolare sapore della medovina (il suo nome in praghese) anche dalle nostre parti.
“Ci sono voluti un paio d’anni per affinare il gusto di un idromele frutto dell’interazione tra sei diversi mieli, ma alla fine, assieme al nostro socio Massimo Mengoli di Apicoltura Piana, è finalmente nato Principio, prodotto che credevamo avrebbe avuto una crescita di gradimento costante nel tempo dopo averne vendute 5mila bottigliette nel solo primo mese e mezzo di vita commerciale – spiega Luca Rosa, amministratore delegato di Meadlight Drinks –. La pandemia, con tutto il mondo horeca costretto a chiudere momentaneamente i battenti, ci ha posto un bel problema, ma ha anche contribuito a dare il via a Bubble Bev, branca aziendale e drink factory ormai diventata assoluto core business e legata alla produzione di bevande sodate e cocktail pronti da bere creati a misura delle esigenze della clientela”.
Una sperimentazione praticamente senza soluzione di continuità che mette il team dell’impresa del biellese nella condizione di inventare miscele ripartendo ogni volta da zero. Ricette a dir poco innovative in grado di offrire a bar, locali e brand di varia grandezza la possibilità di poter inserire nel proprio “menù”, tra le altre cose, una tonica personalizzata e unica nel suo genere. Questa e ulteriori opzioni offerte ai committenti, come magari una ginger beer o un accattivante sodato arricchito dal basilico ligure, come pure un gin tonic e altri cocktail di fantasia, hanno rapidamente finito per conquistare il palato di molti, tanto che al momento Meadlight Drinks si trova a vivere una situazione per certi versi paradossale.
“Sì, ormai siamo in piena saturazione, condizione che ci accompagnerà almeno fino a metà del 2025 – conferma Rosa –. Le tante richieste arrivate ci hanno di fatto costretto a pensare ad un investimento di una decina di milioni di euro, necessario per dotare l’azienda di un nuovo e più grande stabilimento, circa 12mila metri quadri nella vicina Lessona. Anche perché abbiamo già adesso a che fare con una gran quantità di ordinativi, che ci obbligano a compiere questo passo non più differibile. In più direi che, avendo potuto contare su capacità produttive adeguate, nell’anno in corso il nostro fatturato sarebbe salito ben oltre il doppio stimato rispetto al 2023”.
Riuscendo a sviluppare le bevande che chiedono le aziende ormai fidelizzate al modus operandi di Meadlight Drinks, la Pmi piemontese ha compiuto un salto deciso anche verso un universo commerciale di primo livello, facendo uscire dallo stabilimento un packaging mai banale per bevande presentate in vetro, lattina, fusto e sacco. “Il nostro cliente tipo sono sia piccoli marchi, l’horeca, ma pure, nella maggior parte dei casi, i brand di cui si possono vedere i prodotti sui banconi dei supermercati. Tra loro spiccano anche realtà molto grandi e conosciute. E per una di queste ultimamente abbiamo creato un interessante mix tra birra e gazzosa”.
Ma come si fa a far convivere tradizione e innovazione nel modo scelto da Meadlight Drinks per centrare i propri obiettivi d’impresa? “Tenendo sempre conto del fatto, visto che nasciamo praticamente dal nulla, che il grado d’innovazione è di sicuro molto alto, credo proprio che questo connubio sia ancora possibile – chiarisce l’ad dell’azienda con quartier generale a Benna –. Facciamo innovazione anche nel campo delle modalità d’offerta, siamo cioè in grado di dare risposta pure a richieste estreme e che richiedono di conseguenza un alto livello di flessibilità. Dall’altro lato continuiamo a mantenere un modello di business sostenibile per rimanere solidi e darci concrete possibilità di crescita”.
Sviluppo in direzione di traguardi ancora più prestigiosi che passerà quindi per l’avvio della produzione nel nuovo stabilimento. “Nella struttura di Lessona entreremo il primo gennaio 2025 e da quel momento in poi verremo proiettati in un’altra categoria di grandezza, considerato che saremo finalmente nella condizione di decuplicare la capacità produttiva. Nel biennio 2025-26, infine, metteremo a punto pure un intervento per rendere più efficienti le normali fasi di lavoro”, conclude Luca Rosa.