Cosa ci fanno ogni anno più di 1.000 studenti in un’impresa marchigiana in provincia di Ancona? E perché in quella stessa azienda energiche persone over 65 raccontano ai collaboratori aneddoti di quando erano giovani?
Si chiama “L’impresa per tutte le età” ed è uno dei tanti progetti messo in campo dal Gruppo Loccioni, una realtà familiare, nata nel 1968 che fa della misura e del miglioramento della qualità di prodotti e processi il suo core business.
Sono partiti dalla convinzione che l’età anagrafica è un dato che non dovrebbe essere preso in considerazione in un’impresa, perché al suo interno servono persone di tutte le generazioni: i bambini con la loro energia e la vitalità, i ragazzi (così vengono chiamate le persone dai 18 ai 65 anni che lavorano per il Gruppo) che hanno un nuovo modo di pensare e di proporre idee e poi tutte le persone che sono andate in pensione, dai 65 ai 99 anni che possono continuare a trasferire il loro sapere all’interno del Gruppo, invece di restare a casa ad annoiarsi.
L’impresa è concepita dunque come una nuova piazza dove si vanno a integrare tutte le età e ognuno può dare il proprio contributo, un luogo-laboratorio in cui si incontrano giovani e adulti per progettare insieme il futuro. La regia di questo modo di concepire l’organizzazione è affidata ad un giovane filosofo, Francesco De Stefano, che ha fatto il dottorato industriale compartecipato tra l’impresa e l’università e lavora per fare in modo che ci sia un proficuo scambio continuo in cui tutti danno e aggiungono qualcosa al reciproco patrimonio di conoscenza. Ci sono tre zone, tre ambiti di appartenenza per altrettanti programmi di formazione e coinvolgimento.
La “Bluzone” è un luogo di incontro tra impresa e scuola, dedicato ai ragazzi dalla prima elementare all’ultimo giorno di dottorato.
È concepito per fare in modo che gli studenti durante il loro percorso formativo non si limitino a studiare, ma mandino la loro vita in parallelo facendo delle esperienze all’interno del Gruppo.
È una sorta di palestra formativa che stimola la creatività e l’inventiva degli studenti con progetti concreti portandoli ad acquisire nuove competenze e nello stesso tempo ad orientarsi nella scelta del proprio futuro.
Nel 2003 il progetto ha vinto il premio nazionale “impresa e cultura” che di solito è prerogativa delle grandi aziende che investono in arte e cultura, segno del riconoscimento dell’alto investimento sociale nei giovani che Loccioni fa rivolgendosi a studenti di età e scuole diverse. In estate quando gli studenti hanno più tempo organizzano il “Bluzone Camp”, che impegna i bambini di elementari e medie dalla mattina alla sera in laboratori di coding, robotica e impresa agricola, mentre i ragazzi delle superiori si impegnano a ideare, realizzare e presentare un progetto pensato per il futuro, di qualcosa che ancora non c’è.
Una volta terminati gli studi si entra nella “Redzone” che riguarda i collaboratori, gli ambasciatori del modello Loccioni per i quali è previsto un percorsi di formazione e arricchimento continuo. Il sogno del gruppo è di avere l’80% dei “ragazzi” impiegati proveniente dal territorio: le Marche, perché trasferiscano nel lavoro quotidiano l’orgoglio di essere marchigiani e di portare tecnologia marchigiana presso i clienti più importanti nel mondo. Il tempo dedicato agli studenti della Bluzone è un po’ un investimento sui propri futuri potenziali collaboratori. Non è infatti raro che accada di selezionare come collaboratore un ragazzo già incrociato durante i vari progetti da studente.
Per i neo assunti vengono organizzati master di inserimento per trasferire il senso di lavorare in Loccioni e che permettono di far entrare il neoassunto nella cultura dell’impresa affinchè possa fare una valutazione della compatibilità tra la propria carta dei valori e quella dell’organizzazione che lo ospita.
La “Silverzone” si riferisce invece alla popolazione over 65, di quelli – come ricorda il nome – con i capelli argentati. Sono pensionati del Gruppo o, per la maggior parte, persone che, nel pieno della loro attività professionale hanno per qualche ragione avuto a che fare con la Loccioni (per esempio: grandi manager di un cliente, professori universitari o di un centro di ricerca). Persone talmente impegnate che avevano poco tempo all’infuori delle relazioni professionali per parlare e confrontarsi. Ma nel momento in cui arrivano alla pensione hanno più possibilità di scambiare con le giovani generazioni saggezza e energia e magari sentono il desiderio, dopo aver ricevuto tanto dal proprio lavoro, di ridare indietro qualcosa, di donarlo agli altri.
Sono attualmente 119 le persone nella “Silverzone”, con una età media di 73 anni.
Ecco quindi che tra le 9.000 persone che Loccioni ospita ogni anno presso la propria sede c’è chi va proprio per raccontare un po’ della sua vita. Mutuata dalla Olivetti, l’usanza di organizzare questi brevi incontri con i giovani che lavorano in azienda, dà anche risultati concreti: il brevetto più importante delle tecnologie del Gruppo Loccioni è frutto delle idee e del lavoro di due persone: un ragazzo di 28 anni e un ingegnere di 82. Forse è proprio vero che l’età anagrafica non conta nulla, conta il saper creare le giuste scintille nelle menti delle persone che lavorano.