Il progetto europeo si trova oggi in una fase di incertezza. L’Europa ha di fronte a sé sfide di carattere sia esterno che interno: l’affermazione di partiti nazionalisti, la Brexit, la concorrenza internazionale, le crisi migratorie e le tendenze protezionistiche, solo per citarne alcune.
Recentemente l’Ue ha avviato un dibattito di riforma interno attraverso la presentazione, lo scorso marzo, del Libro Bianco sul futuro dell’Europa contenente cinque possibili scenari su come potrebbe evolvere l’Unione a 27 da qui al 2025. Il tema del futuro dell’Ue è stato al centro del vertice dei Capi di Stato e di Governo tenutosi il 25 marzo a Roma in occasione del 60° anniversario dell’omonimo Trattato, e ha trovato ampio spazio nel consueto discorso sullo Stato dell’Unione tenuto da Juncker a settembre.
C’è quindi molto fermento nelle istituzioni per definire roadmap e obiettivi da qui al 2019, anno delle elezioni europee del Parlamento e del rinnovo della Commissione. Non a caso il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha recentemente condiviso un’Agenda dei leader, che fissa le tappe e le priorità del Consiglio europeo, con l’obiettivo di orientare l’azione dell’Ue nei prossimi due anni.
Il periodo che stiamo vivendo è, dunque, difficile e tortuoso, ma può, se affrontato nel modo corretto, fungere da molla verso il cambiamento e permettere di ridare slancio al progetto europeo.
Secondo noi tale rilancio deve ripartire da ciò che lo ha reso possibile: l’industria, vero motore dello sviluppo economico e fulcro del benessere europeo.
La competitività industriale deve essere rimessa al centro dell’azione europea. C’è bisogno di una strategia ambiziosa e globale per sostenere la modernizzazione e la trasformazione dell’industria. La comunicazione della Commissione dello scorso settembre va nella giusta direzione, ma sono necessari ulteriori sforzi che garantiscano la piena attuazione delle misure individuate.
Se la risposta alle sfide che l’Ue si trova di fronte deve essere necessariamente di natura politica, è altrettanto importante riconoscere che anche le imprese europee svolgono un ruolo fondamentale per la crescita economica e la creazione di nuovi posti di lavoro in Europa.
Siamo, quindi, consapevoli della necessità di una risposta coordinata, efficace e ambiziosa da parte del mondo dell’impresa.
Per questo riteniamo fondamentale la collaborazione con i nostri omologhi tedeschi e francesi con i quali sentiamo la responsabilità di dover contribuire al rilancio dell’Europa e della sua economia. Siamo, inoltre, consapevoli, e il nostro impegno sta andando in questa direzione, di dover condurre un’azione su più fronti che porti a risultati concreti e che sia in grado di creare un vero valore aggiunto.
Il bilaterale con la Bdi tenutosi a Bolzano lo scorso ottobre e l’incontro con il Medef che si svolgerà a Roma all’inizio del prossimo anno, dimostrano l’impegno condiviso e la determinazione del mondo imprenditoriale. Proprio in occasione del settimo Bilaterale di Bolzano organizzato con la Bdi, abbiamo affrontato quest’anno una serie di tematiche riguardanti sia le sfide interne che quelle esterne che l’Ue si trova di fronte e che deve affrontare per costruire un’industria europea forte e coesa.
Nella dichiarazione congiunta Confindustria-BDI abbiamo sottolineato la necessità di rivitalizzare il credito bancario, in particolare, attraverso la riduzione, a livelli sostenibili e in un lasso ragionevole di tempo, dello stock di Non performing loans (Npl) che grava sui bilanci di diverse banche.
Tuttavia, crediamo che tale obiettivo debba essere raggiunto trovando il giusto equilibrio tra l’ottenimento della stabilità finanziaria e il finanziamento dell’economia reale. Per questo, guardiamo con preoccupazione al recente Addendum della Bce sui Npl, poiché esso contiene una serie di previsioni e di automatismi che, se confermati, avrebbero un impatto di grande rilievo sui requisiti patrimoniali delle banche – imponendo loro nuovi e onerosi accantonamenti – e anche sul mondo delle imprese, con una ulteriore, ingiustificata, stretta nell’offerta di credito.
