
La stagione estiva si avvia alla conclusione. Quali sono i primi bilanci per il turismo nel nostro Paese?
Dopo due anni di pandemia i numeri ci hanno fatto intravedere i livelli del 2019 con un recupero evidente soprattutto nelle città d’arte dove, dopo una lunga assenza, i turisti stranieri sono tornati in gran numero; in particolare, americani, inglesi e francesi.
Possiamo, inoltre, piacevolmente constatare come a fronte di un servizio di qualità con ospitalità di alto livello una bella fascia di stranieri alto spendenti abbia scelto le “regine dell’estate”: Capri, Forte dei Marmi, Porto Cervo, Portofino, Taormina e Costiera Amalfitana. Otto italiani su dieci sono rimasti in Italia optando per le località balneari di Puglia, Sicilia e Riviera romagnola, dove in alcuni casi nella settimana di Ferragosto si è registrata un’occupazione del 90% delle camere.
Il gran caldo ha spinto anche verso la montagna, sempre più apprezzata dai giovani in cui abbiamo assistito al ritorno della clientela francese e tedesca. Anche il mese di settembre promette bene con una buona crescita delle prenotazioni dei voli aerei dall’estero, con gli incrementi maggiori da Stati Uniti, Regno Unito, ma anche Germania.
L’impennata dei costi energetici rischia di vanificare i risultati ottenuti?
Il caro-energia sta compromettendo una stagione che ha dato grandi soddisfazioni e i costi elevati che le imprese del turismo hanno dovuto sostenere in questi mesi stanno azzerando i guadagni e portando i bilanci in perdita. Con le strutture a pieno regime e con un costo medio dell’energia che ha sfondato i 700 euro al megawattora le bollette delle strutture turistico-ricettive si sono quadruplicate.
Le prospettive per il prossimo periodo, che sarà caratterizzato da un minore flusso turistico, sono critiche: i costi per tenere aperta, per esempio, una struttura alberghiera non sono proporzionali al numero di camere riempite, l’aumento dei vari servizi se si considera la parte fissa di impianti, illuminazione e condizionamento è superiore al margine operativo e quindi la soluzione per molti operatori sarà quella di chiudere in anticipo. E questa purtroppo è una situazione che non riguarda solo gli alberghi, ma si estende all’intero comparto turistico.
A queste condizioni, con le bollette alle stelle anche le terme, dove le vasche vanno riscaldate tutto il giorno, sono in forte sofferenza così come si teme che, se non verranno presi provvedimenti tempestivi, gli impianti di risalita, azionati elettronicamente, non saranno in grado di garantire il servizio per la prossima stagione sciistica.
Quali provvedimenti chiedono gli operatori del settore al governo? L’avvicendamento con il nuovo esecutivo dopo le elezioni del 25 settembre potrebbe rallentare l’azione di sostegno alle imprese?
Innanzitutto chiediamo che il tema dei costi energetici sia messo in cima all’agenda elettorale come problema da risolvere con urgenza nella nuova legislatura mettendo un tetto al prezzo del gas. Un altro aspetto importante da affrontare nell’immediato è rivedere la tassazione sul lavoro nel settore turistico, che è troppo alta e per tante imprese divenuta insostenibile.
In un clima di emergenza che ormai si protrae da mesi e in una situazione economica critica che coinvolge imprese e famiglie, non possiamo permetterci di aspettare l’insediarsi del nuovo governo per affrontare i problemi più urgenti. L’invito è spendere bene i soldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per non sprecare un’occasione così propizia e fare presto per raggiungere i maggiori obiettivi possibili.
Al governo che verrà mi preme ricordare che abbiamo bisogno di mantenere un ministero che abbia con le Regioni una cooperazione di primo livello e sappia dettare la politica nazionale del turismo.
Nel frattempo, dal suo osservatorio, in che modo si stanno organizzando gli imprenditori per contenere l’aumento delle bollette?
Gli imprenditori cercano soluzioni per mitigare l’impatto dello shock energetico e per far quadrare i conti. Gli alberghi, i ristoranti, ma un po’ tutti sono stati costretti a stringere sui consumi dei condizionatori, ad optare per cene a lume di candela, a spegnere la luce di piscine e giardini. Gli alberghi per risparmiare sul condizionamento stanno pensando di rimanere aperti a piani alterni. Ma sono tutti palliativi che, soprattutto per le realtà più piccole, non basteranno a scongiurare la chiusura delle attività almeno per un breve periodo. Anche gli operatori che solitamente rimangono aperti tutto l’anno stanno valutando di chiudere in inverno per evitare di dover accendere i riscaldamenti.
In assenza di interventi decisivi, quali potrebbero essere le conseguenze per il turismo nell’ultima parte dell’anno?
Abbiamo bisogno di interventi urgenti per affrontare questa nuova emergenza: la sterilizzazione degli aumenti fissando un tetto al prezzo del gas e dell’energia elettrica, il riconoscimento di un credito d’imposta che compensi i rincari e poi la decontribuzione per contenere il costo del lavoro. Finora abbiamo resistito, ma se il prezzo dell’energia continuerà a crescere e l’inflazione a salire tante strutture in autunno saranno costrette a chiudere i battenti.