
Continuando a raccontarsi quotidianamente al mondo, nel solco tracciato a partire dal 1938 dal capostipite Antonio, la terza generazione degli Argiolas non smette di produrre vini che dalla Sardegna sono poi destinati a farsi apprezzare in ogni occasione e a tutte le latitudini. Un lavoro attento alla qualità delle materie prime che ha consentito alla cantina di base a Serdiana, in provincia di Cagliari – diciotto milioni di euro di fatturato nel 2021 a fronte di 36 dipendenti –, di imporsi anche sui mercati internazionali pur mantenendo legami fortissimi con il territorio dove l’idea originaria, la visione di un uomo capace di precorrere i tempi, ha preso il via più di ottant’anni fa.
“Il grosso degli investimenti, che miravano a far conoscere i vini Argiolas non solo in Sardegna, è stato pianificato nel corso degli anni ‘80 ed è stata una scommessa non certo banale quella di provare a far arrivare il prodotto di vitigni come Vermentino e Cannonau anche su altre tavole – spiega Francesca Argiolas, responsabile della programmazione e dello sviluppo nell’azienda vinicola sarda –. Una visibilità nel settore della viticultura conquistata progressivamente e che ora difendiamo inseguendo tutti i giorni l’eccellenza in un mondo diventato sempre più concorrenziale”.

LA SEDE DELL’AZIENDA
Presente stabilmente in ben 52 paesi del mondo con le tante proposte per tutti i palati da cui è composto il proprio listino, la cantina Argiolas è costretta, attraverso il lavoro di enologi e altre figure centrali nelle varie fasi della produzione, ad un grande sforzo non solo economico per mantenere l’alto livello qualitativo guadagnato negli anni. “Principalmente ci muoviamo nell’Horeca con specifica attenzione al settore della ristorazione e i nostri vini hanno spazio anche nel circuito dei negozi specializzati, dove possono entrare in sinergia commerciale con altri prodotti fortemente identitari prodotti in terra sarda – conferma Argiolas –. Un modo d’essere che implica il dover sostenere giorno dopo giorno il peso delle sfide presentateci non solo dal mercato ma pure dalla natura stessa. Bisogna insomma essere molto dinamici, attenti e preparati per gestire tutti questi input, stimoli che portano via anche parecchie energie mentali, oltre che economiche, per avere la certezza di restare competitivi”.
Impegno che viene reso ancora più pesante, rispetto ai colleghi continentali, dalle problematiche derivanti dal dover operare in un contesto complicato com’è quello insulare. “Eroiche. Definirei così le giornate passate ad organizzare trasporti dai costi comunque superiori alla media nazionale e a fare i conti con il prezzo di vetro, energia e con l’irreperibilità per esempio dei cartoni. Non vogliamo assolutamente piangerci addosso, ma rivendichiamo il diritto di avere le stesse opportunità dei nostri competitor. Ripeto, avendo la base produttiva in Sardegna, per mantenersi competitivi in un settore complesso com’è il vinicolo bisogna essere veramente eroici”. Anche perché un ulteriore ostacolo, in un periodo in cui il prezzo dell’energia elettrica è salito alle stelle, è creato dalla necessità per l’industria vinicola di tenere il proprio, prezioso prodotto a temperature controllate. Obbligo che fa conseguentemente entrare a pieno titolo Argiolas nell’ambito delle aziende italiane energivore.
Un lavoro a trecentosessanta gradi che in ogni caso continua regalare non poche soddisfazioni agli Argiolas, nucleo familiare sempre pronto ad accogliere nuovi appassionati nella propria, appassionata dimensione quotidiana. “Quello enologico è un mondo ricco di fascino, in grado di catturare l’interesse dell’esperto, ma anche di chi ama semplicemente la buona tavola – conferma la responsabile della programmazione e dello sviluppo di Argiolas –. Quindi siamo attenti ad andare incontro sia al gusto del giovane bevitore, alle sue prime scoperte enologiche, che al grande e competente appassionato di vini”.

INTERNO DELLA CANTINA ARGIOLAS
Attiva da ottantaquattro anni nel settore, Argiolas non dimentica sicuramente di dare la giusta importanza al futuro, nuovi orizzonti su cui l’azienda di Serdiana sta spendendo il tempo necessario per non farsi trovare impreparata. “Per prima cosa stiamo valutando l’ipotesi di acquisire nuovi vigneti e di pari passo sta andando avanti un progetto riguardante il patrimonio varietale, che a nostro avviso potrebbe rivelarsi la carta vincente nel futuro. Forti sono perciò gli investimenti nella ricerca applicata: magari certe volte non si arriva all’obiettivo che ci si era posti, ma comunque lo studio porta ulteriore conoscenza mentre l’azienda continua a crescere”.
Un processo evolutivo che tiene in grande considerazione pure il rapporto industria-ambiente, argomento della sostenibilità sicuramente centrale nei discorsi dei vertici di Argiolas. “L’idea è riuscire a dimezzare l’impatto ambientale, passando per il recupero delle acque di lavorazione, dalla valorizzazione degli scarti delle uve, ed in particolare, delle vinacce. Inoltre, vogliamo proseguire nell’opera di tutela della biodiversità presente nel nostro territorio”, conclude Francesca Argiolas.