
La gamma di servizi che offre Google Cloud è estremamente ampia e diversificata: si va dallo storage all’analisi dei dati, dalla loro visualizzazione e al loro uso per l’IA generativa, dalle infrastrutture di calcolo a quelle per sviluppare e diffondere app, dagli strumenti di machine learning a quelli di protezione e sicurezza. Si tratta di un punto di vista assolutamente privilegiato per osservare i processi di digitalizzazione delle aziende, intercettare tendenze, misurarne il passo, apprezzarne l’ampiezza e la velocità.
Paolo Spreafico (nella foto in alto), che nella multinazionale americana ha il ruolo di Country Director of Engineering per l’Italia, ci offre una lettura di quanto sta avvenendo.
Quali sono le principali evidenze che avete raccolto in questi ultimi anni, soprattutto dopo il NextGen-EU, rispetto alla transizione digitale e alla risposta delle Pmi?
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un’accelerazione nell’adozione delle tecnologie digitali da parte delle Pmi italiane. Queste realtà stanno andando oltre la sperimentazione, arrivando a implementare l’Intelligenza artificiale in applicazioni concrete per migliorare il servizio clienti, aumentare la produttività dei dipendenti e ottimizzare i processi operativi.
Google Cloud supporta attivamente questo processo, offrendo un’ampia gamma di servizi, dall’infrastruttura all’IA, per aiutare le aziende a trasformarsi. L’IA generativa rappresenta un fattore chiave in questo scenario: come emerge da uno studio di Implement Consulting Group commissionato da Google, se adottata su larga scala, potrebbe incrementare il Pil italiano di 150-170 miliardi di euro all’anno in dieci anni, pari a una crescita dell’8%. Un dato importante, che ci dice che il momento è adesso.
Le Pmi si stanno concentrando su soluzioni pratiche che permettano di affrontare sfide aziendali specifiche come l’automazione del servizio clienti, l’analisi dei dati e il miglioramento dei flussi di lavoro interni. Inoltre, è sempre più evidente come una solida base di dati sia essenziale, e di conseguenza cresce l’attenzione verso la qualità, la sicurezza e la governance dei dati stessi. Si osserva un chiaro spostamento verso strategie “cloud-first” per favorire una collaborazione più snella, accelerare il lancio di nuovi prodotti e ottimizzare la spesa infrastrutturale. Stiamo inoltre osservando come gli Agenti IA stiano iniziando a trasformare diversi settori, incluso il retail, con la capacità non solo di fornire suggerimenti, ma di gestire interi processi, come i resi o il supporto clienti.
Quali sono le principali differenze tra le Pmi europee e, nel complesso, tra quelle europee e quelle di altri grandi mercati in cui siete presenti nella tipologia e nell’intensità di uso dei servizi che offrite?
Sebbene si possano riscontrare tendenze comuni, osserviamo anche differenze a seconda del contesto geografico. Le Pmi europee, ad esempio, spinte da normative sulla governance dei dati, sono particolarmente focalizzate sulla sovranità e sulla privacy. Necessitano quindi di soluzioni cloud che offrano un controllo effettivo sull’archiviazione e sull’elaborazione dei dati e su dove questi vengono archiviati e gestiti. Google Cloud è consapevole di queste esigenze e per supportare le aziende italiane nella loro trasformazione digitale offre soluzioni di sovranità digitale che permettono ai clienti di avere pieno controllo sui loro dati. Queste soluzioni sono supportate dalla presenza di due regioni cloud sul territorio italiano che aiutano le aziende che operano in Italia a rispondere alle loro esigenze di data residency.
Altri mercati potrebbero invece essere guidati da normative differenti, preferenze culturali specifiche o da un diverso grado di maturità degli ecosistemi tecnologici locali. In generale, pur condividendo l’obiettivo di ottenere un vantaggio competitivo, migliorare la produttività e potenziare il servizio clienti, le esigenze specifiche delle Pmi sono fortemente influenzate dai rispettivi contesti locali.
