In un periodo storico in cui il mercato propone a getto continuo novità tecnologiche spesso legate a soluzioni sempre più complesse da metabolizzare in tempi brevi, le aziende italiane si trovano a fronteggiare sfide non di poco conto sulla strada di un rinnovamento che passa necessariamente anche per l’IA e la trasformazione digitale. Nonostante queste fisiologiche problematiche, però, le Pmi di casa nostra hanno dimostrato di avere voglia di misurarsi con cambiamenti non certo banali, temi che necessitano di essere affrontati con consapevolezza e attraverso il fondamentale supporto di un’attenta formazione.
Di queste importanti dinamiche parliamo con Francesca Maria Montemagno (nella foto in alto), per più di vent’anni manager ed executive nel settore green & energy oltre che fondatrice e amministratrice delegata di Smartive, la prima società di change management italiana completamente dedicata alla trasformazione digitale.
Qual è, innanzitutto, l’idea che l’ha convinta a far partire il progetto Smartive?
Era il 2016 e il quel momento ho pensato di rispondere con un’offerta di consulenza mirata a dare risposte e sostenere i processi di cambiamento in atto nel campo della trasformazione digitale. Ci trovavamo negli anni in cui anche le quattro società di revisione più importanti al mondo, le “Big Four” ci raccontavano che la maggior parte dei progetti partiti per dare sostanza allo sviluppo del digitale per una serie di motivi erano falliti e quindi la nostra intuizione è stata quella di lavorare più sulle persone che sulla tecnologia, mettendo in circolo un percorso di change management che non poteva certo essere quello classico.
A che livello è la salute digitale delle aziende italiane, in particolare quella delle Pmi?
La ricerca condotta da Smartive su un campione di 28mila persone a proposito della digital transformation aziendale ci ha fornito risposte anche sorprendenti. Ha svelato, per esempio, che sono le generazioni di mezzo quelle più spaventate dai cambiamenti: Boomer e Generazione X hanno infatti un approccio migliore alla trasformazione digitale rispetto a Generazione Z e Millennial. Inoltre, noi che entriamo periodicamente nelle imprese e abbiamo il polso della situazione su quale sia lo stato dell’arte tecnologico al loro interno, siamo rimasti colpiti dal fatto che le competenze personali, sempre in termini di età della persona, siano molto più distribuite di quello che si potesse credere. In più una nostra precedente ricerca sull’uso dell’Ia in ambito Hr ha rivelato come questa sia comunque in continua crescita, soprattutto nelle piccole e medie imprese.
Le aziende iniziano a capire quanto sia importante studiare, informarsi per non rischiare di farsi travolgere da Intelligenza artificiale e trasformazione digitale?
Se debbo essere onesta sono tornata un po’ più pessimista su questo argomento dopo aver partecipato qualche settimana fa al Web Summit 2024 svoltosi a Lisbona, evento annuale di riferimento per il nostro settore. Pensavo e speravo che le aziende fossero più preparate a gestire la seconda ondata dell’Intelligenza artificiale, ma con dispiacere ho dovuto constatare che, facendo un raffronto con la prima datata 2016, si ripartirà quasi da zero. Si è compreso, dai discorsi ascoltati in Portogallo, che in molti non hanno né il tempo né i fondi per investire in questo determinante settore tecnologico.
Credo che, in ottica specificatamente italiana, ci sia bisogno di aprire una conversazione franca che aiuti a mettere sul piatto tutte le resistenze e le difficoltà del caso. Perché l’Intelligenza artificiale non deve essere vista come una moda, ma come strumento per migliorare la consapevolezza in questo frangente storico di profonda trasformazione.
Le novità che arrivano sul mercato ormai giornalmente non rischiano di creare ulteriori dubbi e stordimento nelle aziende?
Purtroppo sì. Sarà perciò ancora più importante comprendere l’impatto di un certo tipo di tecnologia sulle persone e, ricercando la massima qualità complessiva, spostare sempre più l’attenzione su tre punti fondamentali: etica, competenza e innovazione.