
Focus Mezzogiorno
Si rafforza la crescita delle Pmi meridionali che tornano a investire; tuttavia potrebbero farlo in modo più consistente. La natalità prosegue robusta, toccando nel 2017 la quota record di 35mila nuove imprese, con un valore addirittura superiore alla media nazionale. Le nuove Pmi sono però ancora troppo piccole, fragili e faticano a imporsi sul mercato. Tendenze incoraggianti si registrano non solo sul fronte nascite, ma anche su quello cessazioni: le uscite dal mercato sono ormai fisiologiche, mentre è netto il calo dei fallimenti (-25% tra il 2016 e il 2017) e delle procedure concorsuali (-18%).
Graduale ripresa emerge anche dai conti economici che tornano timidamente positivi. Le Pmi meridionali fatturano, infatti, 131 miliardi di euro (+2,7%, più della media nazionale), con un valore aggiunto di 30 miliardi di euro, e generano da sole il 10% del Pil meridionale.
Il Rapporto 2018 disegna un sistema imprenditoriale più robusto, con debiti più sostenibili, sofferenze in calo e pagamenti più puntuali. L’uscita dal mercato delle Pmi più fragili, la maggiore capitalizzazione di quelle sopravvissute, il minor peso degli oneri finanziari, le abitudini di pagamento più virtuose sono tutti segnali univoci, che confermano il lento ma progressivo irrobustimento del tessuto imprenditoriale meridionale. Il principale segnale di svolta viene dagli investimenti, che però potrebbero essere maggiori: dopo una fase di forte contrazione, accelerano e crescono in tutte le regioni meridionali. Tra 2015 e 2016 gli investimenti materiali lordi delle Pmi meridionali aumentano dal 5,9% delle immobilizzazioni materiali all’8,5%, superando la media nazionale (7,8%).
Ancora meglio fanno le imprese industriali, i cui investimenti superano il 10% delle immobilizzazioni in Campania, Puglia e Sicilia. Imprese che tornano a investire ma lo fanno ancora con moderazione, nonostante un evidente irrobustimento finanziario e patrimoniale.
Quello meridionale è dunque un tessuto produttivo con chiari segnali di vitalità, che ha agganciato la ripresa economica. Ma il ritmo di crescita è ancora troppo lento e le velocità tra territori rimane differenziata. Il gap, ancora evidente e – per certi versi – crescente con il resto del Paese, testimonia che la velocità con cui tale processo si compie non è sufficiente a colmare la distanza e a recuperare, in tutti i territori, le fette di tessuto imprenditoriale perdute con la crisi.