
Il timore che il livello di saturazione raggiunto, non quello del sangue ma delle menti, faccia montare pericolosamente la voglia di riaprire tutto, costi quel che costi, è reale? Probabilmente sì. Sono complici la primavera e la Pasqua, che nel barometro della economia fino ad oggi hanno segnato il primo picco di crescita dei consumi nell’anno; si aggiunge il fatto che i dati statistici sulla pandemia migliorano, ma non così come nelle attese.
“L’anno scorso eravamo più scioccati, quest’anno siamo più provati. La crisi economica è grave”. Parole di comprensione, partecipazione e conforto quelle del Pontefice, ma anche di grande preoccupazione.
Nella loro oggettività, i dati sono lo scoglio al quale ci stiamo aggrappando. Ma non basta un solido punto di ancoraggio. Occorre una strategia che dia più che una sensazione che quella con la pandemia sia una vera e propria sfida. Una sfida che dia risultati nel breve periodo, e che abbia un monitoraggio ferreo, perché possa essere vinta.
Per spiegare meglio questo pensiero mi sono affidato alle reminiscenze veliche, rinfrescate nelle recenti sfide di Coppa America. Per vincere una sfida a due, occorre applicare rigorosamente le regole del Match Race. Se non sei riuscito a passare la linea di partenza in vantaggio, devi riuscire a guadagnare tempo e spazio sull’avversario fino ad arrivare a superarlo; a quel punto – ed è la fase più delicata – lo devi marcare a vista, seguirlo pedissequamente in ogni sua mossa, giusta e sbagliata che sia. Così facendo il tuo vantaggio resta assicurato fino alla fine. La vittoria è certa.
Dirà qualcuno: sembra facile parlare così dietro ad una tastiera, banale accostare le due situazioni. No, non è facile e non è banale, ma è efficace. Proviamoci tutti insieme e il match con la pandemia lo vinciamo.