Gli addetti ai lavori, come voi, dicono che “i nuovi strumenti liberano del tempo che possiamo usare nella relazione con colleghi, clienti, stakeholder, ma anche per studiare ed evolverci”. È davvero così? Avete modo di inquadrare l’effettivo impiego del “tempo recuperato” dalle imprese e le organizzazioni con cui lavorate?
Non si tratta semplicemente di risparmiare tempo, ma piuttosto di ciò che questo risparmio di tempo rende possibile. Lo studio di Implement Consulting Group evidenzia come la spinta maggiore alla crescita economica derivante dall’adozione dell’IA generativa arriverà prevalentemente da un aumento della produttività per la maggior parte dei lavoratori. Si prevede che l’IA generativa assisterà il 58% dei lavoratori, automatizzando solo una quota limitata dei loro compiti.
Strumenti come Gemini per Google Workspace consentono ai clienti di risparmiare in media 105 minuti a settimana per utente. I dipendenti hanno così la possibilità di concentrarsi sul pensiero creativo e sull’innovazione. Le aziende, d’altro canto, possono dedicare più tempo alla costruzione di relazioni con i clienti, fornendo servizi personalizzati.
La tendenza generale mostra che il tempo risparmiato viene usato per attività che contribuiscono alla crescita, al miglioramento dei processi e all’innovazione.
Se esiste un nesso tra adozione di nuove tecnologie e tempo liberato, quale potrebbe essere il contributo delle nuove tecnologie nel mitigare uno dei principali problemi che riscontrano oggi le aziende, vale a dire la difficoltà di reperire competenze anche in ragione di una demografia particolarmente avversa in Europa e, ancor più, in Italia?
È un punto cruciale. Le nuove tecnologie, e in particolare l’IA, aiutano ad affrontare la difficoltà di reperire talenti qualificati. L’IA, infatti, può semplificare processi complessi, automatizzando attività come, ad esempio, il monitoraggio e la risoluzione di vulnerabilità di cybersecurity, aiutando a far fronte alle carenze di personale specializzato.
Gli agenti IA, inoltre, possono supportare i dipendenti in attività complesse, riducendo il carico di lavoro e la necessità di competenze iperspecialistiche in ogni ambito. Se da un lato l’automazione libera i dipendenti per mansioni a più alto valore, dall’altro le aziende necessitano di personale formato per implementare l’IA in modo strategico. Serve competenza per governare la tecnologia e trarne il massimo beneficio e, per l’appunto, il divario di competenze rischia di frenare la trasformazione digitale. Per supportare l’ecosistema italiano e contribuire a colmare questo gap, Google.org stanzierà 1,5 milioni di euro al Fondo per la Repubblica Digitale, per formare persone in difficoltà e offrire loro competenze nell’ambito dell’IA, con un focus sul made in Italy.
La tecnologia offre un’opportunità per contribuire a colmare il divario di competenze, ma sono fondamentali anche investimenti mirati in upskilling e reskilling per accompagnare la transizione verso un’economia digitale moderna e competitiva.

INTERNI DI UNO STABILIMENTO – CREDITS: UFFICIO STAMPA GOOGLE CLOUD
Su quale leva ritiene che si possa agire per persuadere gli imprenditori di Pmi a rischiare di più sugli investimenti in digitalizzazione?
Credo che esistano varie leve su cui spingere: innanzitutto, evidenziare il ROI e i vantaggi tangibili, dimostrando come la digitalizzazione porti a un aumento dei ricavi, a una riduzione dei costi e a una migliore efficienza. Un’adozione su larga scala dell’IA generativa potrebbe portare a un aumento del Pil italiano dell’8% annuo, come evidenziato in precedenza. Dobbiamo poi affrontare le preoccupazioni relative ai costi e alla complessità di queste tecnologie, fornendo soluzioni che siano scalabili, convenienti e facili da adottare. Anche condividere le storie di successo di altre Pmi si rivela molto utile. Inoltre, fornire programmi di formazione e supporto all’implementazione contribuisce ad abbassare la barriera all’ingresso.
