
Appuntamento il primo dicembre presso la sede di Confindustria, a Roma, con l’incontro “Riserva di adeguamento alla Brexit – Il Fondo destinato alle Pmi e le iniziative finanziabili”, un momento informato dedicato alle Pmi e alle associazioni del Sistema sulla “Brexit Adjustment Reserve – BAR”. Si tratta del fondo ad hoc istituito dalla Commissione Europea nel luglio del 2020 su invito del Consiglio europeo quale strumento speciale per finanziare spese impreviste, quindi non ricomprese nel Quadro Finanziario Pluriennale, e funzionale a contrastare le conseguenze economiche, sociali, territoriali e ambientali della Brexit negli Stati membri.
È chiaro, infatti, che la fine della libera circolazione di persone, beni, servizi e capitali tra l’Ue e il Regno Unito, ha avuto conseguenze da entrambe le parti per persone, imprese e pubbliche amministrazioni. In termini di relazioni commerciali, cinque decenni di mercato unico avevano creato prima e ulteriormente rafforzato poi, gli scambi di beni tra l’Unione europea e il Regno Unito, che movimentavano, negli ultimi anni, mediamente 500 miliardi di euro. Se nel 2019 il 53% degli acquisti esteri del Regno Unito proveniva dai paesi membri, nel 2021 tale quota è scesa al 46%.
Guardando poi all’Italia, il Centro Studi Confindustria ha stimato che nel biennio in corso (2021-2022) le esportazioni italiane nel Regno Unito rispetto al periodo precedente (2018-2020) hanno subìto una mancata crescita, in valore, di circa il 15%. Un cambiamento di scenario che ha avuto un impatto diretto sul sistema produttivo italiano, costretto a confrontarsi con scenari mutevoli e complessi, con una crescente incertezza dei mercati con tutte le conseguenze che tali mutamenti hanno comportato sul fare impresa in un paese, come l’Italia, fortemente vocato all’export. Sono molte, infatti, le aziende che si sono trovare a fare i conti con nuovi costi amministrativi, gestionali e formativi, legati a controlli e ispezioni doganali alle frontiere, diversi metodi di importazione e oneri e complessità aggiuntive richieste dal dover riadattare le proprie supply chains, solo per citarne alcuni.
In tale contesto i fondi previsto dalla BAR e indirizzati all’Italia sono gestiti dall’Agenzia per la Coesione territoriale e l’importo assegnato ammonta a circa 146 milioni di euro, dei quali sono stati già erogati due prime tranche per un totale di circa 80 milioni di euro. I destinatari dei fondi sono le Pmi e la Pubblica amministrazione che abbiano sostenuto – dal 1° gennaio 2020 al 31 dicembre 2023 – qualsiasi costo aggiuntivo direttamente collegato alla Brexit. È il caso, ad esempio, delle spese relative al reinserimento di lavoratori espulsi dal Regno Unito, delle spese determinate da controlli frontalieri e controlli sanitari e fitosanitari, dei costi dovuti all’implementazione di nuovi software gestionali fino alle consulenze in campo doganale.
In vista della prossima pubblicazione dei bandi per presentare le richieste di rimborso, Confindustria ha organizzato con l’Agenzia per la Coesione Territoriale un momento informativo rivolto alle associazioni e alle Pmi del Sistema nel quale saranno forniti elementi utili e informazioni sui meccanismi di accesso al fondo da parte delle Pmi.
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