
Nata poco meno di dieci anni fa come associazione nel periodo in cui Caserta iniziava a cambiare pelle, nel tempo 012 Factory si è progressivamente trasformata in academy, poi in startup innovativa, srl, spa, realtà benefit prima di riuscire a diventare una delle sole due B Corp – certificazione che premia le imprese impegnate a mettere sullo stesso piano le proprie performance ambientali e sociali con quelle relative ai risultati economici – operanti sul territorio campano.
Traiettoria indubbiamente di successo che ha consentito a 012 Factory – 1,1 milioni di euro di fatturato nel 2021 a fronte di 4 soci lavoratori e 2 dipendenti – di mettere a punto un interessante modello per andare a servire e accompagnare sulla strada della crescita le imprese del territorio.
“Abbiamo fatto tutto il percorso necessario per farci conoscere e apprezzare attraversando da incubatore quella sorta di valle della morte imprenditoriale che non ha risparmiato altri. E ci siamo riusciti senza chiedere aiuti pubblici, ma soltanto con finanziamenti che sono venuti dal settore privato – sottolinea Sebastian Caputo (nella foto in alto), amministratore delegato di 012 Factory –. Creando una società consortile siamo andati più verso le Pmi campane che nella direzione del corporate e successivamente abbiamo deciso di aprire hub sul territorio: a Napoli, nel Business Park di Nola, dove hanno trovato casa ben 900 aziende, a Salerno e a seguire siamo sbarcati pure in Toscana, a Roma e Rimini”.
Ma cosa fa concretamente 012 Factory, una delle tre realtà italiane ad essere sia incubatore certificato (Mise) che Centro di trasferimento tecnologico (Unioncamere), per appoggiare e indirizzare le aziende che le danno fiducia? “Nella prima fase ci affidiamo ad un’academy gratuita con un programma di educazione all’impresa della durata di 6 mesi che dà spazio al talento delle persone coinvolte nel progetto. Alla fine di questo percorso, a cui partecipano circa 30 aziende, scegliamo le 4 o 5 migliori, di solito quelle in grado di mettere assieme un minimo di fatturato – spiega Caputo –. Siamo così arrivati al punto in cui le costituiamo, abbassando fortemente il tasso di mortalità delle startup che, al momento, in Italia tocca il 90%”.
Fatto ciò, si va poi alla ricerca di fondi bancari privati o fondi pubblici, finanziamenti comunque non facili da ottenere. “Perciò, eventualmente, ci diamo da fare per sostenere in maniera alternativa l’innovazione portata sul mercato da queste startup attraverso gli hub, spazi dove chi crede può iniziare a comprare i loro prodotti o anche acquisirle in toto riconoscendone il valore. E l’esempio più emblematico dei percorsi che cerchiamo di portare a termine è la storia di Nexus TLC, startup incubata da 012 Factory, e che nello scorso mese di luglio è stata acquisita per il 35% da Rdr, altra azienda campana che in questo modo ha avuto l’opportunità di entrare in alcuni tipi di servizi per lei fino a quel momento inesplorati”.
Per centrare risultati del genere, 012 Factory ha puntato forte sul capitale umano e su una visione che ha posto al centro del progetto scelte non certo usuali e da provare a mettere a terra. “Per esempio i compensi dei dipendenti sono equiparati a quelli di noi dirigenti, una delle cose che ci ha dato parecchio punteggio per arrivare alla certificazione B Corp – chiarisce l’ad dell’azienda campana –. Per conseguirla c’era bisogno di 80 punti, mentre noi siamo stati capaci di salire fino a quasi 89. Non avendo un immobile di proprietà abbiamo ottenuto una valutazione bassa sul piano ecologico, ma sull’impatto sociale del nostro lavoro abbiamo portato a casa voti altissimi. In più sosteniamo, tramite protocolli molte associazioni, tra cui le Acli, l’Arcigay, il progetto YouSud, che sta creando scuole in Africa, e inoltre cerchiamo di coccolare chi lavora per 012 Factory con piani salute, benefit per corsi esterni e i dipendenti sono pure parte attiva nelle decisioni assembleari”.
Negli anni 012 Factory ha aiutato aziende dell’old economy a rimodularsi per restare al passo con i tempi, sforzo non da poco in svariate occasioni. “Spesso si è rivelato un processo estremamente complesso, soprattutto nelle fasi iniziali. La riuscita è dipesa, più che dalle idee messe in campo, dal team in grado di svilupparle concretamente. Uno dei momenti più critici è stato quando cercavamo di far comprendere alle aziende che molto spesso in Italia, per paura di sbagliare, non si fanno le cose. Remore difficilissime da scardinare e che potremmo chiamare sindrome di Meucci: l’inventore toscano, infatti, fu il primo al mondo a scoprire le potenzialità del telefono, ma poi è stato Bell a fare diventare quella grandissima idea un’azienda”.
Tutto questo lavoro non vuole però stravolgere l’anima della produzione italiana, che tra non molto avrà un ulteriore spazio per sviluppare le proprie conoscenze. “Nel corso del 2023 stiamo già pianificando la costruzione, davanti la Reggia di Caserta, di quello che dovrà diventare a tutti gli effetti un campus con parco e servizi connessi. Ora che ci siamo accreditati sul mercato come società con ottime competenze, insomma, ci servono le mura per fare un altro passo in avanti. E vogliamo pure rinforzare ancor di più la rete degli hub territoriali, sulla quale riversiamo settimanalmente una meritata attenzione”, conclude Sebastian Caputo.

TEAM BUILDING ALL’ACADEMY DI 012 FACTORY