Per supportare concretamente le Pmi italiane, Google ha lanciato il progetto “AI per il Made in Italy” che offre risorse, consulenze personalizzate e corsi di formazione gratuiti, focalizzandosi in particolare su quattro settori chiave: metalmeccanico, abbigliamento, arredamento e agroalimentare. Infine, dobbiamo sottolineare con forza che la digitalizzazione non è più un’opzione, ma una necessità competitiva.
Quanto pesa l’attenzione delle aziende alla transizione digitale nelle scelte degli investitori e quanto nell’attrazione di talenti?
L’attenzione che un’azienda riserva alla transizione digitale assume un’importanza sempre più cruciale, sia per gli investitori che per i potenziali talenti. Gli investitori sono alla ricerca di aziende che dimostrino di avere un chiaro percorso di crescita futura e di redditività, e questo è strettamente legato alla maturità digitale. Le aziende più avanzate dal punto di vista digitale, infatti, sono meglio posizionate per l’espansione del mercato e per l’aumento dei ricavi. I migliori talenti, d’altro canto, cercano datori di lavoro che abbraccino le nuove tecnologie e che offrano ambienti di lavoro moderni e stimolanti.
In sintesi, la transizione digitale non rappresenta soltanto un vantaggio strategico, ma è un fattore chiave sia per gli investitori che per i talenti, contribuendo ad attrarre sia investimenti che professionisti di alto livello.
Quali sono gli strumenti digitali più rilevanti nel generare impatti positivi sul marketing delle imprese?
Sono diversi gli strumenti digitali che stanno avendo un impatto significativo sul marketing, specialmente per le Pmi. I sistemi Crm (Customer relationship management, ndr) basati sull’IA, ad esempio, aiutano a personalizzare le interazioni con i clienti e a prevederne le esigenze future. Gli strumenti di ricerca basati sull’IA migliorano la reperibilità di prodotti e servizi. Anche gli agenti IA stanno rivoluzionando il marketing, con applicazioni come la generazione automatica di contenuti creativi e la personalizzazione delle campagne pubblicitarie su larga scala.
La chiave del successo, in ogni caso, è integrare questi strumenti all’interno di una strategia di marketing coesa, che sia focalizzata sulla fornitura di esperienze personalizzate, sull’ottimizzazione dei contenuti e sull’adozione di decisioni basate sui dati.
Come valuta l’offerta formativa attuale nel sistema dell’istruzione italiana? E quali consigli darebbe a chi intraprende oggi il proprio percorso di istruzione e formazione perché possa acquisire una preparazione più adeguata al mercato del lavoro di domani?
Le evoluzioni tecnologiche sono sempre più rapide. L’IA e l’IA generativa, ad esempio, si sono diffuse velocemente, supportando l’innovazione in tutti i settori. Per questo, a chi inizia oggi il proprio percorso di formazione, consiglio di abbracciare l’apprendimento permanente: il mercato del lavoro è in costante evoluzione. È importante concentrarsi su competenze hard, approfondendo conoscenze tecniche e digitali, e soft, come comunicazione, lavoro di squadra e pensiero critico. Credo che adattabilità, curiosità e voglia di imparare siano elementi chiave in un mondo in rapido cambiamento.
(Intervista pubblicata sul numero di febbraio de “L’Imprenditore”)
Il profilo
Paolo Spreafico è responsabile dello sviluppo delle soluzioni cloud in Google Cloud da quasi 12 anni. Prima di entrare in Google Cloud, ha conseguito un master in Informatica presso l’Università di Milano nel 1998 e ha lavorato per oltre 11 anni in Oracle, come consulente tecnico e commerciale. Durante la sua carriera Paolo si è concentrato su Enterprise Search Engines e su Data Management e Smart Analytics solutions e Cloud Based Infrastructure Modernization.
In Google ricopre attualmente la posizione di Country Director of Engineering per l’Italia. Con il proprio team si sta concentrando sulla comprensione e gestione delle esigenze tecniche e commerciali del cliente, con soluzioni che pongono sempre la risoluzione dei problemi tecnici e di business dei clienti italiani al primo posto.