Il 6 dicembre a Montevideo, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha messo il punto a 25 anni di trattative per l’accordo commerciale tra Unione europea e Paesi Mercosur. All’inizio del suo secondo mandato al Berlaymont, von der Leyen ha finalizzato i negoziati con Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, sbloccando lo stallo risalente all’ultimo accordo del 2019. Più di 700 milioni di persone coinvolte, 60mila imprese europee (di cui 30mila Pmi), quasi il 25 % del Pil globale: questa l’entità della zona di libero scambio più estesa al mondo creata dal free trade agreement (Fta) di Montevideo, il più grande accordo commerciale mai negoziato dall’Unione europea.
L’intesa con il blocco Mercosur rafforza competitività e sicurezza economica europee diversificando le catene di approvvigionamento ed eliminando i dazi per le imprese, con un risparmio annuo stimato di quattro miliardi di euro. Bruxelles mette così le mani su un mercato ancora molto protetto ed apre alle esportazioni di migliaia di prodotti, dagli alimenti alle auto, dai liquori all’abbigliamento.
L’Unione si assicura inoltre un flusso regolare di minerali strategici utili per la transizione verde, promuovendo energie rinnovabili e combustibili a basse emissioni. La sostenibilità è infatti pietra miliare del patto, che include tra gli elementi essenziali l’Accordo di Parigi per il clima, la riduzione della deforestazione e chiari vincoli ambientali. In aggiunta, attraverso il Global Gateway, saranno mobilitati 1,8 miliardi di euro per la transizione green e digitale nei paesi del Mercosur.
L’IMPATTO SULLE IMPRESE
La conclusione dell’accordo presenta notevoli opportunità per le imprese. L’industria vedrà l’eliminazione di dazi che troppo spesso risultano proibitivi, come quelli sulle automobili (fino al 35%), i loro componenti (14-18%), i macchinari (14-20%), i prodotti chimici (fino al 18%), quelli farmaceutici (fino al 14%), l’abbigliamento e le calzature (35%).
Per il settore agroalimentare sono previsti tagli delle tariffe esistenti su dolciumi (20%), vini (27%), alcolici e analcolici (dal 20 al 35%) e prodotti lattiero-caseari (28%), con la sola esclusione della pasta. Tuttavia, per prodotti particolarmente sensibili (ad esempio la carne), i dazi verranno mantenuti oltre determinate soglie.
Vi è poi la tutela Mercosur di circa 250 indicazioni geografiche per bevande e alimenti (di cui 57 italiane) e la liberalizzazione degli appalti pubblici. Sul fronte sanitario e fitosanitario si rafforzano gli standard europei di sicurezza alimentare e salute animale.
L’ULTIMO MIGLIO PER L’ENTRATA IN VIGORE DELL’ACCORDO
Nonostante la firma dell’accordo da parte della Commissione, la strada per l’entrata in vigore non è ancora spianata. Per quanto riguarda l’Ue, il testo dell’accordo è stato pubblicato sul sito web della Commissione europea e dovrà anche essere controllato dai giuristi linguisti e tradotto in tutte le lingue ufficiali dell’Unione europea.
Una volta concluse queste fasi, la Commissione trasmetterà al Consiglio e al Parlamento una proposta relativa alla firma e alla conclusione dell’accordo. La base giuridica di qualsiasi accordo definitivo Ue-Mercosur sarà determinata dopo una valutazione dell’esito dei negoziati, di cui si terrà conto nella proposta della Commissione al momento della presentazione dell’accordo al Consiglio e al Parlamento europeo per la ratifica.
In accordi recenti sono stati utilizzati i seguenti modelli ammissibili principali:
- un “accordo misto”, che richiede l’approvazione dell’Ue e di tutti i suoi Stati membri sull’intero accordo prima di poter entrare pienamente in vigore;
- un unico pacchetto politico di due accordi giuridicamente distinti, che idealmente devono essere firmati in parallelo: un accordo quadro “misto”, che richiede ancora una volta l’approvazione dell’Ue e di tutti i suoi Stati membri prima di poter entrare pienamente in vigore, e un accordo interinale riguardante disposizioni che rientrano nella competenza esclusiva dell’Ue, che richiederebbe solo la ratifica da parte dell’Ue.
Infine, da segnalare che l’accordo su Mercosur non ha trovato tutti gli Stati membri concordi. Leader degli oppositori è la Francia, soprattutto perché teme l’impatto sul suo settore agricolo. La confederazione dell’industria europea, BusinessEurope, sostenuta dalle federazioni industriali nazionali (inclusa Confindustria), ha da sempre sostenuto l’accordo, ritenendolo uno strumento indispensabile per aprire nuovi mercati, diversificare le catene di approvvigionamento e rafforzare la presenza economica europea nella regione, che assiste da anni ad un grande attivismo cinese.
(Nella foto in alto, da sinistra a destra: Ursula von der Leyen, Javier Milei, Luis Alberto Lacalle Pou,
Luiz Inácio Lula da Silva e Santiago Peña – credits European Commission)