
Salsa di pomodoro e sughi pronti con l’indubbio pregio di avere un metodo di produzione che non si distacca quasi per nulla da quello casalingo della nonna. Modus operandi che Calabria Food – 1,3 milioni di euro di fatturato nel 2024 a fronte di dieci dipendenti – applica a partire dal 1979, quando la prima generazione dell’azienda con quartier generale a Mangone, in provincia di Cosenza, decise di dedicarsi a questo genere di impresa puntando senza riserve su una massima resa qualitativa che non ha mai potuto prescindere da scelte ben precise e, soprattutto negli ultimi tempi, fortemente legate al costante monitoraggio del Ph del pomodoro prima del confezionamento in vetro.
“Partì tutto dalla voglia di tornare in Calabria, dopo un periodo vissuto al nord Italia, della mia famiglia, periodo in cui mio padre e gli zii decisero di provare a far decollare il progetto Salsa per amatori – spiega Arturo Crispino (nella foto in alto), consocio di Calabria Food –. Un prodotto così ben accolto dal territorio limitrofo al nostro stabilimento e poi anche in altre zone geografiche proprio perché era una salsa genuina per intenditori, veicolo di sapori autentici che nel tempo hanno continuato ad appassionare i consumatori. E in questo percorso di crescita abbiamo mantenuto una visione piuttosto integralista: usiamo perciò solamente pomodoro con Ph ideale, senza utilizzare né sale aggiunto né, tantomeno, acido citrico come conservante”.
Per fare ciò, però, Calabria Food deve sottostare a tempistiche alquanto contingentate nel momento delle scelte del prodotto da avviare all’imbottigliamento. “Il fatto di scontare il non avere a disposizione pomodoro autoctono e doverlo perciò andare a prendere nei terreni che possediamo in provincia di Crotone, è già una problematica di non poco conto a cui dare risposta. In più, il nostro modo di trattare i processi che seguono la raccolta, ci obbliga a fare tutto in tempi parecchio stretti: dobbiamo infatti limitarci a lavorare il pomodoro tra la fine di luglio e metà settembre, differenziandoci in modo netto da quello che fanno invece le grandi aziende”.
Inoltre Calabria Food può mettere sul piatto valutativo anche quell’attenzione, la mancanza assoluta di fretta durante la cottura, che garantisce al prodotto finito una marcia in più da un punto di vista organolettico. “Le procedure seguite sono in parte tradizionali, ma poi quando c’è bisogno dell’aiuto della scienza applicata al settore dell’alimentazione il nostro impegno in tal senso è massimo. Il pomodoro viene cotto al vapore in modo molto lento e delicato con l’obiettivo di dargli più ossigenazione possibile in quella fase produttiva”.

LA LINEA DI PRODOTTI A MARCHIO “FAMIGLIA CRISPINO”
Potendo contare su un export quantificabile intorno al 35-40% del fatturato complessivo, la Pmi calabrese ha deciso di affiancare al brand storico anche il marchio Famiglia Crispino, un super premium che andrà a coprire ancora più capillarmente il mercato oltreconfine. “Oltre all’Europa, dove vantiamo un buon giro d’affari, la zona del mondo in cui abbiamo maggior riscontri sono sicuramente gli Stati Uniti e in particolare la costa orientale – chiarisce Crispino –. Debbo dire comunque che stiamo crescendo in maniera tangibile pure qui in Calabria con un’offerta e un’immagine più fresca, direi pop. Nel territorio regionale in precedenza facevamo un po’ fatica, ma probabilmente solo perché non avevamo spinto a sufficienza sull’acceleratore come invece si è iniziato a fare da qualche tempo”.
Nel frattempo, la Pmi di casa a Mangone si preoccupa di non abbassare mai gli standard qualitativi, evitando inoltre di cadere nella tentazione di aumentare eccessivamente il livello del proprio giro d’affari. “Tutto ciò che arriva qui proveniente dai campi e da una filiera estremamente corta viene processato nella giornata stessa. Per quanto noi si voglia sviluppare questo business, l’imperativo che ci siamo dati è quello di non voler entrare in dinamiche massive, scelta non di rado responsabile del far progressivamente diminuire la qualità complessiva. Le richieste non mancano di certo e volendo siamo convinti di poter perlomeno raddoppiare la produzione, ma non è questa la filosofia che ci ha guidato sinora”.
Apprezzata soprattutto da una fascia di consumatori (più uomini che donne) tra i 35 e i 55 anni, come hanno fatto capire le ricerche fatte da Calabria Food a proposito della propria clientela, l’offerta dell’azienda familiare calabrese dà priorità alle specificità del territorio, con un focus particolare sulla ricerca di prodotti genuini al 100%. “Oltre a questo aspetto, cerchiamo anche di dare una mano alla tutela dell’ambiente attraverso l’uso di pannelli solari che ci rendono quasi autosufficienti da un punto di vista energetico – sottolinea il consocio di Calabria Food –. In più ci preoccupiamo di etichettare tutto con materie vegetali che non contengano legno e quindi carta, decisione che viene dalla sensibilità ambientale di chi manda avanti l’azienda”.
Per il futuro, infine, l’obiettivo da centrare sarà quello di andare sempre più incontro alle esigenze dell’Horeca, settore in cui si stanno aprendo ulteriori spazi di manovra. “Dopo il retail, nostro tradizionale sbocco commerciale, abbiamo deciso di andare in questa direzione. Stiamo così lavorando su nuovi formati e su ricette dal respiro ancora più internazionale che ci consentano di andare ad intercettare pure i desiderata di una clientela meno calabrese o italiana”, conclude Arturo Crispino.