La dichiarazione tocca poi tante altre tematiche, tutte fondamentali per poter sviluppare un’Europa forte e in grado di rispondere alle sfide di oggi: dal tema di Industria 4.0, con la necessità di supportare la creazione di una rete europea di Digital Innovation Hub, fino alla necessità di sviluppare ulteriormente il sistema di scambi commerciali multilaterali nel quadro dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc). Nel contesto del commercio internazionale, devo sottolineare un’importante dossier che abbiamo seguito molto da vicino, ovvero la nuova metodologia di calcolo delle norme anti-dumping Ue. Su questo punto il Parlamento ha recentemente approvato una riforma, richiesta a più riprese dal mondo imprenditoriale, che finalmente assicura importanti punti di garanzie per le imprese europee.
Un altro tema molto importante, di cui abbiamo parlato a Bolzano e che affronteremo insieme alla Bdi con un evento dedicato a inizio 2018 a Bruxelles, è la Politica di Coesione. Per il post 2020 pensiamo che l’Europa si debba dotare di un bilancio comune all’altezza di questa ambizione, che rilanci un ampio programma di investimenti in infrastrutture, materiali e immateriali e garantisca risorse adeguate alla politica di coesione. Questa è la principale fonte europea di investimenti nonchè strumento indispensabile per affrontare la questione industriale.
Quello con le altre confindustrie è un vero e proprio processo di collaborazione in continua evoluzione. Per l’inizio dell’anno prossimo, come detto, stiamo organizzando un bilaterale con i colleghi del Medef su temi che riteniamo di assoluta importanza e che sono in cima alle agende delle istituzioni Ue.
Con i cugini francesi torneremo sulle questioni fondamentali che riguardano la sfera esterna dell’Ue – politica commerciale – e affronteremo il tema del futuro dell’Unione economica e monetaria (Uem) e della Difesa comune, insieme alla questione della sicurezza e degli investimenti in Africa.
L’Unione economica e monetaria e il suo rafforzamento sono centrali, sia per il processo di riforma dell’Ue, che per il rilancio della crescita in Europa. Per questo devono essere completati i grandi cantieri aperti all’interno dell’Uem. Mi riferisco in particolare al progetto di Unione bancaria con l’istituzione del suo terzo pilastro (schema europeo di assicurazione dei depositi-EDIS) e all’Unione dei mercati dei capitali (Cmu). Entrambe sono tappe inderogabili per rafforzare l’accesso delle imprese ai mercati finanziari e dei capitali.
Un altro tema in cima all’agenda Ue è la Difesa. È di qualche settimana fa la firma da parte di 23 Stati membri di un accordo sulla cooperazione strutturata permanente in materia di difesa (Pesco). I passi in avanti che l’Ue sta facendo sono sicuramente positivi. Sarà ora importante sviluppare, in questo contesto politico, una maggiore cooperazione industriale in grado di valorizzare le eccellenze nazionali di cui l’Italia è ricca e che consenta all’Unione europea di diventare un attore globale anche su questo fronte. Nei prossimi anni sarà importante sviluppare, inoltre, ambiziosi progetti al fine di sfruttare al meglio le opportunità create dal Fondo europeo per la difesa. Ciò favorirà la creazione di sinergie industriali che permetteranno di accrescere la competitività in un settore strategico per gli interessi europei e fonte di grandi innovazioni.
Sono quindi molti i fronti sui quali stiamo lavorando e sui quali crediamo che le imprese europee possano dare un importante contributo. È dal punto di vista privilegiato dell’industria che continueremo a impegnarci per dare il nostro valore aggiunto alla pianificazione e all’attuazione di politiche europee volte al rafforzamento della competitività e a interventi di stimolo agli investimenti finalizzati a promuovere la crescita e la creazione di posti di lavoro.