
A colloquio con Luciano Lucca, Presidente Assiteca
Fatalisti o imprudenti? In fatto di assicurazioni gli imprenditori italiani non sono né l’uno, né l’altro. Semplicemente “sono certi di fare sempre bene e pensano che gli imprevisti capitino sempre agli altri”. A parlare è Luciano Lucca, presidente di Assiteca, società di brokeraggio assicurativo e consulenza sui rischi aziendali, capillarmente diffusa in Italia, molto attiva anche all’estero e da poco meno di due anni quotata alla Borsa Italiana – Segmento Aim Italia.
Quella che a prima vista potrebbe sembrare una battuta in realtà non lo è, e gli oltre cinquant’anni di esperienza maturati da Lucca portano a credere che, anzi, abbia proprio ragione. In fatto di assicurazioni, commenta, “gli imprenditori rispecchiano l’atteggiamento degli italiani e soltanto adesso, molto lentamente, stanno prendendo cognizione che determinati eventi possano mettere seriamente a rischio l’attività della propria azienda”.
Sono, dunque, più sensibili al tema?
In generale oggi le imprese italiane presentano tutte le coperture assicurative necessarie, ma questo è soprattutto frutto delle novità introdotte dalle normative nazionali ed europee. Basti pensare alle polizze Rc Prodotti, indispensabili per esportare, o a quelle per la responsabilità civile dei consigli di amministrazione che si sono diffuse in Italia con la legge sulla riforma del diritto societario introdotta nel 2001 dall’allora ministro del Tesoro, Vincenzo Visco. Questo ha sollecitato una domanda specifica di soluzioni assicurative, ma fra gli imprenditori è diffusa ancora oggi l’abitudine a percepire l’assicurazione come un costo piuttosto che come una protezione.
Come se lo spiega?

LUCIANO LUCCA
C’è una componente culturale, è vero. Ma a questa va aggiunto il fatto che negli anni passati le compagnie assicurative si sono impegnate poco in termini di formazione e informazione nei confronti dei consumatori e delle imprese.
Per quanto ci riguarda, il primo compito che hanno i nostri collaboratori è quello di “far cultura”: spieghiamo al cliente perché è importante fare prevenzione e illustriamo quali sono i migliori strumenti a supporto. Molti dei nostri interlocutori sono piccole e medie imprese, alle quali facciamo presente che mettere in atto misure per contenere i rischi migliora la qualità del lavoro. Ricordo ancora come un insegnamento, quando ero agli inizi, le parole del direttore generale di un’impresa nostra cliente, il quale mi disse: “Quando visiti uno stabilimento, se lo trovi sporco e disordinato stai sicuro che prima o poi scoppierà un incendio”.
Fra i servizi che offrite spicca il piano di continuità operativa. In cosa consiste?
Si tratta di un insieme di procedure, definite di concerto con l’imprenditore e i suoi responsabili, finalizzato a ripristinare il più presto possibile l’operatività aziendale, qualora venisse interrotta o rallentata da eventi naturali o altri tipi di rischi. Coinvolge non soltanto il proprio stabilimento, e nella fattispecie il direttore di produzione così come il responsabile qualità, ma tutta la catena distributiva dell’impresa: se, ad esempio, uno dei propri fornitori dovesse fermarsi è fondamentale avere identificato per tempo un possibile sostituto.
L’idea del piano per la continuità aziendale nacque nel 2012 all’indomani del terremoto dell’Emilia. Molti imprenditori di quelle zone sono nostri clienti e da subito ci accorgemmo che, più che il risarcimento economico ottenuto dalle polizze in essere, la loro prima preoccupazione era potere riprendere l’attività.
Nella sfera della protezione c’era, dunque, un bisogno non soddisfatto. Da allora abbiamo deciso di inserire nella nostra offerta il piano di continuità. E, seppur lentamente, le cose stanno migliorando. Anzi, le dirò di più, anche gli istituti di credito dovrebbero cominciare a chiederlo.
In che modo Assiteca promuove la cultura dell’assicurazione?
Negli anni abbiamo fatto tanto e continuiamo tutt’ora, questo spiega anche il nostro posizionamento sul mercato. Partiamo, infatti, dal presupposto che più un cliente è preparato, più è in grado di apprezzare il nostro lavoro. Abbiamo cominciato negli anni Novanta con una newsletter, poi abbiamo aggiunto una serie di prodotti editoriali. Siamo stati i primi, ad esempio, a realizzare un manuale sulla protezione dello stabilimento “con gli occhi dell’imprenditore”: in altre parole, garantendo sempre un’informazione corretta e completa, il nostro approccio era di fare in modo che l’azienda non si caricasse di costi assicurativi superflui.
Da sette anni, poi, organizziamo il Premio Assiteca, un riconoscimento a quelle aziende, grandi e piccole, che a seguito di un’indagine condotta ogni anno da un nostro comitato scientifico si sono dimostrate particolarmente preparate nella gestione del rischio. Ad oggi abbiamo intervistato oltre 1.500 aziende.
Siamo inoltre molto presenti sul territorio, dove Confindustria è un nostro naturale interlocutore, e promuoviamo numerosi incontri. Personalmente, in tema di assicurazione sui crediti commerciali, sono intervenuto a più di 150 convegni.
Qualche suggerimento su come rendere l’Italia un paese meno sottoassicurato?
Il nostro settore è piuttosto fermo, servono leggi che possano renderlo più dinamico. Importante in tal senso è il disegno di legge sulla concorrenza, fermo da mesi in Senato. All’interno, infatti, c’è una norma che vieta il tacito rinnovo sui contratti assicurativi; se approvata, le compagnie dovrebbero gioco forza impegnarsi di più per migliorare le prestazioni e i tempi di risarcimento.
È accaduto così, per esempio, nell’ambito delle polizze Rc auto: i consumatori hanno cominciato a cambiare compagnia assicurativa e i prezzi sono scesi. Il cambio culturale sarebbe significativo.
Sarebbe utile, inoltre, ridurre le imposte governative: quelle italiane sono fra le più alte d’Europa e incidono molto sul prezzo finale di una polizza. Diminuirle consentirebbe alle società assicurative di orientare gli investimenti su altri servizi. Noi, per esempio, dallo scorso anno abbiamo sviluppato un servizio per la sicurezza informatica perché oggi le aziende trattano una grande quantità di dati e devono proteggersi da molti rischi. Valutiamo la vulnerabilità dei sistemi, simulando anche attacchi informatici, e offriamo corsi di formazione per i dipendenti. Il tutto mantenendo sempre quell’approccio pragmatico che contraddistingue la nostra filosofia aziendale.