
Una storia italiana, fatta di scelte quasi sempre azzeccate e partita tanti anni fa con il cambiamento di rotta lavorativa che ha sostanzialmente messo le fondamenta per quel progetto commerciale vincente che è ora Space 2000 – 32 milioni di euro di fatturato nel 2023 e 110 dipendenti –. Un’idea che ha preso progressivamente forza nel settore della pelletteria, in cui il fondatore dell’azienda Giancarlo Musso indossava i panni dell’agente come anche del trader, e si è poi dipanata in tanti rivoli nel mondo dell’abbigliamento e della moda con l’entrata in campo dell’ultima generazione dei Musso.

LA SEDE DI BALDISSERO CANAVESE
“Già cresciuti sino a toccare i 12 milioni di euro raggiunti nel 2004, i nostri numeri hanno subito un’ulteriore impennata quando vent’anni fa, assieme a mio fratello Cristiano, abbiamo preso le redini dell’impresa paterna – spiega Manuele Musso (a destra, nella foto in alto), amministratore delegato di Space 2000 –. In quel momento avevamo un paio di brand e vendevamo praticamente all’ingrosso, mentre di lì a poco, puntando con determinazione soprattutto sul marketing, si è iniziato ad aprire negozi e così al momento possiamo contare su dieci marchi veicolati attraverso cinque canali”.
La distribuzione capillare e variegata garantisce una presenza ormai stanziale sui mercati internazionali, mettendo i vertici della Pmi piemontese nelle condizioni di poter guidare i brand pure nella fase ultima del processo commerciale. “Dal wholesale, da cui prendono vita le 2.200 vetrine che facciamo ai clienti nel mondo, l’80% delle quali in Europa e il resto in Asia, passando per i negozi diretti, gli outlet, i consignment shop per finire con l’e-commerce, spazio web nel quale adesso abbiamo quattro negozi online e due marketplace, l’offerta di Space 2000 continua ad essere gestita internamente e in modo parallelo, consentendo di mettere a disposizione il singolo capo per tutti e cinque i canali contemporaneamente”.
Iniziata nei primi anni ’90 quando, dopo aver deciso di produrre giacche in pelle stile pilota per le jeanserie, l’azienda della famiglia Musso lancia con successo il marchio Bomboogie – nome preso dal bombardiere statunitense B17 che scomparve senza lasciare traccia durante la Seconda guerra mondiale –, la crescita aziendale è successivamente proseguita nonostante la necessità di dover ridisegnare il progetto in corsa, vista la progressiva perdita di appeal dell’abbigliamento in pelle. “Ci siamo dovuti reinventare, ma, considerati i risultati, non è poi andata così male – sottolinea con un sorriso Musso –. Ampliata la gamma dei prodotti, Space 2000 ha in seguito scelto di affidarsi ad un modus operandi ben preciso e strutturato: tredici anni fa, infatti, abbiamo cominciato ad investire in tecnologia, deciso passo in avanti fatto sfruttando, per esempio, i vantaggi di un microchip Rfid inserito nel cartellino di ogni prodotto. Questo rende tutti i capi usciti dai nostri stabilimenti unici e univoci, permettendoci di conoscere sempre la loro posizione sia all’interno dell’azienda che nei negozi diretti. Un passaggio tecnologico che ha annullato qualsiasi complessità del sistema, non solo in termini distributivi”.

IL MAGAZZINO AUTOMATIZZATO
Dal punto di vista dell’export, poi, la Pmi di casa a Baldissero Canavese può vantare una percentuale che fluttua tra il 35 e il 40% del fatturato, con la Germania a confermarsi il paese con il maggiore apprezzamento per i prodotti di Space 2000. “Il mercato tedesco è sicuramente al primo posto con un 10-20% complessivo del valore delle commesse, ma siamo attivi pure in molte altre zone europee e in Corea del Sud. Per quanto riguarda invece una possibile apertura agli Stati Uniti stiamo ancora valutando le eventuali mosse da compiere. Il fatto è che quella americana è una piazza difficile da attaccare con successo e fino ad ora non abbiamo mai voluto metterci mano”, chiarisce l’ad della realtà industriale piemontese.
Intanto a Space 2000 efficienza continua a fare rima con sostenibilità, concetti fondanti nel quotidiano dell’impresa del torinese, intenzionata a creare prodotti in grado di emozionare ma comunque capaci di durare nel tempo. “Oltre a cinque impianti fotovoltaici da 500 kw complessivi, che ci permettono di produrre tre volte la quantità d’energia che consumiamo annualmente, siamo molto attenti a tutto quanto gira attorno al riciclo ed ora anche al riutilizzo dei nostri imballi – chiarisce Musso –. Questo e altro è spiegato nel bilancio di sostenibilità che pubblichiamo da un paio d’anni e, sempre per quanto riguarda il riuso, contiamo di arrivare al 70-80% entro fine 2024. La nostra è un’azienda giovane, con età media intorno ai 34-35 anni, e in cui la presenza femminile è estremamente ampia e qualificata, raggiungendo l’85%. L’idea di fondo è quella di proseguire a crescere aumentando il numero dei team e puntando a far stare sempre meglio chi lavora assieme a noi”.
Obiettivo da raggiungere pure attraverso la creazione di un ambiente innovativo denominato Social Space. “Un ufficio laboratorio di 1.000 metri quadri nel quale, tra l’altro, venti dipendenti possono contare su scrivanie di quasi due metri e mezzo di larghezza e hanno la possibilità di spaziare a piacimento con la mente nei 40 metri quadri dedicati ad ognuno di loro. Area in cui sarà presente pure un’agorà, piccolo anfiteatro all’interno del quale le persone potranno anche parlare e confrontarsi”, conclude Manuele Musso.

L’UFFICIO LABORATORIO DENOMINATO “SOCIAL SPACE”